I ricercatori di Oxford hanno osservato gli effetti collaterali su 800
volontari, ai quali sono stati somministrati sia AstraZeneca sia Pfizer
13 Maggio 2021
Da qualche mese ci si interroga sull’opportunità di “mixare” i vaccini AstraZeneca
e Pfizer-BioNTech, effettuando il primo e la secondo richiamo con dosi prodotte
da aziende diverse. Adesso uno studio, pubblicato in parte sulla rivista scientifica
Lancet, sostiene la validità della combinazione tra i sieri. Secondo i ricercatori
dell’Università di Oxford, infatti, l’inoculazione di due preparati diversi incremen
terebbe il rischio di effetti collaterali non gravi, quali febbre, brividi, affaticamen
to, mal di testa,
malessere e dolori muscolari, senza però alcuna preoccupazione per la sicurezza.
Quante persone, tra chi ha ricevuto dosi di vaccino diverse, hanno sperimentato effetti collaterali non gravi
A rendere possibile la sperimentazione, condotta in Gran Bretagna, 830 volontari
dai 50 anni in su. Nel 34% dei casi, i ricercatori hanno osservato i leggeri effetti
collaterali sopra menzionati, insorti fino quattro settimane di distanza dall’immuniz
zazione. Per fare un confronto, nei casi di utilizzo di AstraZeneca entrambe le volte,
la febbre si presenta soltanto in un soggetto ogni dieci osservati.
Nei prossimi giorni arriveranno i risultati relativi a una platea più ampia di volontari
(comprendente 1050 vaccinati) che hanno sperimentato un’ulteriore combinazione.
Si tratta di Moderna e Novavax.
Cosa ancora non sappiamo sui rischi della somministrazione
di sieri diversi
Nonostante il lavoro degli scienziati, qualche zona d’ombra ancora permane. Innan
zitutto nessun under 50 ha partecipato all’indagine, quindi sugli effetti delle com
binazioni di sieri sui più giovani, le incognite sono esattamente le stesse di prima.
Un altro nodo è rappresentato dalle dimensioni del gruppo sul quale gli scienziati
hanno esercitato le proprie considerazioni. Ottocento persone non sono abbastanza
per intercettare lo stesso tipo di conseguenze gravi emerse in occasione dell’impie
go su vasta scala di AstraZeneca e riguardanti i tristemente celebri casi di trombo
si.
Ma c’è un altra ragione che suggerirebbe prudenza. Lo studio non ha indagato la ri
sposta anticorpale. Se sia maggiore, nessuno lo sa. Si tratta di un aspetto dirimen
te, qualora fosse necessario combinare gli effetti dei vaccini per contrastare le te
mute varianti o per donare ai pazienti uno scudo più duraturo contro il Covid.
Un altro vantaggio molto importante, che necessita di simili studi per essere usufrui
to, sarebbe l’accelerazione nella campagna vaccinale. Non c’è dubbio, infatti, che
l’utilizzo di più brevetti nei richiami consentirebbe alle Regioni di meglio gestire le
scorte. Al punto che alcuni paesi hanno deciso di muoversi in questa direzione già
prima dello studio inglese, forti dei chiarimenti dell’EMA.
Ci sono poi casi particolari, per i quali la stessa AIFA prevede che la seconda dose
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