giovedì 18 febbraio 2021

A che serve questo governo e a chi serve....



·         POLITICA

Draghi incassa 535 sì alla Camera, 56 i no Dal premier impegno sul giusto processo

Nella replica del presidente del Consiglio i temi della lotta alla corruzione e le Pmi

Il governo Draghi incassa la fiducia anche alla Camera. I sì sono 535 ma arrivano anche 16 no e 4 astensioni dal M5s. Altri 12 deputati sempre del Movimento non hanno partecipato al voto. Numeri che assicurano comunque una maggioranza bulgara al premier Mario Draghi ma che non gli consentono di registrare il record: i voti favorevoli a Monti nel 2011 furono 556. Combattere la corruzione e le mafie garantendo un processo “giusto e di durata ragionevole” nel rispetto della Costituzione. Draghi sa bene che questo chiedono gli investitori stranieri da tempo al nostro Paese ma è anche certo che la strada indicata serva a riconquistare la “fiducia dei cittadini”. Senza “legalità e sicurezza” non c’è futuro, che rappresenta invece la cifra del “suo sguardo” e che il premier spera ispiri il “lavoro comune”. L’ossatura del programma di governo, Draghi l’ha illustrata già al Senato. E così, in vista del voto di fiducia alla Camera dove i no sono stati in tutto 56, sceglie una replica breve: tredici minuti in tutto in cui chiarisce solo qualche passaggio, dalle piccole e medie imprese alla giustizia (il più applaudito) ma anche alle carceri. Gli istituti penitenziari “sono sovraffollati”, osserva, e non bisogna trascurare la “paura” del contagio. I numeri su cui può contare anche alla Camera sono più che robusti e neanche il caos 5S è capace di metterli a rischio. Il dissenso dentro il Movimento è diventato però ufficiale e la scissione spesso evocata è ormai una realtà. Sono in tutto sedici i 5s a votare contro l’esecutivo dell’ex presidente della Bce (12 risultano assenti e 4 si astengono) ma la presidente di FdI Giorgia Meloni è pronta a scommettere che presto aumenteranno e non solo dentro i 5S.

“Oggi sono tutti con lei …vedrà quando scatterà il semestre bianco quanti temerari dissidenti usciranno fuori”, dice intervenendo in Aula e ribadendo il voto contrario del suo partito. Salvini intanto si dice convinto che presto in Parlamento ci saranno altre novità: una manciata di parlamentari traslocherà alla Lega – assicura – e non saranno solo M5S. Per il momento però perde un deputato: Gianluca Vinci vota no e passa con Fratelli d’Italia. L’altro Matteo si candida invece a essere la “casa del buonsenso”, vale a dire dei “riformisti” che in Francia guardano a Macron.

 

Finita la replica del presidente del Consiglio sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia. Gli iscritti a parlare in rappresentanza dei gruppi parlamentari di Montecitorio sono 13, per circa un’ora e mezza. E sono già dieci, a quanto si apprende alla Camera, i deputati del M5S iscritti a parlare a titolo personale nelle dichiarazioni di voto. Si tratta dei deputati Alvise, Raffa, Forciniti, Cabras, Colletti, Costanzo, Giuliodori, Vallascas, Russo, Testamento. Gran parte di questi hanno già manifestato, nei giorni scorsi, il loro dissenso sul voto di fiuducia al governo Draghi.

Boschi, designazione Draghi è fallimento populismo – “La sua designazione è la prova del fallimento della cultura populista, con lei si cambia metodo”: così Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva, nella dichiarazione di voto per la fiducia al governo Draghi a Montecitorio. “Noi ci siamo riconosciuti nel programma che ha annunciato ieri, abbiamo sentito parole che sono di patrimonio comune – ha aggiunto Boschi rivolta al presiente del Consiglio, Mario Draghi -. Come Iv voteremo in modo compatto e convinto la fiducia al suo governo, anche con la speranza di poter scrivere insieme il futuro e non solo di rinfacciarci il passato come è avvenuto in altri momenti”.

Meloni cita Brecht, no alla fiducia per coerenza – “Ci si sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati’. Potrei giustificare così la scelta di Fratelli d’Italia che oggi voteranno contro la fiducia, unica forza, ma la verità è che non avevamo scelta per coerenza e serietà, esattamente come nessuno in Italia si fiderà più di chi firma un contratto e poi non lo rispetta”. Così Giorgia Meloni, deputata e presidente di Fratelli d’Italia annunciando il voto contrario alla fiducia al governo Draghi, e citando ‘L’opera da tre soldi’ di Bertolt Brecht. Meloni ha ribadito: “La nostra è una scelta ponderata ma scomoda, per dire no all’idea di un’Italia di serie B” e che “non darà la fiducia” ma farà da “stimolo e supporto per ogni scelta che riteneremmo giusta”.

Occhiuto (Fi), nasce per assunzione responsabilità  – “Oggi non nasce una nuova maggioranza politica ma semplicemente una comune assunzione di responsabilità davanti alla gravità della situazione. Viene prima il Paese e poi le nostre differenze”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Roberto Occhiuto di Fi in dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Draghi.

Delrio, sì convinto Pd –  “I deputati del Pd voteranno convintamente il suo governo che ritiene adeguato ad affrontare le gravi emergenze sanitarie, sociali ed economiche del Paese”. Così Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera nella dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Draghi.

Molinari, l’arrivo di Draghi è il triono della buona politica – L’avvento del governo Draghi è il trionfo della buona politica, il fallimento del fatto che la ragione stia solo da una parte. E noi non possiamo che rispondere ‘presente’: facendo seguito all’appello del presidente Mattarella ma anche per responsabilità”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Riccardo Molinari della Lega in dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Draghi.

Nicola Fratoianni di Si ha annunciato nell’Aula della Camera il suo voto contrario alla fiducia al governo Draghi con un intervento in dissenso dal gruppo parlamentare di Leu, cui è iscritto.  Vittorio Sgarbi ha fatto sapere che si asterrà.

Vinci (Lega) vota No. Gianluca Vinci della Lega ha annunciato che voterà No sulla fiducia al governo Draghi.

La giornata, dopo la larga maggioranza ottenuta ieri dal governo in Senato, è cominciata con la resa dei conti nei Cinquestelle dopo il voto contrario di 15 senatori che saranno espulsi

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