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Il caporalato è un fenomeno criminale avente ad oggetto lo sfruttamento
della manodopera lavorativa, con metodi illegali.
Si definisce "caporale"
il soggetto che, solitamente nelle primissime ore del giorno, adesca manodopera giornaliera, di solito non
specializzata, per farla lavorare abusivamente ed illegalmente in diversi
settori, i più diffusi riguardano il lavoro nell'agricoltura (lavoro nei campi) e in cantieri edili abusivi.
Diffusione del fenomeno
Il fenomeno è molto diffuso
nel mondo, in Italia soprattutto nel mezzogiorno. Il caporalato è spesso collegato
ad organizzazioni malavitose. Esso generalmente trova grande riscontro nelle
fascie più deboli e disagiate della popolazione, ad esempio tra i lavoratori
immigrati (come gli extracomunitari). Tra gli altri mali non consente di attuare a tutela dei lavoratori ingaggiati la prevenzione infortuni che le attività richiedono.
In Italia
Questa pratica esiste da
decenni nelle aree agricole italiane, ed è anche documentata nelle cronache:
nel maggio del 1980 tre ragazze di Ceglie Messapica in Puglia perdono la vita in un autobus dei
caporali.[1] Il 17 luglio alcuni caporali tentano di investire
dei lavoratori e dei sindacalisti di Villa Castelli durante una manifestazione contro il
fenomeno, dopo aver rivolto nei loro confronti ripetute minacce di morte.[2].
Il 21 luglio sempre a Villa Castelli otto caporali
armati di pistola aggredirono i sindacalisti della CGIL e assaltarono la sede locale del
sindacato.[3]
Il fenomeno del caporalato si
è ancor più diffuso con i recenti movimenti migratori provenienti dall’Africa, dalla Penisola Balcanica, dall’Europa orientale e dall’Asia: infatti chi emigra
clandestinamente nella speranza di migliorare la propria condizione finisce
facilmente nelle mani di queste persone, che li riducono in condizioni di schiavitù e dipendenza.
Nel gennaio 2010 i lavoratori
extracomunitari di Rosarno in Calabria organizzano una serie di
manifestazioni contro i caporali, la tensione sfocia in una escalation di
violenza tra braccianti e abitanti del piccolo centro calabrese. Il 26 aprile
2010 sono arrestati a Rosarno 30 caporali, sfruttavano lavoratori
extracomunitari che erano costretti a lavorare in condizioni disumane nei
campi, raccogliendo agrumi coltivati nel rosarnese, con turni di lavoro pari a
15 ore al giorno, l'inchiesta ha consentito inoltre di fare luce su un sistema
di truffe perpetrate ai danni degli enti previdenziali. Sul piano patrimoniale,
sono stati sequestrati duecento terreni e venti aziende agricole per un valore
complessivo di 10 milioni di euro.[4] Il 5 giugno 2011 a Villa Castelli nell'ambito dell'operazione Little Castle dalla Guardia di Finanza sono
sequestrati beni per un totale di un milione e mezzo di euro[5]
L’art. 12 del D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 ha introdotto
nel codice penale italiano il
nuovo reato diintermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le
pene previste per i cosiddetti "caporali" sono la reclusione da
cinque a otto anni e una multa da 1.000 a 2.000 € per
ogni lavoratore coinvolto.