lunedì 31 agosto 2020

 

Cos’è il LADA, il diabete del “terzo tipo”

LADA sta per diabete autoimmune dell'adulto: come si riconosce e quali terapie sono a disposizione

Federico Mereta

Federico MeretaGIORNALISTA SCIENTIFICO

Quando si pensa al diabete, escludendo quadri specifici come la forma che compare in gravidanza, la mente va subito alla forma di bambini e adolescenti, il diabete di tipo 1, o a quella degli adulti, diabete di tipo 2. Nel primo caso tutto nasce da una reazione errata del sistema immunitario che attacca le cellule produttrici d’insulina, nel secondo che colpisce dalla mezza età in poi, il meccanismo è diverso. Ma in alcuni casi, nelle forme di tipo 2, può esserci anche un’alterazione dell’apparato difensivo dell’organismo. Si parla quindi di LADA sigla che sta diabete autoimmune dell’adulto.

Ecco come si riconosce

Il 10-15 per cento circa di soggetti con diagnosi di diabete mellito tipo 2 è in realtà affetto dal diabete cosiddetto LADA. “Si tratta – spiega Raffaella Buzzetti, coordinatrice del progetto NIRAD (Non InsulinRequiring Autoimmune Diabetes) finanziato dalla ‘Fondazione Diabete e Ricerca’ della Società Italiana di Diabetologia (SID) e ordinario di Endocrinologia preso l’Università La Sapienza di Roma – di una forma particolare di diabete che insorge in età adulta, ma riconosce una patogenesi autoimmune, simile al diabete tipo 1 ad insorgenza giovanile, in quanto  determinato dalla distruzione delle cellule pancreatiche che producono insulina da parte del proprio sistema immunitario”.

A differenza del diabete di tipo 1 però il LADA ha una evoluzione più lenta; chi ne è affetto può arrivare alla terapia con insulina anche dopo molti anni dalla diagnosi.

“Per porre diagnosi di LADA – prosegue l’esperta – cosa certamente rilevante in quanto il trattamento di questa forma di diabete è diverso da quello del diabete tipo 2, è necessario evidenziare la presenza degli autoanticorpi diretti verso le cellule pancreatiche che producono insulina (si fa attraverso un esame del sangue). La caratterizzazione di questa forma di diabete è stata possibile negli ultimi anni anche grazie ai numerosi lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali nell’ambito del progetto italiano NIRAD. Fino ad oggi non esistevano tuttavia linee guida dedicate a questa forma di diabete ancora poco conosciuta. Una lacuna adesso colmata da una pubblicazione su Diabetes, organo ufficiale dell’American Diabetes Association.

“Un panel internazionale di esperti di diabete e metabolismo – spiega la Buzzetti, che è il primo autore del documento – ha siglato una consensus sulla terapia del LADA, pubblicata su Diabetes. C’era assoluta necessità di fornire indicazioni precise circa la terapia di questa forma di diabete. È molto importante porre una corretta diagnosi del tipo di diabete: in particolare, riconoscere il LADA in un soggetto precedentemente considerato affetto da diabete tipo 2, può comportare un cambiamento anche sostanziale della sua terapia che consentirà di ottenere un significativo miglioramento del controllo metabolico e di fare una corretta prevenzione delle complicanze croniche”.

Terapie su misura

L’algoritmo proposto dagli autori della Consensus, che si basa sulla valutazione della riserva insulinica del soggetto con diabete autoimmune, ottenibile con un semplice dosaggio su prelievo di sangue indirizza verso la terapia più appropriata.

