Raccolta di normative italiane ed europee, storia della prevenzione nel mondo, fatti e misfatti del settore, Esperienze e ditettive, Cronaca del settore e fatti del giorno,Informativa sui dati tecnici e culturali,Nozionismo, Definizioni, Modulistica del settore, Esperienze, Storia della prevenzione, etc.
Tutte le attività lavorative presentano rischi che possono essere suddivisi in tre grandi categorie:
A) Rischi di natura infortunistica o rischi per la sicurezza dovuti a: - Strutture - Macchine - Impianti elettrici - Sostanze pericolose - Incendio-esplosioni
B) Rischi di natura igienico-ambientale o rischi per la salute dovuti a: - Agenti chimici - Agenti fisici - Agenti biologici
C) Rischi di tipo cosiddetto trasversale o rischi per la sicurezza e la salute dovuti a: - Organizzazione del lavoro - Fattori psicologici - Fattori ergonomici - Condizioni di lavoro difficili.
In particolare i rischi a cui può andare incontro un lavoratore di una Tabaccheria nell’adempimento delle proprie mansioni, si possono così riassumere:
1. Rischio di caduta e scivolamenti (rischi connessi a carenze strutturali dell’ambiente di lavoro, come pavimenti lisci o sconnessi, viabilità all’interno degli spazi di lavoro e rischi collegati all’espletamento delle mansioni, come ad esempio il raggiungimento di soppalchi e scaffalature in alto con scale)
2. Rischio elettrico ( rischio collegato all’impianto elettrico e rischio collegato all’uso di macchine elettriche)
3. Rischio collegato alla movimentazione di carichi.
Inoltre sono comunque da non sottovalutare i rischi legati :
- all’illuminazione (normale e di emergenza) ;
- ai fattori microclimatici ed al rumore;
- all’organizzazione del lavoro, ai fattori psicologici, ai fattori ergonomici ed alle condizioni di lavoro difficili (orari e turni, carichi di lavoro, lavoro in condizioni di sicurezza e conoscenze e capacità del personale, condizioni climatiche esasperate, ecc.).
CICLO LAVORATIVO " TABACCHERIA "
INDIVIDUAZIONE DELLE FASI
L'individuazione delle fasi di lavoro è la prima fase della Valutazione dei Rischi in quanto solo con la corretta identificazione del ciclo lavorativo il Datore di Lavoro potrà prendere in considerazione tutti i rischi presenti nella sua attività.
La necessarietà di tale procedimento è ribadita dalle Procedure Standardizzate in quanto richiesta al modulo 1.2
Le fasi del ciclo lavorativo di una Tabaccheria tipo sono riportate nello schema sottostante:
COME SI DIVENTA NAVIGATOR – Il lavoro del
momento è uno: il navigator. Tutti (o quasi) vogliono
diventare i tutor che seguiranno i beneficiari del reddito
di cittadinanza. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo
Economico Luigi Di Maio ha annunciato 10 mila
assunzioni.
Ma come si diventa
navigator? Qui di seguito tutte le informazioni sulle mansioni, il bando di
concorso, i requisiti e lo stipendio. Come si diventa Navigator | Il bando di concorso
Attesissima è la
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando di concorso pubblico
tramite il quale verranno reclutate queste nuove figure professionali che hanno
il compito di affiancare i destinatari del sussidio economico di contrasto alla
povertà. A gestire le 10 mila assunzioni saranno Anpal, l’Agenzia Nazionale
Politiche Attive del Lavoro (6 mila) e i centri per l’impiego delle regioni (4
mila).
Mentre si attende quindi
tale pubblicazione sia Anpal che i diversi centri per l’impiego sono già stati
subissati di richieste di informazioni circa la data di uscita del bando,
le modalità per accedervi e i requisiti necessari per
aspirare a ricoprire il nuovo ruolo.
Come anticipato, i navigator verranno quindi assunti da Anpal Servizi
S.p.A. grazie ad uno stanziamento governativo di 500 milioni di
euro come previsto dal Decreto Legge 28 gennaio 2019 n. 4
pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 23 del 28 gennaio 2019.
