SCIENZE MOTORIE
CALCIO: Come Prevenire gli Infortuni?
Relazione tra carico acuto e carico cronico
Introduzione
L’argomento infortuni nel calcio è da sempre oggetto di dibattiti e spesso di analisi approfondite da parte della ricerca scientifica. L’obiettivo di ogni preparatore atletico è quello di ridurre al minimo gli infortuni e garantire il benessere fisico ai propri atleti.
Si pensa spesso di avere soluzioni di “risoluzione totale” del problema infortuni, molti indicano una serie di esercizio preventivi rispetto ad altri come la panacea a tutti i mali, spesso si sente dire: “io ho zero infortuni”, “io ho la soluzione”. La verità anche qui è questa: per effetto del gioco del calcio e dello sport in genere il rischio di farsi male c’è e ci sarà sempre. Nessuno ha la soluzione e diffidate di chi dice che non ha infortuni e nessuno gli si è fatto male (soprattutto a livello muscolare).
Molto importante è comprendere bene le dinamiche degli infortuni (come avvengono) e soprattutto comprendere bene come la corretta programmazione del lavoro fisico, tecnico e tattico debba essere un punto di partenza fondamentale.
La domanda che tutti si pongono: Quanto carico devo dare al mio atleta?
Infatti si sente spesso parlare di carico, di alta intensità, ma alla fine molti fanno tanta confusione. Qui deve intervenire il preparatore atletico, cercando di interagire adeguatamente con lo staff tecnico e sanitario per garantire un adeguato programma di lavoro. La base principale per prevenire gli infortuni, non sono solo i semplici esercizi da proporre, bensì bisogna sapere misurare il carico di lavoro interno ed esterno, renderlo oggettivabile, comprensibile e che rispetti quello che sono le leggi della fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport. Diventa perciò importante rispondere ad alcune domande (possono essere semplici e banali, ma invito a riflettere anche se sono “scontate” per qualcuno):
Quanto carico somministro e a che intensità?Il primo step è il pre-allenamento, valutare l’atleta con la scala del recupero e della disponibilità, in associazione ove possibile, alla misurazione della HRV (Heart Rate Variability), quindi comprendo come sta il mio atleta prima di iniziare la seduta e quanto e quale carico posso somministrargli (serie, ripetizioni etc) e a quale intensità (bassa,media,alta).
Qual è l’obiettivo della seduta del giorno?
Il secondo step è il programma di allenamento che vado a proporre, l’obiettivo della seduta: aerobico, forza, tecnico tattico ecc. Con relativi carichi individuali ed intensità in base alla condizione fisica del soggetto pre-allenamento.
Il secondo step è il programma di allenamento che vado a proporre, l’obiettivo della seduta: aerobico, forza, tecnico tattico ecc. Con relativi carichi individuali ed intensità in base alla condizione fisica del soggetto pre-allenamento.
Che intensità ha avuto l’allenamento effettuato?
Il terzo step è la raccolta dei dati post-allenamento sforzo percepito (RPE) ed ove possibile frequenza cardiaca registrata su fasce di memoria e dati GPS.
Il terzo step è la raccolta dei dati post-allenamento sforzo percepito (RPE) ed ove possibile frequenza cardiaca registrata su fasce di memoria e dati GPS.
Il quarto step è la registrazione nel proprio database di tutti i dati del giorno di allenamento e la verifica finale.
Questi 4 step non sono vincolati alle mode, agli strumenti ed altro, sono vincolati ad una parola chiamata “voglia di fare e crescere”, cioè capire come alleno e cosa sto allenando che esclude totalmente dal copia ed incolla e da “l’ho visto fare a….“
In tutto ciò bisogna organizzare giornalmente un adeguato programma di allenamento preventivo pre-allenamento e post-allenamento (dedicato a posture ed esercizi vari). Se rispetto le leggi della metodologia dell’allenamento in questi 4 punti ho tutto per iniziare bene: HO LE INDICAZIONI CHE MI DICONO ESATTAMENTE IL PRIMA E IL DOPO DEL SINGOLO ATLETA.
Da questo momento posso iniziare a programmare il mio allenamento, a partire dalla domanda di un interessantissimo articolo di Gabbett del 2016: should athletes be training smarter and harder?
La Prevenzione degli Infortuni nel Calcio
Il protocollo riconosciuto scientificamente per la prevenzione degli infortuni nel calcio, come molti ben sanno è il FIFA 11+, che prevede una serie di esercizi basati sulla corsa, equilibrio, forza e potenza, che ha avuto importanti riscontri di riduzione degli infortuni a carico di differenti distretti muscolari e soprattutto per quanto riguarda gli hamstrings (Fig.1).
Applicato 1-2 volte a settimana ha prodotto notevoli miglioramenti per quanto concerne la riduzione di diverse problematiche articolari e muscolari.
