1. VALUTAZIONE
DEI RISCHI
La
valutazione dei rischi esamina in maniera sistematica tutti gli aspetti dei
luoghi di lavoro, per definire le possibili od eventuali cause di lesioni o
danni.
La
valutazione dei rischi è stata strutturata ed attuata in modo da consentire di
identificare i luoghi di lavoro (reparti, ambienti, postazioni di lavoro),
identificare i pericoli e le fonti potenziali di rischio, presenti in tutte le
fasi lavorative di ogni area aziendale, individuare i soggetti esposti,
direttamente o indirettamente, anche a pericoli particolari, stimare i rischi,
considerando adeguatezza e affidabilità delle misure di tutela già in atto,
definire le misure di prevenzione e protezione, atte a cautelare i lavoratori,
secondo le seguenti gerarchie ed obiettivi, programmare le azioni di
prevenzione e protezione.
Nella
valutazione dei rischi sono state seguite le seguenti operazioni:
·
identificazione dei fattori di rischio;
·
identificazione dei lavoratori esposti;
·
stima dell'entità delle esposizioni;
·
stima della gravità degli effetti che ne possono
derivare;
·
stima della probabilità che tali effetti si
manifestino;
·
verifica della disponibilità di misure tecniche,
organizzative, procedurali, per eliminare o ridurre l'esposizione e/o il numero
di esposti;
·
verifica dell'applicabilità di tali misure;
·
definizione di un piano per la messa in atto
delle misure individuate;
·
verifica dell'idoneità delle misure in atto;
·
redazione del documento;
·
definizione di tempi e modi per la verifica e/o
l’aggiornamento della valutazione.
Gli
strumenti metodologici seguiti per la valutazione del rischio sono
riconducibili essenzialmente alle linee guida della CEE, alle norme tecniche
comunitarie di riferimento per specifici settori di attività, alle Linee Guida
di Coordinamento delle Regioni.
Effettuare
la valutazione dei rischi comporta una serie di azioni descritte nel seguente
diagramma di flusso:
Individuare i pericoli e i rischi:
Individuare i fattori sul luogo di lavoro che sono
potenzialmente in grado di arrecare danno e identificare i lavoratori che
possono essere esposti ai rischi.
|
Valutare e attribuire un ordine di priorità ai rischi:
Valutare i rischi esistenti (la loro gravità,
probabilità ecc.) e classificarli in ordine di importanza. È essenziale che
ogni attività volta a eliminare o prevenire i rischi sia fatta rientrare in
un ordine di priorità.
|
Decidere l’azione preventiva:
Identificare le misure adeguate per eliminare o controllare i rischi.
|
Intervenire con azioni concrete:
Mettere in atto misure di protezione e di prevenzione
attraverso un piano di definizione delle priorità (probabilmente non tutti i
problemi possono essere risolti immediatamente) e specificare le persone
responsabili di attuare determinate misure e il relativo calendario di
intervento, le scadenze entro cui portare a termine le azioni previste,
nonché i mezzi assegnati per attuare tali misure.
|
Controllo e riesame:
La valutazione dei rischi dovrebbe essere revisionata
a intervalli regolari per garantire che essa sia aggiornata. Tale revisione
deve essere effettuata ogniqualvolta intervengono cambiamenti significativi
nell’organizzazione o alla luce dei risultati di indagini concernenti un
infortunio o un «quasi incidente».
|
La
quantificazione e relativa classificazione dei rischi deriva dalla stima dell'entità
dell'esposizione e dalla gravità degli effetti; infatti, il rischio può essere
visto come il prodotto della Probabilità (P) di accadimento per la gravità dei
possibili effetti del Danno (D):
Rischio
= Probabilità x Danno
Per
quanto riguarda la probabilità di accadimento si definisce una scala delle
Probabilità, riferendosi ad una correlazione più o meno diretta tra la carenza
riscontrata e la probabilità che si verifichi l'evento indesiderato, tenendo
conto della frequenza e della durata delle operazioni/lavorazioni che
potrebbero comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Di
seguito è riportata la Scala delle Probabilità:
Livello
|
Criteri
|
Non Probabile
|
Non sono noti episodi già verificatisi.
L'anomalia da eliminare potrebbe provocare un danno
solo in concomitanza con eventi poco probabili ed indipendenti.
|
Possibile
|
L'anomalia da eliminare potrebbe provocare un danno
solo in circostanze sfortunate di eventi.
Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi.
|
Probabile
|
L'anomalia da eliminare potrebbe provocare un danno
anche se in modo non automatico e/o diretto.
E' noto qualche episodio in cui all'anomalia ha fatto
seguito il verificarsi di un danno.
|
Altamente probabile
|
Esiste una correlazione diretta tra l'anomalia da
eliminare ed il verificarsi del danno ipotizzato. Si sono già verificati
danni conseguenti all'anomalia evidenziata nella struttura in esame o in
altre simili ovvero in situazioni operative simili.
|
Per
quanto concerne l'Entità dei Danni, si fa riferimento alla reversibilità o meno
del danno.
Di
seguito è riportata la Scala dell'Entità del Danno:
Livello
|
Criteri
|
Lieve
|
Infortunio o episodio di esposizione acuta con
inabilità temporanea breve e rapidamente reversibile
Esposizione cronica con effetti rapidamente
reversibili.
|
Modesto
|
Infortunio o episodio di esposizione acuta con
inabilità temporanea anche lunga ma reversibile.
Esposizione cronica con effetti reversibili.
|
Significativo
|
Infortunio o episodio di esposizione acuta con
effetti di invalidità permanente parziale.
Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o
parzialmente invalidanti
|
Grave
|
Infortunio o episodio di esposizione acuta con
effetti letali o di invalidità totale Esposizione cronica con effetti letali
e/o totalmente invalidanti
|
Combinando
le due scale in una matrice si ottiene la Matrice Dei Rischi, nella quale ad
ogni casella corrisponde una determinata combinazione di probabilità/entità dei
danni.
Di
seguito è riportata la matrice che scaturisce dalle suddette scale:
Basso
|
Sono
prevedibili lievi danni di tipo reversibile
|
|
Accettabile
|
Sono
prevedibili solo danni di entità lieve e reversibile
|
|
Notevole
|
Si
prevede la possibilità di danni di tipo irreversibile
|
|
Elevato
|
E'
molto probabile avvengano danni gravi irreversibili
|
PROBABILITÀ
|
|
|||||||||||
Non
probabile (1)
|
1
|
2
|
3
|
4
|
||||||||
Possibile
(2)
|
2
|
4
|
6
|
8
|
||||||||
Probabile
(3)
|
3
|
6
|
9
|
12
|
||||||||
Altamente
Probabile (4)
|
4
|
8
|
12
|
16
|
Classe di Rischio
|
Priorità di Intervento
|
Elevato
(12 ≤ R ≤ 16)
|
Azioni correttive Immediate
L'intervento previsto è da realizzare con
tempestività nei tempi tecnici strettamente necessari non appena approvato il
budget degli investimenti in cui andrà previsto l'onere dell'intervento
stesso.
|
Notevole
(6 ≤ R ≤ 9)
|
Azioni correttive da programmare con urgenza
L'intervento previsto è da realizzare in tempi
relativamente brevi anche successivamente a quelli stimati con priorità alta.
|
Accettabile
(3 ≤ R ≤ 4)
|
Azioni correttive da valutare a medio termine
Intervento da inserire in un programma di interventi
a medio termine ma da realizzare anche in tempi più ristretti qualora sia
possibile attuarlo unitamente ad altri interventi più urgenti.
|
Basso
(1 ≤ R ≤ 2)
|
Azioni correttive non necessarie
Azioni migliorative da valutare in fase di
programmazione, anche di eventuali altre attività di miglioramento
|
I
fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro, in conseguenza dello
svolgimento delle attività lavorative sono stati ordinati in tre categorie:
Rischi
per la sicurezza (di natura infortunistica) dovuti a: strutture, macchine,
impianti elettrici, sostanze e preparati pericolosi, incendio ed esplosioni.
Rischi
per la salute (di natura igienico-ambientale) dovuti a: agenti chimici,
agenti fisici, agenti biologici.
Rischi
trasversali (per la salute e la sicurezza) dovuti a: organizzazione del
lavoro, fattori ergonomici, fattori psicologici, condizioni di lavoro
difficili.
RISCHI
PER LA SICUREZZA
I
rischi per la sicurezza, o rischi infortunistici si riferiscono al possibile
verificarsi di incidenti/infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche (più
o meno gravi) subite dai lavoratori in conseguenza di un impatto
fisico/traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, chimica, termica,
ecc.).
Di
seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:
Rischi
da carenze strutturali dell'ambiente di lavoro (illuminazione normale e di
emergenza, pavimenti, uscite, porte, locali sotterranei, ecc.).
Rischi
da carenza di sicurezza su macchine e apparecchiature (protezione degli organi
di avviamento, di trasmissione, di comando, protezione nell'uso di ascensori e
montacarichi, uso di apparecchi a pressione, protezione nell'accesso a vasche,
serbatoi e simili).
Rischi
da manipolazione di agenti chimici pericolosi (infiammabili; corrosivi,
comburenti, esplosivi, ecc.).
Rischi
da carenza di sicurezza elettrica.
Rischi
da incendio e/o esplosione (presenza di materiali infiammabili, carenza di
sistemi antincendio e/o di segnaletica di sicurezza).
RISCHI
PER LA SALUTE
I
rischi per la salute o rischi igienico-ambientali sono responsabili del
potenziale danno dell'equilibrio biologico e fisico del personale addetto ad
operazioni o a lavorazioni che comportano l'esposizione a rischi di natura
chimica, fisica e biologica.
Di
seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:
Rischi
di esposizione connessi con l'impiego di sostanze/preparati chimici pericolosi
(per ingestione, contatto cutaneo inalazione di polveri, fumi, nebbie, gas e
vapori).
Rischi
da agenti fisici: rumore (presenza di apparecchiatura rumorosa durante il ciclo
operativo) con propagazione dell'energia sonora nel luogo di lavoro, vibrazioni
(presenza di apparecchiatura e strumenti vibranti) con propagazione delle
vibrazioni a trasmissione diretta o indiretta, ultrasuoni, radiazioni
ionizzanti, radiazioni non ionizzanti (presenza di apparecchiature che impiegano
radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse e ultraviolette, luce laser),
microclima (temperatura, umidità, ventilazione, calore radiante,
condizionamento), illuminazione (carenze nei livelli di illuminamento
ambientale e dei posti di lavoro, non osservanza delle indicazioni tecniche
previste in presenza di videoterminali).
Rischi
di esposizione connessi all'impiego e manipolazione di organismi e
microrganismi patogeni e non, colture cellulari, endoparassiti umani.
RISCHI
TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI
Tali
rischi, sono individuabili all'interno della complessa articolazione che
caratterizza il rapporto tra il dipendente e l'organizzazione del lavoro con
interazioni di tipo ergonomico, ma anche psicologico ed organizzativo.
Di
seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:
Organizzazione
del lavoro (sistemi di turni, lavoro notturno ecc.);
Fattori
psicologici (intensità, monotonia, solitudine, ripetitività del lavoro, ecc.);
Fattori
ergonomici (ergonomia dei dispositivi di protezione individuale e del posto di
lavoro).
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