Una notizia confermata
anche da chi, quotidianamente, lavora nei centri per l’impiego. “L’avvio
delle procedure di selezione sarà comunicato non appena Anpal Servizi avrà
adeguato i propri regolamenti” – si legge sul sito di Anpal con data 30 gennaio
2019; l’Agenzia, inoltre, ha comunicato che
la procedura per la selezione dei navigatore “è ancora in corso di
definizione”.
Come si diventa Navigator | Requisiti
Ma di che cosa si deve
occupare, nello specifico, un navigator? Quali saranno le sue mansioni? E
soprattutto, quali sono i requisiti per accedere al bando?
Questi tutor del reddito
di cittadinanza sono incaricati, dopo un periodo di formazione di circa 6-8
mesi, di seguire personalmente il beneficiario del sussidio e di assisterlo
nella ricerca di un lavoro o di un’opportunità formativa o di reinserimento
professionale. Non solo: la funzione del navigator sarà anche quella di
controllo che il beneficiario rispetti tutte le regole relative al Patto per il lavoro e l’inclusione sociale.
In quanto ai requisiti, non essendo ancora a disposizione il bando ufficiale,
possiamo basarci su quanto anticipato dal deputato del M5s Luigi Gallo che su
Telegram ha specificato che il concorso sarà rivolto ai laureati
magistrali nelle seguenti discipline:
Economia
Giurisprudenza
Scienze
Politiche
Sociologia
Scienze della
Formazione
Psicologia
Quello che non è ancora
chiaro è se ci sarà o meno un requisito anagrafico per accedere al bando,
mentre rispetto alla selezione essa dovrebbe comprendere un test a
risposta multipla su cultura generale e – naturalmente – funzionamento
del reddito di cittadinanza.
Inoltre gli aspiranti
navigator dovranno conoscere la normative sul lavoro ed essere in grado di
stilare un bilancio sulle conoscenze del disoccupato; il tutor dovrà anche
essere in grado di muoversi abilmente nel mondo del lavoro territoriale.
Come si diventa Navigator | Stipendio
Per quanto riguarda sia
la tipologia contrattuale che l’importo dello stipendio che spetterà ai
navigator, stando alle poche informazioni rese pubbliche l’inquadramento
dovrebbe avvenire tramite contratti a tempo determinato della durata di due anni.
Quanto invece alla
retribuzione dei navigator, essa oscillerà intorno ai 30mila euro
lordi annui, pari quindi a circa 1.700/1.800 netti al mese.
Il presidente in pectore
di Anpal, il professor Domenico Parisi ha detto che i navigator entreranno in
campo tra maggio e giugno, ma tutte le conferme si avranno appunto con la
pubblicazione del bando in Gazzetta Ufficiale.
29/06/2018: Indicazioni in materia di sicurezza per gli operatori che si occupano della lavorazione della carne. La sicurezza nel trasporto e movimentazione aerea, la manutenzione necessaria e la check list per i controlli preliminari.
Bologna, 29 Giu – Anche negli ambienti di lavoro deputati alla lavorazione delle carni sono molte le situazioni di pericolo e le condizioni di lavoro che possono causare ai lavoratori infortuni e danni alla salute. E i rischi di natura infortunistica sono spesso dovuti all’utilizzo di macchine e alla fase di movimentazione dei prodotti, magari in assenza di un’adeguata manutenzione delle attrezzature.
Formazione sui rischi specifici degli operatori che utilizzano macchine utensili e carrelli elevatori (Art. 37 D.Lgs. 81/08)
Per questo motivo affrontiamo oggi i rischi nelle fasi di trasporto e movimentazioneaerea, con riferimento al comparto della lavorazione delle carni, attraverso il contenuto di un documento correlato al progetto Impresa Sicura, un progetto multimediale validato dalla Commissione Consultiva Permanente come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013 ed elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail.
La sicurezza delle strutture di movimentazione aerea
Nel documento “ Settore agroalimentare_La lavorazione della carne” si segnala che nella movimentazione aerea, tramite guidovie, il rischio principale è quello dovuto alla caduta di bilancelle, dei telai, “con pericolo di traumi da schiacciamento per gli operatori. Occorre evidenziare che il fattore di rischio e diverso, in funzione del tipo di guidovia, dell’altezza della stessa, del peso della bilancella/telaio”.
