Crescono i ricoveri, "troppa imprudenza": i pericoli dell'estate
Massimo Andreoni, infettivologo, punta il dito sugli assembramenti: "I nuovi positivi sono i giovani, ma i ricoveri stanno aumentando"
Il coronavirus non è sparito, in giro non ci sono solo asintomatici. Questo il riassunto dell’intervista a Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), concessa al Messaggero.
Tra i nuovi positivi “c’è sicuramente una maggioranza di asintomatici” che “si trovano con la sierologia o perché contatti di un altro contagiato. Ma non tutti sono senza sintomi“.
Andreoni ha precisato che “l’incremento dei numeri a macchia d’olio in tutta Italia è preoccupante. E anche il numero dei ricoverati non è basso. Solo nel Lazio sono 180″.
Andreoni spiega perché calano le terapie intensive
L’esperto ha sottolineato come i ricoveri non si siano affatto fermati: “Diminuiscono i pazienti nelle terapie intensive perché in media i nuovi positivi sono più giovani, ma l’epidemia rischia di raggiungere anche i soggetti fragili. Inoltre, il 50% dei pazienti più gravi quando guarisce non ritrova subito lo stato di salute che aveva prima di ammalarsi”
Quindi, i casi sono meno gravi di quelli della prima ondata, ma solo perché sono soggetti più giovani: “Il virus non ha modificato le sue caratteristiche”.
L’estate non sta andando come dovrebbe
Un passaggio sul momento attuale: “Purtroppo in questa fase estiva, in cui speravamo di avere una tregua, un’eccessiva imprudenza generalizzata, gli assembramenti e il sovraffollamento di alcuni luoghi di cui tanto si parla non ci stanno aiutando. E abbiamo gli effetti anche dell’arrivo di casi dall’estero”, perché “nel mondo la pandemia è al massimo”.
I risultati del Remdesivir
Secondo Andreoni, il Remdesivir è l’unico antivirale che dà risultati: “È stato testato su pazienti con la malattia già avanzata, ora lo stiamo sperimentando in fasi precedenti. La mia opinione è che debba essere utilizzato il prima possibile, perché gli effetti del virus sono, nella fase iniziale, rilevanti”. Il problema è che “non è risolutivo”.
Quando arriverà il vaccino? “Difficile fare una scommessa, ne abbiamo almeno tre in una fase avanzata di sperimentazione. Ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo dimostra che del vaccino c’è bisogno. Nell’attesa, si deve fare molta attenzione se non vogliamo ricadere nel lockdown. Dobbiamo gestire questo periodo di tempo che ci separa dal vaccino o da qualche strategia terapeutica. Abbiamo cinque-sei mesi critici di fronte a noi, dobbiamo resistere”.
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