Scoperto nei pipistrelli un nuovo virus di Ebola
Una nuova specie di Ebolavirus è stata identificata in alcuni pipistrelli in Sierra Leone, prima ancora che la sua presenza si manifestasse con un'epidemia negli esseri umani o in altri animali. La scoperta di questo virus, che ancora non si sa se sia patogeno per la nostra specie, sarà utile per individuare i requisiti genetici per l'infezione umana(red)
Per la prima volta, una nuova specie di virus appartenente al genere degli Ebolavirus è stata individuata in una specie ospite prima che si manifestasse come malattia, negli esseri umani o in altri animali.
Il nuovo virus – a cui è stato dato il nome di virus di Bombali (BOMV), dalla località della Sierra Leone dove è stato localizzato – si affianca così ai cinque Ebolavirus già noti, ai quali spesso ci si riferisce, come a «ceppi» di Ebola: il virus di Ebola propriamente detto (EBOV), il virus di Bundibugyo (BDBV), il virus Sudan (SUDV), il Taï Forest virus (TAFV) e il Reston virus (RESTV). A parte quest’ultimo, che colpisce i macachi ma non l’essere umano, tutti gli altri Ebolavirus sono stati associati a epidemie nella nostra specie. EBOV, il primo Ebolavirus descritto, è anche il più pericoloso: dal 1976 sono stati individuati 25 focolai, i più gravi dei quali si sono verificati in Guinea, Sierra Leone e Liberia fra il 2013 e il 2016, dove si stima che 28.000 esseri umani siano stati infettati e 11.325 siano morti.
La scoperta della nuova specie virale – pubblicata su “Nature Microbiology” e realizzata nel quadro del PREDICT Ebola Host Project, finanziato dalla United States Agency for International Development (USAID) – è opera di ricercatori dell’Università della California a Davis e del Columbia University’s Center for Infection and Immunity in collaborazione con il governo della Sierra Leone, l’Università di Makeni, sempre in Sierra Leone, e Metabiota, Inc., azienda specializzata nello sviluppo di modelli di diffusione delle epidemie.
Il gruppo di PREDICT ha campionato più di 6000 animali in Sierra Leone ed eseguito test genetici di laboratorio
per cercare Ebolavirus sia noti sia sconosciuti. Il virus di Bombali è stato trovato in cinque pipistrelli appartenenti a due diverse specie di pipistrelli insettivori (Chaerephon pumilus e Mops condylurus) che possono appollaiarsi anche nelle case. In seguito alla scoperta, i ricercatori si sono impegnati in una sensibilizzazione delle comunità locali su come ridurre il rischio di trasmissione del virus, sottolineando che le persone non dovrebbero tentare scacciare i pipistrelli e tanto meno di ucciderli, perché all’atto pratico questi tentativi possono aumentare il rischio di trasmissione, invece di ridurlo.
Allo stato attuale, peraltro, non è ancora noto se il virus di Bombali sia patogeno per i pipistrelli, e neppure se sia effettivamente trasmissibile e patogeno nell’essere umano. La scoperta, ha detto Simon J. Anthony, coautore dello studio, rappresenta peraltro “un importante passo avanti nella capacità di comprendere la diversità virale che circola negli animali e di individuare i prerequisiti genetici per l’infezione umana e poi definire le priorità per ulteriori studi e interventi.”
Il nuovo virus – a cui è stato dato il nome di virus di Bombali (BOMV), dalla località della Sierra Leone dove è stato localizzato – si affianca così ai cinque Ebolavirus già noti, ai quali spesso ci si riferisce, come a «ceppi» di Ebola: il virus di Ebola propriamente detto (EBOV), il virus di Bundibugyo (BDBV), il virus Sudan (SUDV), il Taï Forest virus (TAFV) e il Reston virus (RESTV). A parte quest’ultimo, che colpisce i macachi ma non l’essere umano, tutti gli altri Ebolavirus sono stati associati a epidemie nella nostra specie. EBOV, il primo Ebolavirus descritto, è anche il più pericoloso: dal 1976 sono stati individuati 25 focolai, i più gravi dei quali si sono verificati in Guinea, Sierra Leone e Liberia fra il 2013 e il 2016, dove si stima che 28.000 esseri umani siano stati infettati e 11.325 siano morti.
La scoperta della nuova specie virale – pubblicata su “Nature Microbiology” e realizzata nel quadro del PREDICT Ebola Host Project, finanziato dalla United States Agency for International Development (USAID) – è opera di ricercatori dell’Università della California a Davis e del Columbia University’s Center for Infection and Immunity in collaborazione con il governo della Sierra Leone, l’Università di Makeni, sempre in Sierra Leone, e Metabiota, Inc., azienda specializzata nello sviluppo di modelli di diffusione delle epidemie.
Il gruppo di PREDICT ha campionato più di 6000 animali in Sierra Leone ed eseguito test genetici di laboratorio
Allo stato attuale, peraltro, non è ancora noto se il virus di Bombali sia patogeno per i pipistrelli, e neppure se sia effettivamente trasmissibile e patogeno nell’essere umano. La scoperta, ha detto Simon J. Anthony, coautore dello studio, rappresenta peraltro “un importante passo avanti nella capacità di comprendere la diversità virale che circola negli animali e di individuare i prerequisiti genetici per l’infezione umana e poi definire le priorità per ulteriori studi e interventi.”
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