Nel documento, dopo aver riportato i richiami normativi relativi a quanto contenuto nel D.Lgs. 81/2008 sulla necessità di idonea e regolare manutenzione di attrezzature e impianti, si ricorda poi che la manutenzione“comprende ispezioni, controlli e interventi che, per prevenire fermate e guasti, tengono sotto controllo sistematico:
le condizioni meccaniche;
lo stato di lubrificazione;
impianti pneumatici, elettrici e idraulici se presenti”.
Si sottolinea poi che l’impianto di guidovia “deve essere utilizzato per la movimentazione delle attrezzature porta prodotto cui è destinato”.
E per un uso corretto dell’impianto di guidovia si raccomanda di:
“non eccedere la portata nominale dell’impianto (indicata sul contratto di vendita e sulla targhetta);
eseguire la corretta e puntuale manutenzione periodica;
non lavare l’impianto di guidovia con getti d’acqua diretti;
non colpire o urtare la guidovia con attrezzature e/o muletti, ecc…;
indossare sempre i dispositivi di protezione individuale”.
E se le attrezzature che vengono movimentate all’interno dell’impianto di guidovia sono destinate specificatamente ai prodotti per le quali sono state progettate e costruite, per un uso corretto anche di queste attrezzature si raccomanda di:
“non eccedere la portata nominale dell’attrezzatura (indicata sul contratto di vendita);
qualunque sia la tipologia di attrezzatura, movimentarla esclusivamente spingendola e mai tirandola;
non provocare urti e sollecitazioni che potrebbero comprometterne la stabilità;
movimentare una sola attrezzatura alla volta;
indossare sempre i dispositivi di protezione individuale”.
Si segnala anche di “non lasciare attrezzature in zone di transito pedonale e/o veicolare (con particolare attenzione alle vie di esodo)”.
Principali controlli manutentivi di guidovie, strutture, ganci e attrezzature
Per migliorare la prevenzione degli infortuni, che dipendono spesso da una cattiva manutenzione e dalla mancanza di verifiche del funzionamento delle attrezzature di lavoro, il documento si sofferma sugli elementi costitutivi del trasporto aereo delle carni e sui principali controlli manutentivi.
Riguardo alla guidovia e scambi (per guidovia “si intendono i tubolari di scorrimento, le staffe di fissaggio, i tubolari di sostegno ed i tiranti di appendimento” e sono da controllare anche tutti “gli scambi e le curve”) la manutenzione comprende:
serraggio e/o controllo dei bulloni della guidovia e delle staffe;
serraggio e/o controllo dello stato d’uso dei tiranti;
verifica d’integrità e/o controllo dello stato d’uso delle piastre di sostegno;
verifica d’integrità della sovrastruttura di ripartizione;
controllo dello stato d’uso dei tubolari di guidovia;
controllo dello stato d’uso delle parti calandrate e delle parti in pressofusione;
controllo dello stato d’uso delle movimentazioni.
Riguardo invece alla struttura metallica portante (la struttura realizzata mediante accoppiamento di profili strutturali atti al sostegno diretto dell’impianto di guidovia nella sua interezza) il controllo comprende:
verifica serraggio della bulloneria;
verifica stato d’uso dei tasselli d’ancoraggio;
verifica stato d’uso delle piastre di appoggio per strutture primarie e secondarie.
Il gancio è poi “l’elemento di collegamento tra l’impianto di guidovia e il solaio oppure il collegamento tra l’impianto di guidovia e la struttura metallica portante.
Nel caso di gancio applicato su muratura il controllo comprende:
verifica stato d’uso dell’ancoraggio e in particolare della barra filettata;
verifica corretto serraggio dei bulloni;
verifica stato d’uso dell’ancorante chimico (se presente)”.
Mentre nel caso di gancio applicato su struttura metallica il controllo comprende:
“verifica stato d’uso del travetto metallico;
verifica corretto serraggio dei bulloni;
verifica stato d’uso delle piastre di ancoraggio”.
