Aggiornamento sulla petizione
Lettera aperta a Mattarella
7 mar 2016 — Egregio Presidente,
mi chiamo Paola Armellini e sono la madre di Matteo Armellini, deceduto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012.
Mio figlio è una delle tantissime vittime degli incidenti sul lavoro. Infatti Matteo è morto perché, mentre allestiva il palco per il concerto dell’artista Laura Pausini, la struttura metallica è crollata, crollata – secondo quanto emerso dalle consulenze espletate in giudizio – per errori di progettazione, di montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi.
Per fortuna, per molte madri e giovani, la struttura metallica è crollata quando la costruzione era ancora in fieri, altrimenti – nel caso in cui il palco fosse crollato durante lo spettacolo dell’artista – vi sarebbe stata una tragedia che a tutt’oggi il nostro paese ricorderebbe.
Magra consolazione per una madre che ha perso l’unico figlio e che oggi, a quattro anni dalla morte di Matteo, non ha visto ancora un provvedimento con il quale sia stata sancita la responsabilità di coloro che avrebbero dovuto tutelare il lavoratore ed espletare la propria attività nel rispetto delle leggi e delle competenze professionali.
Infatti, dopo quasi un anno e mezzo di istruttoria dibattimentale, il processo – nel quale vengono contestati i reati di omicidio colposo determinato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, di disastro colposo aggravato dall’avverarsi dell’evento – quasi certamente subirà un arresto determinato dal trasferimento a un'altra sede giudiziaria del Giudice che fino ad ora ha istruito il processo.
Tale circostanza determinerà l’assegnazione del processo a un altro magistrato e quindi la regressione del medesimo alla fase iniziale del dibattimento.
Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al fine di evidenziarLe come la tutela delle vittime del reato possa vanificarsi con provvedimenti che, benché legittimi e tesi a garantire la copertura dei posti di magistrati in tutte le sedi della Corte di Appello, penalizzano il tempestivo svolgimento dei processi.
Confido che Lei Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina italiana, di ottenere almeno giustizia e ciò sarà possibile solo nella misura in cui il processo verrà assegnato tempestivamente a un magistrato che possa condurre un dibattimento e giungere a una sentenza che individui i responsabili, sempre nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le parti, in tempi brevi.
Matteo è una delle vittime innocenti dell’assenza di rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, almeno per quanto contestato nel processo: aveva 30 anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro e dopo quattro anni dalla sua morte non vi è ancora la parola fine al suo processo.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa mia comunicazione Le porgo i miei più distinti saluti.
mi chiamo Paola Armellini e sono la madre di Matteo Armellini, deceduto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012.
Mio figlio è una delle tantissime vittime degli incidenti sul lavoro. Infatti Matteo è morto perché, mentre allestiva il palco per il concerto dell’artista Laura Pausini, la struttura metallica è crollata, crollata – secondo quanto emerso dalle consulenze espletate in giudizio – per errori di progettazione, di montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi.
Per fortuna, per molte madri e giovani, la struttura metallica è crollata quando la costruzione era ancora in fieri, altrimenti – nel caso in cui il palco fosse crollato durante lo spettacolo dell’artista – vi sarebbe stata una tragedia che a tutt’oggi il nostro paese ricorderebbe.
Magra consolazione per una madre che ha perso l’unico figlio e che oggi, a quattro anni dalla morte di Matteo, non ha visto ancora un provvedimento con il quale sia stata sancita la responsabilità di coloro che avrebbero dovuto tutelare il lavoratore ed espletare la propria attività nel rispetto delle leggi e delle competenze professionali.
Infatti, dopo quasi un anno e mezzo di istruttoria dibattimentale, il processo – nel quale vengono contestati i reati di omicidio colposo determinato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, di disastro colposo aggravato dall’avverarsi dell’evento – quasi certamente subirà un arresto determinato dal trasferimento a un'altra sede giudiziaria del Giudice che fino ad ora ha istruito il processo.
Tale circostanza determinerà l’assegnazione del processo a un altro magistrato e quindi la regressione del medesimo alla fase iniziale del dibattimento.
Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al fine di evidenziarLe come la tutela delle vittime del reato possa vanificarsi con provvedimenti che, benché legittimi e tesi a garantire la copertura dei posti di magistrati in tutte le sedi della Corte di Appello, penalizzano il tempestivo svolgimento dei processi.
Confido che Lei Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina italiana, di ottenere almeno giustizia e ciò sarà possibile solo nella misura in cui il processo verrà assegnato tempestivamente a un magistrato che possa condurre un dibattimento e giungere a una sentenza che individui i responsabili, sempre nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le parti, in tempi brevi.
Matteo è una delle vittime innocenti dell’assenza di rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, almeno per quanto contestato nel processo: aveva 30 anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro e dopo quattro anni dalla sua morte non vi è ancora la parola fine al suo processo.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa mia comunicazione Le porgo i miei più distinti saluti.
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