martedì 17 dicembre 2019

Sicurezza nell’utilizzo di fuochi d’artificio: controllo e ispezione

Da  "PUNTO SICURO"

Sicurezza nell’utilizzo di fuochi d’artificio: controllo e ispezione


Sicurezza nell’utilizzo di fuochi d’artificio: controllo e ispezione
Stefano Farina
 Stefano Farina
 Valutazione dei rischi
09/07/2018: Una circolare del Ministero dell'Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza, fa il punto sugli aspetti legati alla sicurezza nell’ambito della produzione, trasporto ed utilizzo di Fuochi d'Artificio.











Con una specifica circolare di data 11 maggio 2018 [n. 557/PAS/XV.H.MASS(6)] il Ministero dell'Interno ha fatto il punto sugli aspetti legati alla sicurezza nell’ambito della produzione, trasporto ed utilizzo di Fuochi d'Artificio.

In particolare la Circolare, avente come oggetto: Fabbriche e depositi di fuochi d'artificio ex art. 47 TULPS. Attività di monitoraggio, controllo e ispezione, partendo dal presupposto che con l’approssimarsi della stagione estiva, durante la quale è più frequente l'impiego di prodotti pirotecnici in occasione di eventi pubblici a carattere locale, sottolinea l'esigenza di assicurare la più accurata ed attenta vigilanza a tutela della pubblica e privata incolumità.
Naturalmente la Circolare è indirizzata ai soggetti che devono effettuare i controlli e la vigilanza, ma al suo interno affronta in maniera dettagliata tutti gli aspetti che devono essere considerati nel “ciclo di vita” dei fuochi d’artificio.

Vediamo in dettaglio quanto previsto:
  • verifica che i titolari di licenza di fabbriche e depositi presenti sul territorio osservino scrupolosamente la normativa tecnica ed amministrativa di settore.
  • effettuazione di opportuni ed adeguati controlli mirati ad accertare la puntuale osservanza delle regole da parte dei titolari delle licenze di fabbricazione (rilasciate dal Prefetto ex art. 47 T.U.L.P.S), con l'ausilio eventuale di personale appartenente al nucleo artificieri.
Per quanto riguarda tali aspetti è interessante il richiamo al contenuto della circolare n. 557/PAS/U/010964/XV.H.MASS(77)SM del 05.07.2016, a firma del Capo della Polizia — Direttore Generale della P.S., con la quale erano state diramate le "Linee guida per le Commissioni Tecniche Territoriali in sede di sopralluogo ispettivo presso fabbriche e depositi di fuochi d'artificio", pubblicate sul sito istituzionale della Polizia di Stato.
Tali linee guida costituiscono un utile manuale operativo, completo di una lista di controlli che agevola le verifiche in corso di sopralluogo, nel quale sono compendiate le nozioni fondamentali in tema di idoneità ed operatività delle strutture operanti nella fabbricazione e deposito dei fuochi d'artificio con particolare riferimento agli aspetti attinenti alla sicurezza di dette attività.
  • Attuazione di una mirata campagna di sensibilizzazione, attraverso comunicazioni volte a richiamare l'attenzione sugli obblighi previsti dalle vigenti disposizioni e dalle eventuali ulteriori prescrizioni imposte all'atto del rilascio delle licenze a mente dell'art. 9 T.U.L.P.S.
Riguardo a tale campagna viene inoltre consigliata la diffusione dei contenuti dell’opuscolo dell’INAIL dal titolo: Indicazioni operative per le aziende del settore pirotecnico.  
Tale opuscolo - frutto della collaborazione tra l’Inail, il Dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccor- so pubblico e della Difesa civile, la Direzione armamenti terrestri del Segretariato generale della Difesa/DNA e il Dipartimento della Pubblica sicurezza, Ufficio per l’amministrazione generale del Ministero dell’interno - alla luce dell’analisi delle principali criticità, intende fornire alcune indicazio- ni sulla gestione dei rischi più rilevanti e sull’attuazione degli aspetti normativi in termini di salute e sicurezza dei lavoratori, inclusa l’implementazione delle specifiche norme di prevenzione incendi.



