Attività di prevenzione.
Quando ?
Art. 20 - Legge 23 dicembre 1978, n. 833 – Istituzione del Servizio
Sanitario Nazionale.
Col desiderio di vedere un’inversione di tendenza
nei risultati annuali degli infortuni sul lavoro, voglio continuare dalle
pagine di questo giornale a dire la mia fino a quando non riuscirò a trovare
orecchie disposte ad ascoltare, coscienze con le quali instaurare un colloquio
nel mare magnum dell’indifferenza o della sola convenienza.
Il titolo che ho dato a questa nota già da solo
dovrebbe allertare i pusillanimi, i sepolcri imbiancati della cosa pubblica che
fino a questo momento hanno fatto e disfatto tutto quello che c’era da fare e
disfare, forse per il proprio tornaconto, ma non certo per il benessere del
territorio, per il conseguimento di un risultato positivo da esibire con
orgoglio nel consesso sociale.
Non ricordo più quante e quali iniziative sono state
prese per attuare almeno in parte il dettato legislativo dell’art. 20 della
legge citata, ma ancora oggi se vi recate presso uno degli sportelli ASL del
nostro territorio per acquisire le informazioni circa il contenuto del comma a)
della legge fate un buco nell’acqua sia presso i vari servizi sia presso la
stessa direzione generale dell’azienda sanitaria.
Eppure il comma a) dell’art. 20 della legge di cui
stiamo parlando prevede “la individuazione, l'accertamento ed il controllo dei fattori di
nocività, di pericolosità e di
deterioramento negli ambienti di vita e di lavoro, in applicazione delle norme di legge vigenti in materia
e al fine di garantire il rispetto dei limiti massimi
inderogabili di cui all'ultimo comma
dell'articolo 4, nonché al fine della tenuta dei registri di cui al penultimo Comma dell'articolo 4, nonché al fine della tenuta dei registri di cui al penultimo Comma dell'articolo 27; i predetti compiti sono realizzati anche mediante
collaudi e verifiche di macchine, impianti
e mezzi di protezione prodotti,
installati o utilizzati nel territorio
dell'unità sanitaria locale in attuazione delle funzioni definite dall'articolo 14”.
Col comma d) la legge chiede “la
formulazione di mappe di rischio con l'obbligo per le aziende di comunicare le sostanze presenti nel ciclo produttivo e le loro caratteristiche
tossicologiche ed i possibili effetti sull'uomo e sull'ambiente; e col comma f) la verifica, secondo le modalità previste dalle leggi e dai
regolamenti, della compatibilita
dei piani urbanistici dei progetti di insediamenti industriali e di attività produttive in genere con le esigenze
di tutela dell'ambiente sotto il
profilo igienico-sanitario e di difesa
della salute della popolazione e dei lavoratori interessati.
Nell'esercizio
delle funzioni ad esse
attribuite per l'attività di prevenzione
le unità sanitarie locali, garantendo per quanto alla lettera d) del precedente comma la tutela del segreto industriale, si avvalgono degli operatori sia dei
propri servizi di igiene, sia
dei presidi specialistici multizonali di cui al successivo articolo 22, sia degli operatori che, nell'ambito delle loro competenze tecniche e funzionali,
erogano le prestazioni di diagnosi,
cura e riabilitazione.”
Ci
risulta che molti servizi hanno attraverso progetti, pagati a parte con i
proventi delle contravvenzioni, hanno attivato progetti di controllo in
particolare su quelle attività lavorative che di solito non ricadono per le
loro caratteristiche nell’attività quotidiana, come i cantieri edili, ma le
mappe dove sono ?
Il
censimento dell’amianto è mai iniziato ? Le informazioni acquisite dagli
ispettori in fase di sopralluogo che fine fanno ? Così pure quelle acquisite in
fase autorizzativa ?
Se
volessi conoscere i rischi presenti nella mia zona, dove abito, a chi dovrei
rivolgermi ?
Alle
troppe carenze di tutela si sommano anche quelle che abbiamo solo in parte elencate. Dov’è il vigile di quartiere ? Dove
sono gli ispettori del lavoro ? Dove sono le istituzioni quando non ci
perseguitano ?
Non
è che abbiamo bisogno del cane di guardia per sentirci sicuri, ma certamente di
più impegno per riformare la nostra coscienza alla luce delle tante leggi
vigenti applicate solo in parte o non più applicate perché non le sentiamo più
nostre o ancora peggio perché non le sentiamo in linea con i tempi.
Eppure
dentro di me sento sempre vive le leggi morali che mi dicono di non fare del
male neppure quando il mio istinto di conservazione mi porta a compiere gesti
che potrebbero nuocere anche chi mi viene in soccorso.
Una
volta si diceva: - Fatta la legge, trovato l’inganno. Oggi dovrei concludere
che fatta una nuova legge quando ne vedremo i frutti ?
Le
prediche non mi si addicono a questa materia che chiede l’applicazione delle
norme vigenti per la tutela della vita e dell’ambiente senza obiettare.
Gioacchino Ruocco
Nota dell'autore: sto ancora aspettando una risposta. 21.05.2019
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