Veniamo ai deviatori porte, “organi di collegamento mobili che uniscono porzioni di impianto di guidovia che non possono restare in collegamento continuo”.
Nello specifico il controllo “comprende:
verifica stato d’uso generale di buon funzionamento;
verifica degli allineamenti;
verifica serraggio di tutti i bulloni;
controllo strutturale delle parti mobili e fisse;
verifica stato d’uso di tutti gli attuatori (lineari e rotativi);
verifica fissaggi degli attuatori e delle valvole con relativa regolazione;
verifica del buon funzionamento di tutte le valvole pneumatiche;
verifica del corretto ciclo di lavoro;
controllo raccordi e tubature;
verifica visiva e sonora dello stato delle guarnizioni”.
Infine il documento si sofferma anche sulle attrezzature porta prodotto (le “strutture movimentabili dove il prodotto è appeso ad esse oppure in appoggio su di esse”).
La verifica “comprende:
controllo e stato d’uso delle saldature;
controllo e stato d’uso del carrello di scorrimento (se presente);
controllo del perno di collegamento;
controllo di integrità strutturale generale”.
La check list preliminare
Riguardo a questa particolare tipologia di trasporto e movimentazione, il documento riporta anche una breve lista di controllo preliminare.
Questi i controlli per guidovie e rotaie:
“è stato verificato il fissaggio e lo stato dei tiranti di sospensione e collegamento delle strutture?
è stato verificato il fissaggio delle staffe del profilo di scorrimento ed il loro stato?
è stato verificato lo stato ed il funzionamento degli organi relativi agli scambi di direzione?
è stato verificato il corretto funzionamento degli scambi rotativi sia manuali che motorizzati?
è stato verificato il corretto funzionamento degli innesti bandiere porte e dei relativi fermi di sicurezza?
è stato verificato il corretto funzionamento di eventuali sistemi di variazione di livello della guidovia/rotaia?
“è stato verificato il corretto funzionamento del carrello?
è stato verificato che il collegamento tra carrellino e/o telaio/bilancella sia corretto?
si è prestata attenzione che siano funzionanti i sistemi anti-svitamento dei dadi (presenza della coppiglia di sicurezza e/o presenza e buono stato delle saldature di bloccaggio del dado sul perno filettato)?
è stato verificato che le rondelle antifrizione poste sotto alle teste dei dadi o dei bulloni abbiano uno spessore sufficiente (minimo 2 mm)?
in caso contrario, si è provveduto immediatamente alla loro sostituzione?
è stato verificato che le strutture dei telai e delle bilancelle (compreso i pianali in plastica) non abbiano subito danneggiamenti durante l’uso che ne abbiano compromesso il regolare funzionamento?
In caso contrario sono stati sostituiti al più presto?”.
Concludiamo ricordando che, a proposito della movimentazione nella lavorazione delle carni, il documento che vi invitiamo a leggere si sofferma anche su:
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Introduzione
L’argomento infortuni nel calcio è da sempre oggetto di dibattiti e spesso di analisi approfondite da parte della ricerca scientifica. L’obiettivo di ogni preparatore atletico è quello di ridurre al minimo gli infortuni e garantire il benessere fisico ai propri atleti.
Si pensa spesso di avere soluzioni di “risoluzione totale” del problema infortuni, molti indicano una serie di esercizio preventivi rispetto ad altri come la panacea a tutti i mali, spesso si sente dire: “io ho zero infortuni”, “io ho la soluzione”. La verità anche qui è questa: per effetto del gioco del calcio e dello sport in genere il rischio di farsi male c’è e ci sarà sempre. Nessuno ha la soluzione e diffidate di chi dice che non ha infortuni e nessuno gli si è fatto male (soprattutto a livello muscolare).
Molto importante è comprendere bene le dinamiche degli infortuni (come avvengono) e soprattutto comprendere bene come la corretta programmazione del lavoro fisico, tecnico e tattico debba essere un punto di partenza fondamentale.
La domanda che tutti si pongono: Quanto carico devo dare al mio atleta?