“Attualmente – conclude la professoressa Buzzetti – sono molte le classi di farmaci a disposizione del diabetologo per la cura del diabete, ma soltanto una diagnosi precisa permette di prescrivere al paziente una terapia personalizzata. Nel caso del LADA, il trattamento prevede in una prima fase l’utilizzo di farmaci ipoglicemizzanti in grado di preservare la funzione delle cellule pancreatiche che producono insulina; sarà quindi necessario ricorrere alla terapia insulinica, il più precocemente possibile, qualora la funzione delle cellule beta pancreatiche risulti già compromessa. In questo modo sarà possibile prevenire le complicanze del diabete quali infarto, ictus, insufficienza renale”.

domenica 30 agosto 2020

Cade un albero su una tenda in campeggio: morte due bambine

 

Cade un albero su una tenda in campeggio: morte due bambine

Due bambine sono morte dopo essere state colpite da un albero mentre si trovavano in tenda, in un campeggio a Marina di Massa

Due bambine sono state trasportate all’ospedale Apuane in gravissime condizioni: a causa di una tromba d’aria, infatti, un albero è caduto in un campeggio a Marina di Massa (Massa Carrara), il ‘Verdemare’, sulla tenda in cui stavano dormendo con il resto della famiglia. La più piccola, di 2 anni e mezzo, è morta dopo un tentativo di rianimazione sul posto. La sorella di 14 anni è deceduta in ospedale a distanza di poche ore. Lo rende noto l’Ansa.

Un’altra ragazza di 19 anni ha riportato lievi contusioni: per lei non è stato necessario il ricovero. Illesi i genitori.

Secondo quanto appreso sul posto, la caduta dell’albero ha riguardato una famiglia marocchina, residente in Italia, nella zona di Torino, venuta a trascorrere alcuni giorni di vacanza in Toscana.

I familiari oltre ad aver affittato un bungalow nel campeggio avrebbero poi installato accanto allo stesso anche la tenda per avere altro spazio dove poter trascorrere la notte. È qui che le tre sorelle sono state colpite dall’albero.

La bimba più piccola è rimasta gravemente ferita ed è morta nonostante i tentativi di rianimazione, manovre durante le quali il medico ha constatato il decesso.

La sorella di 14 anni è stata ricoverata in gravi condizioni in ospedale, ma è deceduta poche ore dopo per le gravi ferite riportate. I genitori e la terza figlia, la più grande, hanno raggiunto l’ospedale di Massa e vengono assistiti dal personale sanitario.

L’incidente è avvenuto verso le 7 nel camping. I vigili del fuoco proseguono le operazioni per mettere in sicurezza l’area. La pianta caduta sulla tenda è un pioppo alto quattro metri e mezzo.

Bimbe travolte da un albero a causa di una tromba d’aria

Sul posto sono intervenute le automediche del 118 da Massa e Querceta, un’ambulanza da Massa, carabinieri e Vigili del Fuoco. È stato richiesto anche l’intervento dell’elisoccorso Pegaso ma non è potuto intervenire per il forte vento.

A spiegare l’accaduto i vigili del fuoco, che su Twitter hanno parlato di “una tromba d’aria” che “ha interessato stamattina l’area costiera della provincia. A Massa Marittima, un albero si è abbattuto su una delle tende in un campeggio ferendo due bambini ed un adulto. Soccorsi in atto”.

Maltempo, vigili del fuoco al lavoro in tutta Italia

Intanto i vigili fuoco sono impegnati praticamente da Nord a Sud per l’emergenza maltempo e per l’emergenza incendi.

Macari di San Vito lo Capo, in provincia di Trapani, il vento di scirocco alimenta dalla notte un vasto incendio di vegetazione. Evacuato il villaggio turistico Baia Santa Margherita e alcune abitazioni.

A Palermo prosegue il vasto incendio nella zona di Altofonte, dove nella notte sono state evacuate un centinaio di persone dalle proprie abitazioni minacciate da vicino dalle fiamme. Dall’alba sono tornati in azione sui due incendi i Canadair della flotta del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

Al Nord proseguono gli interventi dei vigili del fuoco in Veneto per danni da tromba d’aria e pioggia come alberi caduti e pericolanti, strutture divelte, smottamenti: a Vicenza raddoppiato il turno di servizio, inviate squadre e automezzi in supporto da VeneziaTreviso e Belluno; a Verona giunti rinforzi da Padova.

