mercoledì 10 luglio 2013

Il ruolo degli enti di categoria nella prevenzione.

Tanto di cappello alle organizzazioni categoria quando mettono a disposizione dei propri iscritti servizi che servono ad alleviarli dalle preoccupazioni  che il legislatore mette sul collo degli imprenditori come fanno ancora i contadini di poetica memoria “T’amo, pio bove” quando utilizzano gli animali nel momento dell’imposizione del giogo.

Le categorie a mio giudizio possono dare assistenza legislativa per una corretta interpretazione delle normative,  fornire la formazione e l’informazione a tutti i soggetti dell’attività imprenditoriale ad iniziare dal datore di lavoro ai dipendenti passando obbligatoriamente per i dirigenti  e i preposti senza dimenticare gli obblighi che ad essi competono, ma credo a ragione che l’attività di medico competente cosi come è richiesta dalle necessità di conoscere ed interpretare assieme al RSPP e al RSL la realtà lavorativa demandabile a soggetti inquadrati in organizzazioni cooperative, associative o imprenditoriali.

Il medico non può svolgere solamente le visite mediche e interpretare i risultati di analisi, il medico deve vivere la realtà lavorativa dell’azienda per comprenderne le eccellenze e le deficienze  alle quali va messo necessariamente riparo una volta individuate.

Non ci sono protocolli che tengono conto di tutto quello che può suggerire la realtà lavorativa nel suo impianto e nel suo svolgimento.

Il medico e l’RSPP sono le due anime pensanti dell’azienda. Sono quei soggetti che devono tutelare la vita del dipendenti assieme ai dirigenti, preposto e datori di lavoro. Tra l’altro la norma lo chiama a svolgere un ruolo di notaio della integrità fisica dei lavoratori nell’ambito del suo mandato e del suo assunto professionale di visitare quelli che sono sottoposti a rischi accertati e non immaginati, sulla base di documentazioni che ne attestano la necessità, come l’RSPP deve adoperarsi per organizzare una struttura che non solo garantisca la rispondenza della stessa alle normative, ma deve altresì adoperarsi per migliorarne la qualità.


Per l’esperienza maturata è meglio non mandare il figlio in collegio ama educarlo in proprio in quanto un padre è un padre e un educatore può solamente affascinare i propri discepoli incamminandoli in decaloghi che, pur non dimenticando le regole morali, non forniscono la concretezza necessaria per comprenderle ed attuarle.

Gli operatori di questi enti finiscono per essere visti come l'ennesimo balzello o estraneo che vuole mettere lingua in cose che conosce appena di cui non avrà nessuna responsabilità.

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