L'opera di sensibilizzazione dovrà inoltre riguardare la necessità di:
  1. osservare scrupolosamente i limiti di carico di materiali esplodenti e dei prodotti pirotecnici stabiliti nelle rispettive licenze;
  2. provvedere, senza ritardo e nel rispetto delle cautele imposte dalla legge e dagli altri obblighi di diligenza, al trasferimento dei prodotti finiti dai laboratori di fabbricazione ai locali di deposito;
  3. dare scrupolosa attuazione agli obblighi di registrazione delle materie prime e dei prodotti finiti stabiliti dall'art. 55 T.U.L.P.S.;
  4. attenersi al rigoroso rispetto delle metodologie e regole tecniche di lavorazione;
  5. assicurare che la manipolazione dei prodotti e delle materie esplodenti siano effettuate esclusivamente da soggetti in possesso della capacità tecnica di cui all'art. 101 del R.D. n. 635/1940, eventualmente coadiuvati da collaboratori adeguatamente formati allo scopo.
  • Approfondito controllo delle licenze di trasporto rilasciate agli operatori di settore, al fine di monitorare se vi sia una sproporzione tra la quantità di prodotti che una struttura è autorizzata a fabbricare o detenere e il totale dei quantitativi di prodotti movimentati per l'allestimento di spettacoli pirotecnici autorizzati ai sensi dell'art. 57 T.U.L.P.S., o per il rifornimento di altri depositi.

Un ulteriore aspetto di riflessione riguarda inoltre la sensibilizzazione dei Sindaci che rivestono la qualità di Autorità di Pubblica Sicurezza, affinché il rilascio delle prescritte licenze per lo svolgimento degli spettacoli pirotecnici ex art. 57 T.U.L.P.S. avvenga nel più rigoroso rispetto delle norme di sicurezza, dando sempre preventiva informazione al Questore, al Dirigente del locale Commissariato di Polizia ovvero al Comandante della Stazione dei Carabinieri.

Partendo da questo ultimo aspetto indicato nella Circolare, nell’ottica di una corretta la progettazione della sicurezza degli eventi, vogliamo inoltre soffermarci ad approfondire alcuni aspetti legati all’organizzazione e gestione eventi e per fare ciò riprendiamo in linea generale quelle che sono le indicazioni presenti nelle citate linee guida e nella bibliografia tecnica:
                   Area di Sparo
È l'area in cui vengono posizionati gli artifici destinati allo spettacolo pirotecnico ed i loro eventuali mezzi di lancio.
L'area di sparo:
  • deve essere opportunamente delimitata con apposita segnaletica e, se ritenuto necessario, cintata;
  • in ogni caso deve esservi vietato l'accesso del pubblico;
  • gli artifici dovranno esservi disposti in modo da evitare reciproche influenze con possibilità di accensioni accidentali.

Distanza di sicurezza per il pubblico:   
Essa è determinata in base al calibro degli artifici impiegabili e in base al tipo degli stessi - fuochi a terra e fuochi aerei – e va da 30 m. a 200 m.
Tali indicazioni trovano applicazione anche in caso di utilizzo degli articoli pirotecnici muniti della marcature CE salvo che il fabbricante imponga distanze di sicurezza superiori.
Anche per l’impiego di articoli il cui calibro superi   quelli massimi indicati calibro 210  mm  per  i  cilindrici  e  calibro  400  mm  per  gli  sferici) si dovrà applicare la distanza più cautelativa, quindi maggiore, che emerga dal raffronto della distanza massima pari a 200 m e quella indicata ovvero ricavabile dai dati della relativa etichetta.
In mancanza di tali indicazioni acquisibili dall’etichetta, il pirotecnico dovrà  provvedere  all’allestimento  tenendo  conto  delle  distanze  minime di sicurezza risultanti da idonea documentazione relativa ai prodotti che s’intendono utilizzare,  fornita  dall’Ente  Notificato.
E’ evidente che il pirotecnico concorre in maniera determinante, con le conseguenti connesse responsabilità, al corretto allestimento dello spettacolo pirotecnico ed al rispetto delle distanze di sicurezza dall’area di sparo in relazione alle necessarie valutazioni sulle condizioni concrete dei siti prescelti.
Resta ferma, in ogni caso, la facoltà della competente Autorità di P.S. di innalzare le distanze di sicurezza (che sono da considerarsi come limiti minimi) sotto forma di prescrizioni ex art 9 T.U.L.P.S.
Per una migliore comprensione, riportiamo di seguito uno schema riassuntivo relativo alle distanze di sicurezza: ( tratto da www.vigilfuoco.it/sitiVVF/ascolipiceno/ -Ing. Mauro Malizia - FUOCHI ARTIFICIALI - NORMATIVA DI SICUREZZA )
Zona  di  sicurezza:
E’  lo  spazio  posto  tra  l’area  di  sparo  e  le  zone  aperte  al  pubblico,  in  esso  non  è  consentito  l’accesso  o  la  sosta  al  pubblico  ma  solo  di  un’aliquota di personale preposto al soccorso pubblico in grado di intervenire anche nell’area di sparo in caso di incidente.
Gli edifici, le costruzioni e le strutture di qualsiasi genere esistenti non devono essere abitate o frequentate durante lo svolgimento dello spettacolo e devono essere sufficientemente distanti per non subire danni.