Applicato 1-2 volte a settimana ha prodotto notevoli miglioramenti per quanto concerne la riduzione di diverse problematiche articolari e muscolari.
Inoltre diventa importante da parte del preparatore fisico, proporre pre-allenamento delle sedute di prevenzione di diverso tipo, a seconda delle esigenze dei propri atleti: dedicare del tempo ad esercizi specifici pre e post allenamento non è tempo perso bensì è migliorare la condizione psico-fisica del proprio giocatore. L’infortunio per definirsi tale deve impedire al giocatore di prendere parte all’allenamento seguente e di interrompere l’allenamento in corso. Quindi diventa molto importante conoscere bene la letteratura in merito e non fare “approssimazione” o meglio “abuso” di questo termine.(Fig.2)
E’ sempre importante capire l’entità del danno riportato dall’atleta e avere chiaro il problema, facendo riferimento alle classificazioni presenti in letteratura e nella ricerca scientifica: non inventare nulla, c’è tutto!
La definizione di time loss injury prevede che sia classificato come tale ogni giorno di assenza da una futura sessione di allenamento o da una competizione, indipendentemente dal fatto che quest’ultima sia prevista o meno per il giorno successivo all’evento traumatico.
L’invito è quello di promuovere quindi adeguati protocolli di prevenzione, basandosi sulle evidenze scientifiche applicate al campo pratico, evitare di proporre esercizi copia ed incolla, ma ragionare sulle esigenze dei propri atleti.
L’invito è quello di promuovere quindi adeguati protocolli di prevenzione, basandosi sulle evidenze scientifiche applicate al campo pratico, evitare di proporre esercizi copia ed incolla, ma ragionare sulle esigenze dei propri atleti.
Perciò diventa fondamentale all’inizio della stagione uno screening chine-morfo-funzionale in statica e dinamica per vedere i deficit dei propri atleti.
Mai improvvisare!!! Sembra tutto scontato ma continuo a ripeterlo per il bene e la salute fisica di chi alleniamo. Qui se possibile è importante un confronto costruttivo con lo staff medico per provvedere alle valutazioni appena indicate: parola d’ordine “collaborazione” per crescere.
Mai improvvisare!!! Sembra tutto scontato ma continuo a ripeterlo per il bene e la salute fisica di chi alleniamo. Qui se possibile è importante un confronto costruttivo con lo staff medico per provvedere alle valutazioni appena indicate: parola d’ordine “collaborazione” per crescere.
Una volta compresi i deficit del mio atleta (secondo uno screening effettuato nella pre-season), inizio il mio intervento allenamento dopo allenamento, volto a prevenire e ridurre i deficit del mio atleta. Qui non è solo questione di allenamento funzionale, del quale si sente spesso parlare, ma di analizzare la postura e la struttura fisica dell’atleta in maniera globale, ma non solo staticamente ma anche e soprattutto in dinamica.
Come tutti ben sappiamo i calciatori hanno spesso deficit di mobilità articolare, soprattutto all’articolazione coxo-femorale, che limita molto il R.O.M. in fase di slancio e flessione della coscia e dell’anca. Questo è un limite gravissimo, perché è precursore di moltissimi problemi muscolari (hamstrings) e al legamento crociato anteriore ( e articolazione del ginocchio in toto). Invito a riflettere a porre attenzione su queste indicazioni, in quanto si parla poco dell’articolazione coxo-femorale e dei problemi annessi ad un suo mal funzionamento. Inoltre merita un approfondimento, nel trattamento preventivo il lavoro sulle fasce muscolari, sede di numerosi propriocettori corporei. Come possiamo notare diventa necessario avere una giusta collaborazione, comunicazione e interazione tra staff medico e staff tecnico. Infatti la maggior parte dei problemi con gli atleti infortunati e nella loro gestione deriva da “comunicazione inadeguata” tra queste due componenti della squadra.
Come analizzare gli infortuni
L’analisi degli infortuni richiede la registrazione costante di ogni problema, che si verifica giornalmente nella seduta di allenamento. Diamo alcune definizioni della letteratura scientifica che possono aiutarci a meglio comprendere il problema:
- Sessione di allenamento: è ogni tipo di attività fisica programmata e diretta dall’allenatore e svolta con la squadra.
- Exposure Time (Tempo di esposizione): tanto per ciò che concerne le sedute di allenamento quanto per le competizioni, viene calcolato sia per l’intera squadra sia per ogni singolo giocatore.
- Indice di injury incidence (Indice di incidenza degli infortuni), è calcolato sia globalmente, ossia in base ai traumi occorsi per ogni 1000 ore di gioco (allenamenti + competizioni), sia separatamente ed è dato dalla formula: (numero di traumi / ore di esposizione) x 1000.L’incidenza lesiva nell’ambito dei giocatori di élite di sesso maschile è compresa tra 24,6 e 34,8 eventi per mille ore di competizione (partite)(Waldén e coll. 2005; Arnason e coll, 2008; Parry e Drust, 2006).
