Fino a qualche
giorno fa ignoravo che Franz Kafka, nato il 3 luglio
1883 in una famiglia della
media borghesia di Praga,
oltre ad essere considerato uno dei maggiori scrittori del XX secolo,
e di essersi interessato ai problemi culturali della sua epoca, si era avvicinato al socialismo,
al darwinismo
e anche alla prevenzione degli infortuni.
Franz Kafka |
Si era
laureato nel 1906 prima in germanistica
e poi in giurisprudenza alla Karlsuniversität di Praga e
per contrastare il padre, che gli rimproverava la sua passione per lo scrivere,
cominciò a lavorare come impiegato prima presso le Assicurazioni Generali di Trieste
di Praga per passare poi presso l’Istituto di assicurazione contro gli
infortuni sul lavoro per il regno di Boemia.
Durante la sua
vita aveva pubblicato solo qualche racconto e prima di morire a Vienna il 3 giugno
1924, aveva detto al suo
amico ed esecutore testamentario Max Brod di distruggere tutti i suoi manoscritti e di
assicurarsi che non avrebbero mai visto la luce del sole, ma Brod che lo
stimava moltissimo non seguì le sue istruzioni e sovrintendette alla pubblicazione
della maggior parte dei suoi lavori, che presto attrassero l'attenzione della
critica e oggi anche la mia che continuo a scrivere con ostinazione di
prevenzione infortuni, perché alcune pagine di Relazioni, una raccolta di scritti
che l’impiegato Kafka redasse per l’Istituto di assicurazioni contro gli
infortuni dei lavoratori del Regno di Boemia dal quale era stato assunto a
partire dal 1908 fino al 1922, data del suo precoce pensionamento, sono
capitate, non volendo, sotto i miei occhi
attraverso il libro “Sabbia cemento e vita” di Francesco Tobia, scritto
per la Filca di
Salerno – Edizioni Full Color Sound srl di Roma per ricordare “alcune storie
semplici di lavoratori che danno una vera identità ed un carattere ad una
nazione”.
La corrente immagine di Kafka, oscuro impiegato tormentato da montagne di
pratiche a lui incomprensibili, che trova riscatto dalle proprie frustrazioni
di tràvet soltanto nella pratica notturna e solitaria della scrittura, è
smentita dalla perizia tecnica e dall’aggiornata competenza con cui sono
redatti questi cosiddetti 'scritti d’ufficio'. Nelle due relazioni Misure
di prevenzione degli infortuni delle piallatrici per legno (1910) e Misure
di prevenzione degli infortuni (1911), Kafka rivela una profonda
conoscenza teorica e pratica della materia. Egli dimostra di essere aggiornato
sull’argomento e di conoscere le reali condizioni degli operai per averne
direttamente ispezionato, durante le sue innumerevoli visite, i luoghi di
lavoro; rivela altresì una notevole competenza tecnica, un interesse minuzioso
per la macchina, le sue parti, il suo funzionamento che ritroveremo anche nelle
agghiaccianti pagine del racconto Nella
colonia penale (1914).
Quelle, però, che
mi hanno maggiormente sorpreso sono state le considerazioni che lo scrittore fa
nel 1908 sulla realtà del cantiere edile dell’epoca, quando annota che “una
delle principali fonti di rischio nelle imprese edili industriali e nelle
imprese edili complementari è proprio il rapido cambiamento dei luoghi e delle
condizioni di lavoro. Proprio il periodo in cui il lavoratore deve adattarsi
alle nuove condizioni di lavoro è quello in cui maggiore è il pericolo d’infortunio.”
E’ passato quasi
un secolo e alla faccia delle tante normative emanate (qualcuno ne invoca
ancora delle altre) Dlgs 626/94 e Dlgs 494/96 (cantieri mobili e temporanei),
le tante ispezioni effettuate, le contravvenzioni comminate, i tanti enti
creati, smembrati e ricomposti in tema di prevenzione ed il fiume di sangue
versato tutto sembra fermo al tempo della disubbidienza, quando l’uomo per un
atto di presunzione dovette, per sopravvivere, darsi altre regole, imparare a
sentire la voce della propria coscienza, mettere a frutto le esperienze che
andava realizzando per arrivare fino ad oggi senza aver ancora trovato il modo
di far prevalere i buoni sentimenti su quelli negativi, gli interessi di tutti
su quelli individuali e personali.
Gioacchino Ruocco
Pubblicato su Il TIRRENICO il 15/09/2007, A. XI, n. 28, pag. 13
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