Nelle ultime 24 ore tra Lombardia e Veneto oltre 1.000 interventi. Sono 250 le operazioni di soccorso svolte in Friuli Venezia Giulia dai comandi di Pordenone e Udine, con il supporto dei colleghi giunti da Trieste e Gorizia: tetti scoperchiati, frane e persone bloccate dall’acqua nelle proprie vetture hanno impegnato i vigili del fuoco per tutta la notte.

VIRGILIO NOTIZIE | 30-08-2020 11:58


Commento. - In tema di prevenzione la cautela e la valutazione dei rischi, quando se ne parla sembra la cosa più ovvia. la più stupida precauzione da prendere per riportare la pelle intatta a casa, ma stando ai fatti di cronaca non è così.

Chi paga per tutti è quello che si fida degli altri che dovrebbero avere la responsabilità del buon padre di famiglia, ma quando la responsabilitità non ricade in tutto e per tutto sul datore di lavoro, va ricercata nel responsabile della prevenzione infortuni che in una realtà così fatta  doveva individuare le zone di rischio da non praticare per alloggiamenti e quelle a debita distanza con le necessarie garanzie probabili ed improbabili derivanti dalle zone a rischio circostanti.

Spero che chi svolge attività ricreative dove la realtà si presenta complessa e variegata nelle sue interrelazioni ambientali non avvenga più e da subito i prefetti vietano, in via precauzionale l'esercizio di queste strutture. Se il COVID è sottovalutato da chi non sopporta le precauzioni da adottare momento per momento, le raltà di cui sto scrivendo possono e debbono essere organizzate

per evitare situazioni delittuose con una intenzione che ne trascura l'evidenza o non l'ammette per la sua complessità organizzativa e strutturazione da individuare.  Gioacchino Ruocco (Per. Ind.) Esperto qualificato della Prevenzione.


martedì 11 agosto 2020

Coronavirus, da Reggio Calabria una terapia che fa ben sperare.

 

Coronavirus, da Reggio Calabria una terapia che fa ben sperare.

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11 AGOSTO 20204.715 visualizzazioni

Raggio Calabria, 11 ago. (askanews) - Una molecola capace di spegnere l'infiammazione e indurre i processi di riparazione. Si chiama Adenosina, è prodotta dal nostro organismo ed è la sostanza alla base di una cura contro il Covid-19 avviata al grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Alla base di questa tecnica ci sono gli studi di immunoterapia oncologica del dottor Pierpaolo Correale, direttore dell'unità operativa di oncologia medica dell'ospedale calabrese che ci ha spiegato come funziona il trattamento contro l'infiammazione per mezzo dell'adenosina.

"Attraverso dei recettori ferma completamente l'infiammazione, mette a riposo il tessuto, comincia il processo di riparazione e avverte il sistema immunitario. Questo processo funziona sempre, solo nel polmone ci possono essere dei problemi, perché l'ossigeno è un inibitore del processo di trasformazione dell'Atp in adenosina", ha spiegato.

Da qui l'intuizione, in collaborazione con Sebastiano Macheda, direttore terapia intensiva e anestesia dell'ospedale calabrese, di usare un farmaco antiaritmico ma con una forte azione antinfiammatoria con somministrazione ai pazienti affetti da Covid-19 per aerosol.

"L'idea è stata di somministrarlo attraverso nebulizzazione fatta con un sistema ad alti flussi", ha spiegato Macheda.

Il trattamento sta dando ottimi risultati: "Gran parte dei pazienti ha potuto lasciare l'ospedale entro una settimana con un quadro di polmonite praticamente risolto. Oggi a quasi quattro mesi di distanza dodici di 14 pazienti sono guariti e sono in ottime condizioni generali".