Mentre l’incidenza lesiva è tra 5,8 e 7,6 per mille ore di allenamento (Waldén e coll. 2005; Arnason e coll, 2008), anche se alcuni studi riportano cifre che si trovano al di fuori di questo range. - Ratio training exposure / match exposure: rapport tra le ore di allenamento e le ore di competizione (nel calcio moderno è mediamente compresa tra 3,6 e 1)
Quindi prima di parlare di qualsiasi cosa in relazione agli infortuni, bisogna conoscere come analizzarli, dando numeri concreti no ipotesi dettate dal mettersi in evidenza. Sapere di cosa si sta parlando e sapere se io nella mia squadra dilettante e professionista che sia sto conteggiando queste cose. Altrimenti come faccio a parlare correttamente? (Fig.3-4)
Carico Acuto e Carico Cronico: La probabilità del Rischio di Infortuni
Riprendendo una parte del precedente articolo , diamo le definizioni:
ATL (Acute Training Load ) FATICA= Media mobile del carico di lavoro degli ultimi 7 giorniQuindi se devo calcolarmi per la mia squadra e per il singolo atleta tale relazione, non farò altro che prendere la media mobile della distanza percorsa ad accelerazioni ad altissima intensità > 3m/s² o delle decelerazioni < – 3 m/s² o della distanza percorsa ad altissima intensità >20 Km/h o la somma della SRPE degli ultimi 7 giorni.
CTL(Chronic Training Load) FITNESS= Media mobile del carico di lavoro degli ultimi 42 giorni (oppure delle 4 settimane)Quindi se devo calcolarmi per la mia squadra e per il singolo atleta tale relazione, non farò altro che prendere la media mobile della distanza percorsa ad accelerazioni ad altissima intensità > 3m/s² o delle decelerazioni < – 3 m/s² o della distanza percorsa ad altissima intensità >20 Km/h o la SRPE degli ultimi 42 giorni oppure 4 settimane
Successivamente effettuerò la divisione ATL/CTL, il cui risultato per essere indice di basso rischio di infortunio per il singolo giocatore e per la squadra dovrà essere compreso tra 0.8-1.3, di contro, se >1.5 il rischio di infortunio sarà molto più alto.
Ciò che va tenuto in considerazione è anche la differenza di incremento del carico di lavoro tra una settimana e la successiva: secondo i dati della letteratura l’incremento deve essere compreso tra il 10-15%, non superiore, per non incorrere in rischi maggiori di infortuni.
Piggot et al (2009) hanno evidenziato che il 40% di infortuni muscolari sono associati ad un cambiamento rapido del training load (>10%) rispetto alla settimana precedente. Quanto il training load (TL) incrementa del 15% rispetto alla settimana precedente il rischio di infortunio aumenta tra il 21 e il 49%. Per minimizzare questi rischi il carico settimanale deve essere non superiore al 10% della settimana precedente.
-Il rapporto ACL/CTL costituisce un’analisi specifica relativa alla condizione e preparazione individuale dell’atleta.
-L’allenamento di tipo aerobico è una base fondamentale per la prevenzione degli infortuni, in abbinamento ad altri lavori (sprint training, SSG ecc)
-I programmi di allenamento devono essere appropriati sia a livello fisiologici che psicologico per permettere ai giocatori di far fronte al carico di lavoro e alle esigenze di gioco.
Conclusioni
Per effettuare il calcolo degli infortuni, si consiglia di creare un foglio in excel e seguire i dati della letteratura per poter creare un proprio file personale.
Possiamo concludere affermando che elevati carichi di allenamento sono associati ad un maggior rischio di infortuni, ma rapidi ed eccessivi aumenti dei carichi, sono più rischiosi per gli infortuni muscolari.
Quindi possiamo inventare tutti gli esercizi del mondo, pensare di avere zero infortuni nella nostra mente, quando l’unica cosa certa è fare prevenzione con adeguati programmi di allenamento, perché l’unica prevenzione non sono gli estremismi (solo con la palla o solo senza la palla).
Questo per dire che la migliore prevenzione è chiamata ALLENAMENTO gestendo i carichi di lavoro, secondo le indicazioni del carico acuto e cronico, rispettando il carico interno ed esterno. Poi eliminare tutti gli infortuni è impossibile, altrimenti non ci sarebbero studi che ne confermano la presenza.
Soprattutto va ribadito il fatto che è necessario comprendere che un preparatore atletico di calcio nell’arco di una settimana, per chi non lo sapesse, lavora il 10-15% del tempo totale di allenamento: fate due conti e vedete che non è moltissimo. Ricette non ce ne sono, la ricetta si chiama EQUILIBRIO E BUON SENSO e lavorare su protocolli preventivi per tutti i distretti muscolari.
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