Anche
se l’educazione sanitaria prevede solo una formazione
sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, sulle modalità di
approcciare il sollevamento di un corpo pesante (vedi carichi lombari), nessun
medico del lavoro si prenderà mai la briga di spendere due parole per informare
il lavoratore sul tipo di alimentazione che deve assumere per far fronte alle
deficienze fisiche determinate dal caldo eccessivo, dall’esposizione ai raggi
del sole per lunghi periodi della giornata.
Il
lavoro nei cantieri edili, a nostro avviso, andrebbe interrotto come nelle
giornate di pioggia, quando l’incremento della temperatura dell’aria e
l’umidità in essa presente possono determinare nei soggetti scompensi che
sfociano abitualmente in cali di attenzione, stordimenti, insolazioni, ecc.
L’assunzione
di liquidi per equilibrare le perdite determinate dal sudore è raccomandata un
po’ da tutti, ma una cosa è assumere acqua ed un’altra bere bibite alcoliche
che prima o dopo determineranno cedimenti o stordimenti di maggiore entità con
conseguenze che sono certamente causa di infortuni.
L’informazione
su una corretta alimentazione nei cantieri, come suggerisce un lettore,
dovrebbe occupare sulla carta stampata più spazio delle diete che ci vengono
propinate per mantenere una linea che invece si fa sempre più curva un po’ per
l’età ed un po’ per gli stravizi che ognuno di noi tende a concedersi.
Sarebbe
auspicabile che qualcuno degli enti preposti trovasse il tempo di farlo. Un
bicchiere di vino fa bene alla salute, lo confermano tutte le ricerche negli
ultimi anni di cui ci informano a piè sospinto, ma nessuno ci dice se durante
il lavoro è possibile assumere alcolici ed in che misura.
Ci sono dipendenti che non si accontentano di un bicchiere perché con un litro ci fanno meno di quello che la loro auto percorre.
Ci sono dipendenti che non si accontentano di un bicchiere perché con un litro ci fanno meno di quello che la loro auto percorre.
Non
parliamo poi dell’alimentazione in genere e dei problemi che da essa derivano. Oggi
come oggi ci sono migliaia di lavoratori allergici al glutine, che non possono
assumere alcuni tipi di frutta e di verdure, che continuano a frequentare le
mense aziendali senza sapere il più delle volte che cosa mangiano e a che cosa
vanno incontro.
E’
vero che esiste l’obbligo di precisare gli ingredienti che vengono utilizzati
per la realizzazione dei pasti forniti, ma non sempre vengono specificate le
quantità e la provenienza di alcuni prodotti che nel tempo si sono rilevati non
adatti alla nostra cucina e vietati.
Insomma,
senza violare la privacy di nessuno, i soggetti a rischio, nel loro interesse, potrebbero
farsi riconoscere e l’azienda adottare i provvedimenti necessari per
alimentarli correttamente nel rispetto delle loro esigenze fisiche.
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