Tanto di cappello alle organizzazioni categoria quando
mettono a disposizione dei propri iscritti servizi che servono ad alleviarli
dalle preoccupazioni che il legislatore
mette sul collo degli imprenditori come fanno ancora i contadini di poetica
memoria “T’amo, pio bove” quando utilizzano gli animali nel momento dell’imposizione
del giogo.
Le categorie a mio giudizio possono dare assistenza
legislativa per una corretta interpretazione delle normative, fornire la formazione e l’informazione a tutti
i soggetti dell’attività imprenditoriale ad iniziare dal datore di lavoro ai dipendenti
passando obbligatoriamente per i dirigenti e i preposti senza dimenticare gli obblighi che ad essi competono, ma
credo a ragione che l’attività di medico competente cosi come è richiesta dalle
necessità di conoscere ed interpretare assieme al RSPP e al RSL la realtà lavorativa demandabile a soggetti inquadrati in
organizzazioni cooperative, associative o imprenditoriali.
Il medico non può svolgere solamente le visite mediche e
interpretare i risultati di analisi, il medico deve vivere la realtà lavorativa
dell’azienda per comprenderne le eccellenze e le deficienze alle quali va messo necessariamente riparo
una volta individuate.
Non ci sono protocolli che tengono conto di tutto quello che
può suggerire la realtà lavorativa nel suo impianto e nel suo svolgimento.
Il medico e l’RSPP sono le due anime pensanti dell’azienda. Sono
quei soggetti che devono tutelare la vita del dipendenti assieme ai dirigenti,
preposto e datori di lavoro. Tra l’altro la norma lo chiama a svolgere un ruolo
di notaio della integrità fisica dei lavoratori nell’ambito del suo mandato e
del suo assunto professionale di visitare quelli che sono sottoposti
a rischi accertati e non immaginati, sulla base di documentazioni che ne attestano
la necessità, come l’RSPP deve adoperarsi per organizzare una struttura che non
solo garantisca la rispondenza della stessa alle normative, ma deve altresì
adoperarsi per migliorarne la qualità.
Per l’esperienza maturata è meglio non mandare il figlio in
collegio ama educarlo in proprio in quanto un padre è un padre e un educatore
può solamente affascinare i propri discepoli incamminandoli in decaloghi che,
pur non dimenticando le regole morali, non forniscono la concretezza necessaria
per comprenderle ed attuarle.
Gli operatori di questi enti finiscono per essere visti come l'ennesimo balzello o estraneo che vuole mettere lingua in cose che conosce appena di cui non avrà nessuna responsabilità.
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