Il trattamento ha attratto interesse anche negli Stati Uniti, ma in Italia è ancora tutto bloccato. "A livello nazionale siamo un po' fermi. Abbiamo chiesto uno studio sperimentale all'Aifa e per due volte l'Aifa ci ha chiesto ulteriore integrazione. Siamo fermi ma il nostro studio sta per essere replicato negli Stati Uniti, adesso stanno per partire con uno studio sperimentale e c'è l'intento di estendere questo studio a livello internazionale".

lunedì 10 agosto 2020

Industria conciaria: i rischi per la salute dei lavoratori

 

Industria conciaria: i rischi per la salute dei lavoratori

Redazione
 Redazione
 Industria
09/11/2011: I rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori nel settore conciario con riferimento a controlli, ricerche e indagini di igiene industriale. Il rischio chimico, le malattie del settore conciario e la patologia neoplastica lavoro-correlata.
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Santa Croce sull’Arno, 9 Nov – Attraverso la nostra rubrica “Imparare dagli errori” e gli atti del convegno “ Sicurezza e salute nelle concerie”, che si è tenuto il 29 settembre 2011 a Santa Croce sull'Arno (PI), vogliamo approfondire i temi della tutela della salute e sicurezza nel settore conciario, un settore caratterizzato da una notevole densità di microimprese e contoterzisti.
 
Nel convegno - organizzato dal Dipartimento Prevenzione dell’ Ausl 11 Empoli in collaborazione con associazioni imprenditoriali, sindacali e con il Comune di Santa Croce sull'Arno – si sono affrontati anche i rischi e la malattie professionali correlate alle attività conciarie.
 
L’intervento “ Rischi per la salute dei lavoratori nel settore conciario”, a cura di Tonina E. Iaia (Direttore UOS Lavoro e Salute ASL 11 Empoli), ricorda che i rischi nella concia sono sia rischi per la sicurezza che rischi per la salute.

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Sono riportati i risultati di alcuni controlli relativi a 61 aziende  (settore conciario del Valdarno inferiore) sottoposte a controllo generale:
- “% ditte oggetto di prescrizioni: 96,7%; 
- articoli di legge contestati: 223; 
- n° medio articoli contestati per azienda: 3,7; 
- n° carenze riscontrate: 594; 
- n° medio bonifiche realizzate per azienda: 10; 
- percentuale di adempimento alle prescrizioni: 100%.
 
In particolare in questi controlli 102 postazioni di lavoro sono state oggetto di prescrizione per carenze igieniche, “di cui 60 bilance per pesatura prodotti chimici e 11 banchi di tamponatura manuale mancanti di aspirazione o con aspirazione carente”.
 
Questi altri significativi risultati delle indagini di igiene industriale:
tamponatura: valori accettabili di esposizione a solventi; rilevato uso di metanolo;
spruzzo: valori di esposizione e monitoraggio biologico nei limiti;
velatura: valori non accettabili di esposizione ambientale a solventi in tutte le mansioni;
pochi superamenti dei BEI (uso permanente DPI);
By-cast: esposizione superiore al valore limite in alcune mansioni”.  
Inoltre:
- “superati valori di riferimento per la popolazione non esposta; 
- complessità di condizioni di lavoro con esposizioni a miscele di sostanze, a dosi generalmente basse, con effetti per la salute non facilmente valutabili e prevalentemente a medio - lungo termine”.
 
L’intervento opera poi un excursus nelle malattie del settore conciario (con riferimento ad alcuni dati dal 1997 al 2010) soffermandosi su alcune delle malattie professionali correlate al rischio chimico:
 
dermatiti allergiche da contatto: si indica che questo è un “problema presente in tutte le fasi di lavorazione” e i DPI spesso non sono adeguati, “frutto anche di una scelta poco accurata”. È necessaria una “maggiore attenzione alle procedure di lavoro sicure, alla gestione e corretto impiego dei DPI”. Riguardo ai sensibilizzanti per contatto cutaneo  sono state esaminate 280 schede di sicurezza di sensibilizzanti per cute e mucose e sono stati rilevati 61 diversi sensibilizzanti per la cute presenti nel 100% delle ditte campionate. Queste due sostanze di più frequente riscontro: miscela isotiazolinoni cmi/mi e la formaldeide; 
 