Ricordiamo infine che la necessità di consapevolezza e conoscenza dei pericoli, la corretta valutazione dei rischi ed il rispetto delle regole in questo settore è certamente un elemento cardine della prevenzione, anche perché - come evidenziato dall’INAIL - il settore dei prodotti pirotecnici, sebbene costituisca un comparto circoscritto in termini di numero di aziende e addetti, rientra tra quelli più rischiosi nel quale si sono verificati incidenti con infortuni quasi sempre mortali, anche plurimi.


Stefano Farina
Consigliere Nazionale AiFOS - Referente Nazionale Progetto AiFOS Costruzioni



domenica 15 dicembre 2019


Il tour dei sindaci ed i tre veri problemi sui rifiuti




La recente visita agli impianti di Este e Trento per il trattamento dei rifiuti pone una serie di problemi. C'è un grave ritardo nella mentalità. Che si somma ad una chiara strategia perseguita nel passato: far tardare il territorio. Affinché se ne avvantaggiassero altri. Le nuove sfide dell'economia circolare non consentono altre perdite di tempo

Il tour organizzato dal presidente della Saf Lucio Migliorelli con un primo gruppo di sindaci del territorio per visitare le eccellenze nel trattamento dei rifiuti urbani in Italia mette a nudo una serie di problemi.

La premessa


Il presidente della Saf Lucio Migliorelli
Il presidente della società pubblica per la gestione delle immondizie prodotte dai Comuni della provincia di Frosinone ha individuato due tappe. La prima ad Este dove ha sede la Sesa – Società Estense Servizi Ambientali: lì vengono lavorati gli avanzi delle cucine ciociare che ormai da oltre un anno Saf non tratta più perché ha avviato l’adeguamento degli impianti alle nuove norme. Trasferire da Colfelice a fuori territorio quelle lavorazioni ha comportato per i cittadini il raddoppio della quota nella bolletta dei rifiuti. Sesa impiega 400 dipendenti, utilizza le tecnologie che Saf ha deciso di importare dopo avere incassato nei mesi scorsi il parere favorevole dei sindaci alla trasformazione radicale dell’impianto da Tmb (le lavorazioni attuali, meccaniche e di trito vagliatura) in fabbrica dei materiali. All’atto pratico: zero puzza, zero inquinamento, bio metano e fertilizzanti agricoli dai rifiuti.
La seconda tappa è stata a Faedo (Trento) dove ha sede l’impianto di compostaggio della Bio Energia Trentino. È un esempio nazionale perché ha dimensioni contenute, è tarato sulle necessità della provincia di Trento, lavora tutti gli scarti delle cucine trentine e ne ricava energia e gas. In quel territorio c’è la mano di uno dei principali esperti in materia, l’ingegner Luciano Piacenti che opera ad Anagni ed ha realizzato l’impianto inserito alla perfezione tra i vigneti del Valdobbiadene.

