Ogni anno produciamo centinaia di milioni di tonnellate di plastica. Possiamo ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e aiutare l’ambienteLettura in corso:
Un futuro di 'bio-plastica', il latte fa bene anche all'ambiente
Ogni anno produciamo centinaia di milioni di tonnellate di plastica. Possiamo ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e aiutare l’ambiente, sostituendo alcune materie plastiche con nuovi materiali ecologici con caratteristiche simili? Il giornalista di Euronews, Denis Loctier, è stato in Italia e in Francia per scoprire le ultime novità della ricerca ‘eco-compatibile’.
Con le nostre telecamere siamo stati nel dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa in Italia.
“Questo composto è una polpa di patate – spiega la ricercatrice Maria Beatrice Coltelli – Quest’altro è un polimero biodegradabile, e quest’altro – è pesante – è la proteina del latte”.
Il siero del latte proviene dalla lavorazione del formaggio e da altri scarti agricoli. Può rivelarsi fondamentale per la produzione di una nuova plastica biodegradabile. Sviluppato all’interno di un progetto di ricerca europeo, può essere utilizzato par realizzare cartoni laminati, scatole o contenitori per alimenti.
“I granuli vengono utilizzati per ottenere questa pellicola che va a comporre parte di un materiale multistrato che comprende anche cartone e alluminio”, aggiunge la dottoressa Coltelli.
Le fibre naturali sono chiaramente visibili. “Ma questo metodo può essere utilizzato su scala industriale?”, è la domanda di Denis Loctier.
Questa fabbrica di Mimizan, in Francia, produce laminati a base di carta. Ogni strato gioca la sua parte nel proteggere il contenuto della confezione. Le plastiche usate attualmente – come il polietilene – sono state prodotte più di 50 anni fa. Questa azienda punta a innovare la produzione su larga scala.
“Questo nuovo materiale è composto dagli scarti della produzione agricola – spiega Anne Kaschke, ingegnere alla Gascogne Emballage – È sostenibile e rinnovabile, a differenza delle risorse fossili, e questo è il motivo per cui riteniamo che possa rappresentare una valida alternativa alle pellicole di plastica in futuro”.
Seguendo la strada della ricerca e dello sviluppo, la nuova bioplastica potrà essere ulteriormente migliorata. Per esempio, potrebbe essere prodotta in fogli più sottili e su vasta scala, mantenendo le stesse proprietà e la stessa resistenza.
“È impossibile romperla con le mani, almeno per me – dice Elodie Bugnicourt, coordinatrice del progetto Bio-Board del gruppo Iris – Ci sono alcune proprietà che sono ancora in fase di miglioramento, ad esempio, dal punto di vista dei processi industriali, della trasformazione, dobbiamo aumentare la produzione e la velocità e migliorare la convertibilità dei materiali in modo da poterli lavorare su diverse macchine come vediamo qui”.
Un altro grande vantaggio della nuova bioplastica è che semplifica il riciclo. I diversi materiali che rivestono il cartone si separano più facilmente rispetto agli imballaggi attuali e possono essere recuperati in modo più efficiente, come è stato dimostrato in questo laboratorio per il controllo della qualità.
“Abbiamo sperimentato come sia semplice separare gli strati – conclude Marco Buchignani, capo del centro di controllo qualità della carta Lucense di Lucca – È importante recuperare il polietilene, l’alluminio e la maggior parte delle fibre che sono molto utili per la produzione di cartone riciclato”.
Buone capacità meccaniche, prodotti di origine ecologica e processi di riciclo all’avanguardia possono dare alla “nuova bioplastica”: http://www.bioboard.eu un posto nella nostra vita di tutti i giorni.
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