patologie respiratorie da sensibilizzanti: riguardo all’analisi delle schede di sicurezza in 21 aziende, sono state individuate 5 diverse sostanze in uso nel 52% delle aziende: “2,4 toluendiisocianato,  esametilen-1,6-diisocianato,  tosilisocianato,  glutaraldeide, acid black 2”. È necessario un ulteriore impegno nella prevenzione primaria “attraverso la sostituzione degli Agenti Chimici sensibilizzanti con altre sostanze meno pericolose”;
 
danni neurologici: nell’intervento sono riportati 3 casi di neuropatia tossica di sospetta origine professionale: “2 polineuropatie sensitivo-motorie in addetto alla velatura pelli e rifinizione chimica delle pelli in laboratorio rispettivamente” e “1 neurite ottica in addetto alla tamponatura manuale con uso accertato e prolungato di metanolo”. Sono riportati inoltre: “indagini negative per sostanze ad accertata azione tossica per il SNP nei primi 2 casi” e “segnalazioni, non universalmente accettate, sulla neurotossicità di sostanze presenti anche nel ciclo della concia”. In questo caso è importante “approfondire le conoscenze sulla effettiva pericolosità delle sostanze usate e valutare, nell’ambito della patologia neurologica diagnosticata nel territorio, la presenza di fattori di rischio professionali (ricerca attiva)”.
 
Riguardo poi alle patologie neoplastiche lavoro-correlate, si ricorda che queste sono:
- “da riferirsi a condizioni di lavoro lontane nel tempo (anche 40 anni); 
- non distinguibili sul piano anatomo-patologico e clinico dalle forme non professionali”.  Queste patologie presuppongono una “presenza di una storia lavorativa comportante esposizione a fattori di rischio cancerogeno presenti in ambiente di lavoro”.
 
Si ricorda che secondo IARC “la lavorazione conciaria ed i tannini non risultano, sulla base delle evidenze al momento disponibili, classificabili per la cancerogenicità per l’uomo” e “sebbene le ricerche fin qui svolte abbiano dato risultati controversi, continuano gli studi relativi al possibile ruolo dei tannini per una interpretazione unitaria di cancerogenicità da attribuire all’esposizione nel settore del legno, delle calzature e della concia”.
 
Riguardo in specifico ai casi di tumori del naso e seni paranasali, si indica che “la numerosità della casistica all’interno di specifici settori produttivi suggerisce l’esistenza di un possibile nesso di causalità tra l’insorgenza della malattia e la presenza di fattori di rischio occupazionale”.
Riguardo a una cinquantina di casi di tumori di naso e seni paranasali rilevati nel Valdarno (1990-2011) si segnala che:
-  4 casi sono relativi a lavoratori con mansione di bottalista addetto ai prodotti chimici in cuoifici;
- 9 casi sono relativi a lavoratori con mansione di bottalista - addetto rifinizione meccanica a secco del cuoio;
- 3 casi sono relativi a lavoratori con mansione di rifinitore meccanico a secco (anche calzaturiero).
 
Questi i risultati di campionamenti di polveri:
- “concentrazioni sempre basse rispetto al TLV-TWA ACGIH di 10 mg/mc per PNOC;
- per esposizioni a polveri durante caricamento tannini il dato assoluto della concentrazione sui filtri mostra valori superiori: m.a. 13,1mg/mc; (2 - 39,20 mg/mc)”.
Secondo la relatrice “è auspicabile un rinnovato e diffuso impegno, anche secondo un principio di precauzione, per: 
- ridurre l’esposizione a polveri al più basso livello possibile; 
- migliorare l’informazione sui rischi da polveri di cuoio”.
Si rileva inoltre che la “ricerca di alterazioni precoci della mucosa nasale in esposti ed ex esposti a polveri ha evidenziato scarse possibilità di diagnosi precoce”: è importante “sviluppare una rete sanitaria anche al fine di protrarre l’attenzione sulla malattia oltre il pensionamento” e “valorizzare i disturbi soggettivi dei lavoratori a rischio per garantire tempestivi approfondimenti nei casi selezionati”.
 