Per non dimenticare


Il tavolo per la bioenergia
A questo primo tour hanno partecipato i sindaci Bernardo Donfrancesco (Colfelice), Enzo Salera (Cassino), Roberto De Donatis (Sora), Domenico Alfieri (Paliano) e Francesco Lavalle (San Giorgio a Liri).
Il presidente della Saf lo ha organizzato per mostrargli con mano il livello di integrazione con l’ambiente raggiunto dalle moderne tecnologie per la lavorazione dei rifiuti. Nulla a che vedere con i processi produttivi di inizio anni Novanta che caratterizzarono l’avvio della Saf: grazie alla quale la provincia di Frosinone non è più andata in emergenza, non ha vissuto sulle sue strade i drammi visti a Napoli prima ed a Roma poi.
Solo per sollecitare la memoria: oggi la Regione ritiene necessario autorizzare il 5° maxi cratere a Roccasecca per interrarci i rifiuti che abbiamo accumulato in discariche d’emergenza prima che l’allora presidente Francesco Scalia imponesse la nascita di Saf, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta.

Il primo problema

Il primo problema che quel tour mette a nudo è che ben poco è cambiato nella mentalità dei sindaci nel corso di questo quarto di secolo. Nei mesi scorsi hanno approvato i conti della Saf, hanno condiviso le linee di gestione tracciate dal presidente Lucio Migliorelli, soprattutto hanno detto si praticamente all’unanimità alla riconversione dell’impianto. Benissimo.
Ma nessuno ha chiesto di andare a Trento e ad Este per vedere come funziona. Perché non si sono posti il problema di dover poi spiegare ai loro cittadini i motivi della loro scelta fatta durante l’assembleaQuella varata da Lucio Migliorelli è la più radicale trasformazione del ciclo dei rifiuti in provincia di Frosinone dall’inizio degli anni Novanta. È il balzo nel nuovo millennio che archivia definitivamente il concetto della buca nella quale sotterrare le immondizie (vissuto fino a quando l’Ue non ci ha impedito di farlo ed ha chiuso Malagrotta, la più grande discarica a cielo aperto in Europa). È il superamento dei Tmb e l’avvio della fine per i termovalorizzatori (nati quando siamo finiti in emergenza perché non potevano più portare a Malagrotta).

Il ciclo di lavorazione Saf
Il progetto della Nuova Saf, la Fabbrica dei Materiali, contiene quanto di più avveniristico, moderno ed ecologico esista al momento sul mercato. Possibile che nessun sindaco abbia voglia di vederlo e farsi dare un dvd da proiettare in consiglio comunale quando prima o poi qualcuno in cerca di notorietà andrà a cercare il pretesto?
La loro fortuna è che lo abbia capito Lucio Migliorelli, forte dell’esperienza maturata quando dirigeva un settore dell’assessorato all’Ambiente in Regione Lazio. Ha giocato d’anticipo.

Il secondo problema

Il secondo problema è chi soffia sul fuoco. Per anni le aree tra RoccaseccaColfelice e San Giovanni Incarico sono state teatro di proteste e manifestazioni. Giustissime e sacrosante in molti casi: le tecnologie fino a ieri avevano forti limiti e generavano come effetto collaterale i cattivi odori nei quali era impossibile vivere.
Non è un caso che Lucio Migliorelli abbia affrontato la questione in modo radicale: se a generare la puzza sono i rifiuti organici che fermentano li togliamo e cambiamo del tutto le tecnologie. Così ha fatto. Ma per un periodo i cittadini pagheranno il doppio? Paghiamo tutti il trasferimento della produzione fuori territorio, prima pagavano solo quelli che abitano in zona respirandosi i cattivi odori.

