sabato 31 agosto 2019

INFORTUNI SUL LAVORO... mea culpa...mea culpa


Scrivo col cuore addolorato come se le morti sul lavoro fossero una mia responsabilità anche se, durante la mia attività ispettiva, una contravvenzione non l'ho mai  negata a nessuno, come un sequestro di un cantiere o una incriminazione nei confronti di quei datori di lavoro che incorrevano sempre e comunque nelle stesse inosservanze..

Le contravvenzioni portavano meno morti, meno infortuni e il mio responsabile all’epoca dello SPRESAL me lo fece notare più di una volta.

Gli risposi che non dovevano però diventare un incentivo per la nostra tranquillità. L’attività ispettiva doveva essere condotto nei limiti della legalità e attraverso incontri informativi con le parti sociali esistenti sul territorio per non rallentarlo.

I suoi occhi mi rimasero addosso per parecchi mesi ma si rese  conto che senza scendere a compromessi si poteva raggiungere lo stesso scopo conservando la nostra integrità morale senza ingessare gli imprenditori e i dipendenti in atteggiamenti innaturali che alla lunga poteva portare all’effetto contrario

Quando le normative  inventarono la figura del RSPP il responsabile del servizio di prevenzione e protezione le cose non cambiarono di molto perché la maggior pensarono di aver trovato il capro espiatorio.

Con altri incontri chiarimmo le idee a chi le aveva confuse e i sequestri di cantiere a diminuire assicurando al la tranquillità operativa del personale  che capì di esserechiamato a maggiori responsabilità verso se stessi, verso i compagni di lavoro e i vicini di cantiere. Quando tutti incominciarono a capire quali erano le loro vere responsabilità calarono anche gli infortuni.

I corsi di aggiornamento hanno fatto il resto assicurando risultati duraturi quando gli insegnamenti ricevuti vengono attuati senza fare i furbi ognuno per se stesso dai soggetti in causa.

Si sente parlare di morti, ma mai di operai sospesi e o licenziati per ripetuti richiami.

Morire di fame può capitare soltanto a chi non ha le braccia per portare il cibo alla bocca e la voce per invocare l’aiuto di chi lo assiste.

Morire pensando di essere più furbo degli altri  capita spesso ed è un vero peccato e anche una sconfitta intollerabile ogni volta che si avvera per aver tradito l’impegno di tanti ad incominciare dal legislatore e dagli esperti della materia, da quelli che insegnandola ne divulgano la necessità di farla adottare come le norme di comportamento e i dispositivi di sicurezza. ma non riescono a responsabilizzarli  fino al punto di evitarne la morte quando restano abbandonati a se stessi.
Bisogna vigilare e vigilare e vigilare e vigilare senza mai stancarsi di farlo e agli ex colleghi di non fare i sapientoni e di non scendere a compromessi ne con la propria coscienza ne con gli altri.

E' vero che una canzone francese di qualche hanno fa diceva che la fine di quello che facciamo e' scritta nel cielo, ma io non ci ho mai creduto.  So soltanto che bisogna vigilare, vigilare e vigilare e vigilare senza mai stancarsi di farlo specialmente quando un lavoro presenta particolari difficoltà e le unità operative non danno affidamento.
Basta guardarli in faccia, scambiarci due parole per salvarli da una morte sicura e dolorosa anche per chi resta.

                                                                                PInd.Gioacchino Ruocco
                                                                      Esperto qualificato della prevenzione

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