L’intervento affronta poi il problema dei tumori vescicali di origine professionale attraverso i dati di una ricerca attiva nel Valdarno e si sofferma sul ciclo della concia e sulla mansioni a rischio.
 
Riportiamo, per finire, le conclusioni della relatrice riguardo alla sicurezza nel settore conciario e alle azioni da mettere in campo:
- “condizioni di sicurezza e igiene migliorate ma non ancora in maniera omogenea e diffusa;  - accumulandosi le evidenze scientifiche, Agenti Chimici Pericolosi possono essere riclassificati in categorie a più elevata pericolosità e nel frattempo è opportuna grande cautela nella gestione del rischio chimico
- maggiore attenzione nelle aziende alla valutazione ed al controllo del rischio di esposizione a sostanze capaci di alterare la fertilità e interferire con il prodotto del concepimento; 
- maggiore impegno nella riduzione e controllo delle esposizioni e nella ricerca sulla sostituibilità di alcuni ACP, quali quelli già classificati R40 (ad es.la formaldeide)”.
  
  
“ Rischi per la salute dei lavoratori nel settore conciario”, Tonina E. Iaia (Direttore UOS Lavoro e Salute ASL 11 Empoli), intervento al convegno “Sicurezza e salute nelle concerie” (formato PDF, 3.15 MB).
 
 
 

Lavorazione delle pelli :- GLOSSARIO

 

GLOSSARIO

 

Allume

minerale: solfato doppio di alluminio e potassio di colore bianco. E' usato come mordente ed emostatico.

Aspo

macchinario simile al bottale nel quale però l'azione meccanica sulle pelli è di gran lunga più blanda.

Betoniera

o miscelatore. Macchinario simile alle betoniere usate per miscelare il cemento. Può essere usata per tutte le fasi della lavorazione umida, e porta ad avere una più rapida ed omogenea distribuzione dei prodotti chimici.

Bottale

macchina a forma di grande botte, girevole attorno al suo asse orizzontale; riempita a metà di liquido e capace di parecchi quintali di pelli, serve per la concia delle stesse.

Calcinaio

vasca in cui si mettono a macerare le pelli in latte di calce per conciarle.

Decalcinazione

operazione con cui la pelle viene privata in tutto o in parte del suo contenuto di calce.

Depilazione

preparazione delle pelli alla concia, mediante eliminazione dei peli.

Essiccamento

operazione che consente la perdita o sottrazione più o meno intensa di liquidi dopo la fase di tintura ed ingrasso della pelle.

Fiore

strato esterno (verso il pelo) del cuoio conciato, da cui si deduce la qualità della grana.

Follone

macchina per la concia nel sistema classico. Nel follone le pelli vengono battute brevemente da pesanti martelli di legno.

Formaldeide

composto chimico derivante dal metano. Serve per la fabbricazione di resine sintetiche.

Groppone

parte dorsale posteriore del tronco dell'animale.

Ingrasso

operazione che serve ad impartire al cuoio una maggiore morbidezza, elasticità, porosità aumentando anche il livello dell'acqua assorbita.

Internaziona- lizzazione

decentramento all'estero di fasi produttive intermedie per il distretto, ma finali per le singole imprese.

Lucidatura

operazione di rifinitura della pelle per dare lucentezza.

Macerazione

processo di separazione dei costituenti di una sostanza o di un materiale mediante una prolungata immersione in un solvente o in acqua.

Messa a vento

operazione di spremitura delle pelli per eliminare l'acqua.