L’ingresso dello stabilimento
Una parte delle proteste però non era spontanea. A manifestare – ha scoperto all’epoca la polizia – arrivavano anche persone che nulla avevano a che fare con il territorio, con la provincia, talvolta con il Lazio. Non occorre uscire dal convento delle Orsoline per comprendere che il blocco del ciclo dei rifiuti in Ciociaria alimentava ben altri interessi fuori zona.
Lo smantellamento di alcuni schemi, operato dalle forze dell’ordine a Roma, ha avuto riflessi anche in provincia di Frosinone.
I sindaci ora non sono sotto assedio. Bene. Ma solo costruendo una mentalità ambientalista forte, radicata su elementi concreti e non sulle paure, sarà possibile evitare che qualcuno venga a soffiare di nuovo a Colfelice. E questa coscienza è ben lontana dall’essere costruita.

Il terzo problema

Il terzo problema è quello più pratico. Ed è quello sul quale il Legislatore, le prefetture, la Procura della Repubbblica, non potranno tardare molto ad intervenire. È il problema che l’ex presidente di Saf, Cesare Fardelli ha messo a nudo tante volte: tutte quelle in cui le associazioni gli chiedevano di poter ispezionare l’impianto.
La risposta era sempre la stessa: siete i benvenuti, ma chi siete, chi rappresentate, quanti iscritti avete che competenze possedete? Il rischio evidenziato da Fardelli è sempre stato oggettivo: non si possono mettere allo stesso tavolo un ingegnere ambientale e la signora Mariuccia. Che ha tutto il diritto di avere intorno a lei aria respirabile e pulita: ma il confronto tecnico può avvenire tra tecnici. Altrimenti si trasforma una cosa seria in una gazzarra da condominio.

Il vecchio ciclo di produzione
È il grande equivoco che sta emergendo in tutta evidenza in questi giorni. Con l’avvento dell’economia circolare, basata sul recupero e riutilizzo dei materiali, ci sono grandi progetti che possono modificare radicalmente l’assetto economico dell’intera provincia di Frosinone. Soprattutto ora che il futuro dello stabilimento Fca è del tutto incerto. E c’è chi ha tutto l’interesse di farli saltare. Per il motivo di cui al punto due: faccio cacciare nel giardino tuo così il business me lo porto nel giardino mio.
Le associazioni ambientaliste sono la migliore garanzia ed il principale stimolo per fare meglio. Ma a loro tutela va fatta chiarezza e pretesa trasparenza.
Nel frattempo, anche le visite ad Este ed a Trento vanno bene. Ma se vogliamo diventare estensi e trentini anche noi, prima o poi dobbiamo smettere di fare viaggi ed importare la mentalità ambientalista che lì gli ha consentito di realizzare quegli impianti. Mentre qui venivano bloccati da tonnellate di ricorsi ai Tar.

I pastori del mio presepe

I pastori del mio presepe
sono i dubbi
che ancora
mi tengono vivo.

Quando finiranno
salirò sul monte
anch’io
senza pensare ad altro
che al bene di tutti
compreso il mio
per togliere
da questo mondo il male
che ci fa dannare
per non odiare
chi mi è difronte
avversario
o diverso
e il viatico
di una risorgenza,
la consolazione
all’astinenza  del sapere
che ha sempre sperato
nel piacere del capire…

Gioacchino Ruocco
15.12.019 Ostia Lido

martedì 3 dicembre 2019

Sergio Troiano 10 h · MA COS'È QUESTO MES?