Infatti si sente spesso parlare di carico, di alta intensità, ma alla fine molti fanno tanta confusione. Qui deve intervenire il preparatore atletico, cercando di interagire adeguatamente con lo staff tecnico e sanitario per garantire un adeguato programma di lavoro. La base principale per prevenire gli infortuni, non sono solo i semplici esercizi da proporre, bensì bisogna sapere misurare il carico di lavoro interno ed esterno, renderlo oggettivabile, comprensibile e che rispetti quello che sono le leggi della fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport. Diventa perciò importante rispondere ad alcune domande (possono essere semplici e banali, ma invito a riflettere anche se sono “scontate” per qualcuno):
Quanto carico somministro e a che intensità?Il primo step è il pre-allenamento, valutare l’atleta con la scala del recupero e della disponibilità, in associazione ove possibile, alla misurazione della HRV (Heart Rate Variability), quindi comprendo come sta il mio atleta prima di iniziare la seduta e quanto e quale carico posso somministrargli (serie, ripetizioni etc) e a quale intensità (bassa,media,alta).
Qual è l’obiettivo della seduta del giorno? Il secondo step è il programma di allenamento che vado a proporre, l’obiettivo della seduta: aerobico, forza, tecnico tattico ecc. Con relativi carichi individuali ed intensità in base alla condizione fisica del soggetto pre-allenamento.
Che intensità ha avuto l’allenamento effettuato? Il terzo step è la raccolta dei dati post-allenamento sforzo percepito (RPE) ed ove possibile frequenza cardiaca registrata su fasce di memoria e dati GPS.
Il quarto step è la registrazione nel proprio database di tutti i dati del giorno di allenamento e la verifica finale.
Questi 4 step non sono vincolati alle mode, agli strumenti ed altro, sono vincolati ad una parola chiamata “voglia di fare e crescere”, cioè capire come alleno e cosa sto allenando che esclude totalmente dal copia ed incolla e da “l’ho visto fare a….“
In tutto ciò bisogna organizzare giornalmente un adeguato programma di allenamento preventivo pre-allenamento e post-allenamento (dedicato a posture ed esercizi vari). Se rispetto le leggi della metodologia dell’allenamento in questi 4 punti ho tutto per iniziare bene: HO LE INDICAZIONI CHE MI DICONO ESATTAMENTE IL PRIMA E IL DOPO DEL SINGOLO ATLETA.
Da questo momento posso iniziare a programmare il mio allenamento, a partire dalla domanda di un interessantissimo articolo di Gabbett del 2016: should athletes be training smarter and harder?
La Prevenzione degli Infortuni nel Calcio
Il protocollo riconosciuto scientificamente per la prevenzione degli infortuni nel calcio, come molti ben sanno è il FIFA 11+, che prevede una serie di esercizi basati sulla corsa, equilibrio, forza e potenza, che ha avuto importanti riscontri di riduzione degli infortuni a carico di differenti distretti muscolari e soprattutto per quanto riguarda gli hamstrings (Fig.1). Applicato 1-2 volte a settimana ha prodotto notevoli miglioramenti per quanto concerne la riduzione di diverse problematiche articolari e muscolari.
Inoltre diventa importante da parte del preparatore fisico, proporre pre-allenamento delle sedute di prevenzione di diverso tipo, a seconda delle esigenze dei propri atleti: dedicare del tempo ad esercizi specifici pre e post allenamento non è tempo perso bensì è migliorare la condizione psico-fisica del proprio giocatore. L’infortunio per definirsi tale deve impedire al giocatore di prendere parte all’allenamento seguente e di interrompere l’allenamento in corso. Quindi diventa molto importante conoscere bene la letteratura in merito e non fare “approssimazione” o meglio “abuso” di questo termine.(Fig.2)
Fig.1. Prevenzione Infortuni con FIFA 11+
Fig.2.Time Loss Injury (Bisciotti et al, 2016)
E’ sempre importante capire l’entità del danno riportato dall’atleta e avere chiaro il problema, facendo riferimento alle classificazioni presenti in letteratura e nella ricerca scientifica: non inventare nulla, c’è tutto!