Network

collegamento tra operatori dei distretti per favorire lo scambio di informazioni e di esperienze.

Nubuck (o Nabuck)

pellame di origine bovina lavorato con concianti che conferiscono un colore bianco e leggermente vellutate sul lato fiore.

Outsourcing

(esternalizzazione) decisione presa dal management aziendale di affidare a imprese esterne (subfornitori) la gestione delle attività ritenute non strategiche.

Palissonatura

operazione che restituisce alle pelli la morbidezza perduta in seguito all'essiccamento.

Partnership

relazione di collaborazione con l'impresa fornitrice o cliente, attraverso la quale si tende a consolidare e a rendere più efficienti i rapporti commerciali già esistenti o futuri.

Piclaggio

bagno di acido muriatico e sale nel quale si immergono le pelli per realizzare una completa scalcinatura.

Pressatura

operazione con cui le pelli vengono pressate a caldo con pressioni variabili al fine di migliorare l'adesione e l'ancoraggio delle sostanze chimiche applicate.

Purga

allontanamento di scorie o di impurità, mediante trattamenti specifici.

Rasatura

asportazione mediante speciali macchinari dei peli.

Riconcia

trattamento per conferire alle pelli una sufficiente pienezza. Spesso sono utilizzati cromo e tannini; questa fase è necessaria per quelle pelli che dovranno subire un futuro incollaggio.

Rifilatura

lavoro di taglio con cui si pareggiano i margini delle pelli.

Rifinizione

insieme delle operazioni che vengono eseguite sulle pelli asciutte, dopo la tintura, l’ingrasso e l'essiccamento. Lo scopo della rifinizione è di migliorare l'aspetto e le caratteristiche del pellame.

Rinverdimento

restituzione dell'umidità alle pelli secche, perché riprendano morbidezza ed elasticità.

Sali di alluminio

sostanza chimica usata per la concia sottoforma di polvere. Si trova in zone vulcaniche e nei minerali.

Sali di cromo

sostanza chimica presente nelle rocce. Viene utilizzata per la concia dei cuoi e dei pellami e per la produzione di pigmenti e coloranti.

Sali di zirconio

nella concia, questa sostanza viene usata sottoforma di polvere o di soluzione acquosa. Viene usata anche per la colorazione delle fibre animali e vegetali e come idrorepellente.

Scarnatura

asportazione dello strato adiposo dalla parte interna delle pelli.

Macchina a smerigliare

macchinario composto da rulli con carta abrasiva per levigare le pelli.

Smerigliatura

operazione di finitura di una superficie eseguita con la smerigliatrice o con la polvere di smeriglio passata a mano.

Spaccatrice

macchina costituita essenzialmente da una lama di acciaio speciale, perfettamente affilata, per spaccare le pelli.

Spaccatura

operazione che consiste nel taglio delle pelli in due parti, per separare il lato fiore dal lato carne.

Spruzzo

applicazione mediante pistola, la quale valendosi di un getto ad aria compressa, serve a deporre sulle pelli sottoforma di minute goccioline, le miscele coprenti.

Stampatrice

macchinario che effettua la stampa sulle pelli.

Stiratura

procedimento con cui le pelli vengono stirate a caldo e con pressioni variabili, per migliorare l'adesione delle sostanze applicate.

Subfornitura

Contratto con cui si effettuano per conto di un'impresa committente lavorazioni su semilavorati o su materie prime fornite dalla committente medesima.

Tannini naturali

(o vegetali)

sostanze contenute nei vegetali che si possono combinare con le proteine della pelle, rendendola imputriscibile e resistente all'acqua, trasformandola così in cuoio.

Tannini sintetici

tannini artificiali, la cui composizione chimica è simile a quelli naturali.

Tintura

colorazione delle pelli mediante sostanze chimiche e non.

Wet Blue

pelli conciate al cromo allo stato umido.

Zirconio

elemento chimico abbastanza diffuso in natura, di colore bianco splendente.