MA COS'È QUESTO MES?
Grazie a Simona Tinagli.
Che cosa è il MES?
In estrema sintesi: il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è stato creato nel 2012 con un Trattato Intergovernativo (ovvero un accordo tra Stati, non con un atto di legislazione Europea) come strumento per aiutare i Paesi dell’eurozona in difficoltà, attraverso la creazione di un Fondo (Il Fondo Salvastati) a cui contribuiscono tutti i 19 paesi che aderiscono all’Euro. L’utilizzo di questo Fondo da parte di chi è in difficoltà prevede ovviamente (sin dal 2012), una serie di condizioni sia per accedervi, sia una volta che si sono ricevuti gli aiuti. Il MES non è, com’è stato erroneamente affermato da Salvini (ex vice primo ministro di uno Stato aderente al MES!), un “ente privato”, ma un Fondo creato dagli Stati Membri della zona Euro nel cui organo decisionale siedono i Ministri delle Finanze (su chi decide che cosa torneremo dopo).
Come funziona il MES prima e dopo la riforma?
IL MES PRIMA DELLA RIFORMA
Il MES può erogare un prestito a uno Stato in difficoltà sotto forma di due linee di credito, cosiddette PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line) ed ECCL (Enhanced Conditioned Credit Line). Le condizioni per avere accesso a una linea di credito piuttosto che all’altra non sono inserite nel trattato attuale (che menziona solo la necessità di avere un debito pubblico sostenibile), ma si trovano nelle linee guida elaborate dal MES sempre nel 2012. In ogni caso, spetta al Board of Governors del MES, in base alla richiesta del paese e alle valutazioni della Commissione, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale, decidere sotto che forma concedere il prestito. Ma la cosa più rilevante è che oggi, per entrambe le linee di credito, è previsto l’obbligo di sottoscrivere un contratto con la Commissione, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale: la cosiddetta Troika.
IL MES DOPO LA RIFORMA
Dopo la riforma il MES funziona esattamente con gli stessi strumenti di prima (PCCL e ECCL), tuttavia nel nuovo testo si cancella l’obbligo di firmare un contratto con la Troika in caso di PCCL. In cambio di questo significativo alleggerimento delle condizioni si iscrivono nel trattato – non più nelle linee guida - dei criteri oggettivi leggermente più stringenti per averne diritto Si tratta di criteri presenti in un nuovo allegato al trattato, l’allegato III, che includono, per esempio, l’avere nei due anni precedenti un deficit sotto al 3% e il non essere in procedura di infrazione. Parametri che l’Italia attualmente rispetta, ad eccezione della regola di rientro sul debito previsto dal Fiscal Compact (una condizione che però è inclusa anche nelle attuali linee guida, quindi l'Itali già oggi non potrebbe accedere ad una PCCL): Le nuove regole di accesso/utilizzo della PCCL stabiliscono, come unico vincolo contrattuale, il continuo rispetto di questi parametri. Questo permette, da un lato, di fare chiarezza su chi ha diritto ad accedere a una PCCL e chi no e di evitare comportamenti opportunistici (ragionamenti del tipo: “sforo alla grande per qualche anno, entro in procedura di infrazione ma poi chiedo aiuto tramite richiesta di PCCL senza neppure avere la Troika in casa”) e dall’altro lato di lasciare l’indipendenza e la sovranità ai Paesi più solidi in temporanea difficoltà che non hanno necessità/urgenza di ricorrere all’ECCL.
Oltre a questa modifica sull’accesso/utilizzo del Fondo Salvastati, la Riforma aggiunge una parte (articolo 18A) in cui si prevede che il Fondo Salvastati possa servire come “Backstop” – diciamo come ulteriore garanzia - per il Fondo di Risoluzione Bancaria (SRF: Single Resolution Fund), che è il fondo che serve per aiutare le banche in crisi quando queste rischiano di innescare crisi sistemiche in Europa. E’ una misura molto utile, che non serve, come dicono alcuni, “a salvare le banche tedesche”, ma serve per dare un ulteriore strumento di stabilità per il sistema economico europeo. Tutti sapevano che, in caso di crisi veramente grossa, il Fondo di Risoluzione da solo non sarebbe bastato: aggiungere un terzo soggetto per garantire la gestione ordinata delle crisi bancarie è quindi molto importante. Ma, soprattutto, è una misura che non c’entra niente con l’altra funzione del Fondo, che non riguarda le banche ma gli Stati e il loro debito pubblico. Non è affatto vero, quindi, che le banche italiane non potranno avere accesso a questo meccanismo di salvaguardia perché lo Stato non rispetta i parametri per avere accesso a una PCCL. Anche questa è una falsità.

E’ vero che per “salvare le banche tedesche si prenderanno i soldi dai BOT della signora Maria?
Questa è un’altra bugia raccontata peraltro in TV (ho sentito dirlo da Lucia Borgonzoni a Piazza Pulita). Chi dice questo sta mischiando mele con arance. Come detto prima, l’utilizzo del Fondo come “backstop” per le crisi bancarie, è una cosa totalmente diversa dall’uso del Fondo come aiuto agli Stati, e quindi non c’entra niente né con i criteri di accesso al Fondo Salvastati in caso di crisi del debito pubblico, né con i titoli di Stato della Signora Maria.