La definizione di time loss injury prevede che sia classificato come tale ogni giorno di assenza da una futura sessione di allenamento o da una competizione, indipendentemente dal fatto che quest’ultima sia prevista o meno per il giorno successivo all’evento traumatico. L’invito è quello di promuovere quindi adeguati protocolli di prevenzione, basandosi sulle evidenze scientifiche applicate al campo pratico, evitare di proporre esercizi copia ed incolla, ma ragionare sulle esigenze dei propri atleti.
Perciò diventa fondamentale all’inizio della stagione uno screening chine-morfo-funzionale in statica e dinamica per vedere i deficit dei propri atleti. Mai improvvisare!!! Sembra tutto scontato ma continuo a ripeterlo per il bene e la salute fisica di chi alleniamo. Qui se possibile è importante un confronto costruttivo con lo staff medico per provvedere alle valutazioni appena indicate: parola d’ordine “collaborazione” per crescere.
Una volta compresi i deficit del mio atleta (secondo uno screening effettuato nella pre-season), inizio il mio intervento allenamento dopo allenamento, volto a prevenire e ridurre i deficit del mio atleta. Qui non è solo questione di allenamento funzionale, del quale si sente spesso parlare, ma di analizzare la postura e la struttura fisica dell’atleta in maniera globale, ma non solo staticamente ma anche e soprattutto in dinamica.
Come tutti ben sappiamo i calciatori hanno spesso deficit di mobilità articolare, soprattutto all’articolazione coxo-femorale, che limita molto il R.O.M. in fase di slancio e flessione della coscia e dell’anca. Questo è un limite gravissimo, perché è precursore di moltissimi problemi muscolari (hamstrings) e al legamento crociato anteriore ( e articolazione del ginocchio in toto). Invito a riflettere a porre attenzione su queste indicazioni, in quanto si parla poco dell’articolazione coxo-femorale e dei problemi annessi ad un suo mal funzionamento. Inoltre merita un approfondimento, nel trattamento preventivo il lavoro sulle fasce muscolari, sede di numerosi propriocettori corporei. Come possiamo notare diventa necessario avere una giusta collaborazione, comunicazione e interazione tra staff medico e staff tecnico. Infatti la maggior parte dei problemi con gli atleti infortunati e nella loro gestione deriva da “comunicazione inadeguata” tra queste due componenti della squadra.
Come analizzare gli infortuni
L’analisi degli infortuni richiede la registrazione costante di ogni problema, che si verifica giornalmente nella seduta di allenamento. Diamo alcune definizioni della letteratura scientifica che possono aiutarci a meglio comprendere il problema:
Sessione di allenamento: è ogni tipo di attività fisica programmata e diretta dall’allenatore e svolta con la squadra.
Exposure Time (Tempo di esposizione): tanto per ciò che concerne le sedute di allenamento quanto per le competizioni, viene calcolato sia per l’intera squadra sia per ogni singolo giocatore.
Indice di injury incidence (Indice di incidenza degli infortuni), è calcolato sia globalmente, ossia in base ai traumi occorsi per ogni 1000 ore di gioco (allenamenti + competizioni), sia separatamente ed è dato dalla formula: (numero di traumi / ore di esposizione) x 1000.L’incidenza lesiva nell’ambito dei giocatori di élite di sesso maschile è compresa tra 24,6 e 34,8 eventi per mille ore di competizione (partite)(Waldén e coll. 2005; Arnason e coll, 2008; Parry e Drust, 2006). Mentre l’incidenza lesiva è tra 5,8 e 7,6 per mille ore di allenamento (Waldén e coll. 2005; Arnason e coll, 2008), anche se alcuni studi riportano cifre che si trovano al di fuori di questo range.
