Scrivo col cuore addolorato come se le morti sul
lavoro fossero una mia responsabilità anche se, durante la mia attività
ispettiva, una contravvenzione non l'ho mai negata a nessuno, come un
sequestro di un cantiere o una incriminazione nei confronti di quei datori di
lavoro che incorrevano sempre e comunque nelle stesse inosservanze..
Le
contravvenzioni portavano meno morti, meno infortuni e il mio responsabile all’epoca
dello SPRESAL me lo fece notare più di una volta.
Gli
risposi che non dovevano però diventare un incentivo per la nostra
tranquillità. L’attività ispettiva doveva essere condotto nei limiti della
legalità e attraverso incontri informativi con le parti sociali esistenti sul
territorio per non rallentarlo.
I
suoi occhi mi rimasero addosso per parecchi mesi ma si rese conto che senza scendere a compromessi si
poteva raggiungere lo stesso scopo conservando la nostra integrità morale senza
ingessare gli imprenditori e i dipendenti in atteggiamenti innaturali che alla
lunga poteva portare all’effetto contrario
Quando
le normative inventarono la figura del RSPP il responsabile del servizio
di prevenzione e protezione le cose non cambiarono di molto perché la maggior pensarono
di aver trovato il capro espiatorio.
Con
altri incontri chiarimmo le idee a chi le aveva confuse e i sequestri di
cantiere a diminuire assicurando al la tranquillità operativa del personale che capì di esserechiamato a maggiori
responsabilità verso se stessi, verso i compagni di lavoro e i vicini di
cantiere. Quando tutti incominciarono a capire quali erano le loro vere
responsabilità calarono anche gli infortuni.
I
corsi di aggiornamento hanno fatto il resto assicurando risultati duraturi quando
gli insegnamenti ricevuti vengono attuati senza fare i furbi ognuno per se
stesso dai soggetti in causa.
Si
sente parlare di morti, ma mai di operai sospesi e o licenziati per ripetuti
richiami.
Morire
di fame può capitare soltanto a chi non ha le braccia per portare il cibo alla
bocca e la voce per invocare l’aiuto di chi lo assiste.
Morire
pensando di essere più furbo degli altri capita spesso ed è un vero peccato e anche una sconfitta
intollerabile ogni volta che si avvera per aver tradito l’impegno di tanti ad
incominciare dal legislatore e dagli esperti della materia, da quelli che insegnandola
ne divulgano la necessità di farla adottare come le norme di comportamento e i dispositivi
di sicurezza. ma non riescono a responsabilizzarli fino al punto di evitarne la morte quando
restano abbandonati a se stessi.
Bisogna vigilare e vigilare e vigilare e vigilare
senza mai stancarsi di farlo e agli ex colleghi di non fare i sapientoni e di
non scendere a compromessi ne con la propria coscienza ne con gli altri.
E'
vero che una canzone francese di qualche hanno fa diceva che la fine di quello
che facciamo e' scritta nel cielo, ma io non ci ho mai creduto. So
soltanto che bisogna vigilare, vigilare e vigilare e vigilare senza mai stancarsi
di farlo specialmente quando un lavoro presenta particolari difficoltà e le
unità operative non danno affidamento.
Basta
guardarli in faccia, scambiarci due parole per salvarli da una morte sicura e
dolorosa anche per chi resta.
PInd.Gioacchino Ruocco
Esperto qualificato della prevenzione