E’ vero che con la revisione dei criteri di accesso alle linee di credito del Fondo Salvastati l’Italia non potrà più accedere a questi fondi?
Tutti i Paesi della UE che aderiscono al MES possono accedere a una delle due linee di credito. Quello che cambia, con i nuovi criteri, è solo l’accesso alla prima delle due linee, la PCCL, i cui criteri di accesso vengono rafforzati in cambio dell’eliminazione della Troika.
Attualmente l’Italia rispetta tutte le regole previste per accedere alla PCCL tranne la regola di riduzione del debito pubblico, cosa che, già oggi, non gliene dà diritto. Molti cercano di far credere che questo significhi che sia di conseguenza tagliata fuori dal MES. Il ché è ovviamente falso, poiché rimane la possibilità di richiedere un’ECCL. Le condizioni di accesso per la ECCL restano legate, come in passato, ad una valutazione sulla “sostenibilità del debito” del Paese richiedente, condizione che l’Italia certamente rispetta. (Da ricordare che tale valutazione sulla sostenibilità del debito, secondo l’art.13 del trattato va fatta con criteri trasparenti ma anche con un “sufficiente margine di giudizio”. Per fare un esempio: quando ci fu la crisi Greca, il debito greco venne considerato sostenibile e la Grecia venne ammessa agli aiuti.)

E’ vero quindi che l’Italia viene molto penalizzata dalla riforma?
No, perché, anche se il trattato restasse com’è adesso, l’Italia comunque non rispetta “gli impegni del Patto di Stabilità e Crescita” (in particolare la regola di riduzione del debito), che, com’è sancito dalle attuali linee guida, è una condizione necessaria per avere diritto a una PCCL. Inoltre, anche se con un margine di discrezionalità le venisse concesso l’accesso a questa forma di credito, con il Trattato 2012 sarebbe in ogni caso costretta a sottoscrivere un contratto con la Troika, così come è previsto per l’attivazione di una linea di credito ECCL. Quindi, con o senza riforma, le conseguenze di un eventuale accesso al Fondo da parte dell’Italia restano identiche.

È vero che la Germania può mettere un veto sul concedere o meno una linea di credito?
Vero. E può farlo anche l’Italia, così come la Francia. In condizioni normali, tutti hanno questo potere, poiché la decisione di concedere un prestito richiede l’unanimità. Se la BCE e la Commissione Europea valutano però che esiste un rischio per stabilità della zona euro in caso di ritardo nelle decisioni, dall’unanimità si passa a una maggioranza qualificata dell’85%, dove ogni paese ha tanti voti quant’è la sua percentuale di capitale nel MES. Questo significa che i paesi con un cosiddetto Capital Keysuperiore al 15% hanno, anche in questo caso, un diritto de facto di veto. Rientrano in questa categoria la Germania (26,95%), la Francia (20,24%) e l’Italia (17,78%).

È vero che non si sa chi c’è a prendere le decisioni nel MES?
Falso. L’organo decisionale principale (il Board of Governors) è costituito dall’insieme dei Ministri delle finanze della zona euro. Il secondo organo decisionale, che prende per lo più decisioni accessorie alle decisioni prese dal BoG, è il Board of Directors, costituito da un membro per paese, nominati dai ministri delle finanze della zona euro.

E’ vero che la riforma del Trattato introduce l’immunità per il Board of Governors del MES?
No: l’immunità E’ SEMPRE STATA PREVISTA DALL’ART.35 del Trattato (quindi sta lì dal 2012: certi politici, che pure all’epoca erano al Parlamento Europeo, devono aver dormito proprio tanto per accorgersene solo adesso…). E’ una norma che può far storcere il naso, ma provate ad immaginare la funzionalità del Fondo Salvastati se ogni volta che i Ministri decidono di attivare il Fondo per salvare uno Stato in difficoltà questi rischiassero di essere indagati, chenneso’, dalla procura di Trani o di Dusseldorf o di Bruges…