Ratio training exposure / match exposure: rapport tra le ore di allenamento e le ore di competizione (nel calcio moderno è mediamente compresa tra 3,6 e 1)
Fig.3. Numeri infortuni hamstring
Fig.4. Lesioni (in percentuale) in funzione della sede anatomica nel calcio maschile
Quindi prima di parlare di qualsiasi cosa in relazione agli infortuni, bisogna conoscere come analizzarli, dando numeri concreti no ipotesi dettate dal mettersi in evidenza. Sapere di cosa si sta parlando e sapere se io nella mia squadra dilettante e professionista che sia sto conteggiando queste cose. Altrimenti come faccio a parlare correttamente? (Fig.3-4)
Carico Acuto e Carico Cronico: La probabilità del Rischio di Infortuni
ATL (Acute Training Load ) FATICA= Media mobile del carico di lavoro degli ultimi 7 giorniQuindi se devo calcolarmi per la mia squadra e per il singolo atleta tale relazione, non farò altro che prendere la media mobile della distanza percorsa ad accelerazioni ad altissima intensità > 3m/s² o delle decelerazioni < – 3 m/s² o della distanza percorsa ad altissima intensità >20 Km/h o la somma della SRPE degli ultimi 7 giorni.
CTL(Chronic Training Load) FITNESS= Media mobile del carico di lavoro degli ultimi 42 giorni (oppure delle 4 settimane)Quindi se devo calcolarmi per la mia squadra e per il singolo atleta tale relazione, non farò altro che prendere la media mobile della distanza percorsa ad accelerazioni ad altissima intensità > 3m/s² o delle decelerazioni < – 3 m/s² o della distanza percorsa ad altissima intensità >20 Km/h o la SRPE degli ultimi 42 giorni oppure 4 settimane
Successivamente effettuerò la divisione ATL/CTL, il cui risultato per essere indice di basso rischio di infortunio per il singolo giocatore e per la squadra dovrà essere compreso tra 0.8-1.3, di contro, se >1.5 il rischio di infortunio sarà molto più alto.
Ciò che va tenuto in considerazione è anche la differenza di incremento del carico di lavoro tra una settimana e la successiva: secondo i dati della letteratura l’incremento deve essere compreso tra il 10-15%, non superiore, per non incorrere in rischi maggiori di infortuni.
Piggot et al (2009) hanno evidenziato che il 40% di infortuni muscolari sono associati ad un cambiamento rapido del training load (>10%) rispetto alla settimana precedente. Quanto il training load (TL) incrementa del 15% rispetto alla settimana precedente il rischio di infortunio aumenta tra il 21 e il 49%. Per minimizzare questi rischi il carico settimanale deve essere non superiore al 10% della settimana precedente.
-Il rapporto ACL/CTL costituisce un’analisi specifica relativa alla condizione e preparazione individuale dell’atleta.
-L’allenamento di tipo aerobico è una base fondamentale per la prevenzione degli infortuni, in abbinamento ad altri lavori (sprint training, SSG ecc)
-I programmi di allenamento devono essere appropriati sia a livello fisiologici che psicologico per permettere ai giocatori di far fronte al carico di lavoro e alle esigenze di gioco.
Conclusioni
Per effettuare il calcolo degli infortuni, si consiglia di creare un foglio in excel e seguire i dati della letteratura per poter creare un proprio file personale.
Possiamo concludere affermando che elevati carichi di allenamento sono associati ad un maggior rischio di infortuni, ma rapidi ed eccessivi aumenti dei carichi, sono più rischiosi per gli infortuni muscolari.
Quindi possiamo inventare tutti gli esercizi del mondo, pensare di avere zero infortuni nella nostra mente, quando l’unica cosa certa è fare prevenzione con adeguati programmi di allenamento, perché l’unica prevenzione non sono gli estremismi (solo con la palla o solo senza la palla).
Questo per dire che la migliore prevenzione è chiamata ALLENAMENTO gestendo i carichi di lavoro, secondo le indicazioni del carico acuto e cronico, rispettando il carico interno ed esterno. Poi eliminare tutti gli infortuni è impossibile, altrimenti non ci sarebbero studi che ne confermano la presenza.
Soprattutto va ribadito il fatto che è necessario comprendere che un preparatore atletico di calcio nell’arco di una settimana, per chi non lo sapesse, lavora il 10-15% del tempo totale di allenamento: fate due conti e vedete che non è moltissimo. Ricette non ce ne sono, la ricetta si chiama EQUILIBRIO E BUON SENSO e lavorare su protocolli preventivi per tutti i distretti muscolari.