domenica 27 giugno 2021

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Italia senza mascherine ma con la Delta ci vuole cautela

Sono 782 i casi e 14 le vittime nelle ultime 24 ore. Figliuolo: 'Su Astrazeneca potevamo comunicare meglio'

Boom di contagi se la variante Delta salira' al 25% dei casi di Covid. Massima attenzione del Governo
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La settimana che si apre vede l’Italia tutta in zona bianca – si unisce anche l’ultima regione che mancava, la Valle d’Aosta – e senza più l’obbligo di mascherine all’aperto (se c’è la distanza; vanno comunque portate con sé): una rivoluzione rispetto agli ultimi 7 mesi.
Con l’incognita della variante Delta – quadruplicati i casi a giugno rispetto a maggio -, che potrebbe imporre nuove zone rosse limitate, le riaperture saranno completate entro il 10 luglio dalle discoteche sotto le stelle.
L’unica eccezione è rappresentata da Norcia, comune umbro: in serata il sindaco Nicola Alemanno ha firmato il provvedimento con cui si proroga per sette giorni, fino al 4 luglio, l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. La misura è stata adottata su richiesta del Commissario regionale per l’emergenza Covid, Massimo D’Angelo poiché l’incidenza dei casi settimanali è superiore a 200 su 100.000 abitanti ma nessuno legato alla variante delta. Scelta adottata anche perché in questa settimana sarà completata la campagna vaccinale.
 E il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo lancia un appello ai giovani: “Devono poter tornare in discoteca con atteggiamento responsabile e con il green pass”.

L’immunità di gregge in Italia, ha detto il commissario per l’emergenza, “è all’80% dei 54 milioni della platea di vaccinabili, e sono assolutamente convinto che raggiungeremo questo obiettivo a fine settembre. Ma bisogna andarsi a vaccinare, come dimostra anche l’esperienza di altri Paesi a un certo punto si fa fatica a trovare i vaccinandi. Ma di vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) ne abbiamo a sufficienza , a luglio solo poco meno di giugno. Ora usiamo AstraZeneca solo per la seconda dose agli over 60 e Johnson per le persone difficili da individuare o per categorie particolarmente mobili”.
Il generale elogia il comportamento degli italiani e fa mea culpa su AstraZeneca un po’ a nome di tutte le autorità.

“Nonostante tutto i nostri concittadini hanno dimostrato di essere migliori di questa confusione che si è creata. Su AstraZeneca ci sono state più di 10 indicazioni diverse nel tempo, ma questo è figlio di un virus nuovo e sconosciuto e dei progressi della farmacovigilanza. Ci sono state delle motivazioni da parte della gente. In un’altra condizione si utilizzava tutto quello che avevamo per far calare la curva dei contagi, ora invece possiamo usare altri vaccini per l’eterologa con la seconda dose” di Astrazeneca. Così il commissario Francesco Figliuolo a Domenica In, secondo il quale “forse si poteva comunicare meglio”.

Sono 782 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 838. Sono invece 14 le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 40. Sono 138.391 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 224.493. Il tasso di positività è stabile allo 0,5% (ieri era 0,4% ). Sono 294 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, con un calo di 4 rispetto a ieri nel saldo quotidiano tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono stati 10 (ieri erano stati 9). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 1.743, in calo di 28 unità rispetto a ieri.

ANSA | 28-06-2021 00:01

sabato 19 giugno 2021

  Stop alle mascherine, interviene Speranza: la mossa decisiva

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato la sua richiesta al Comitato tecnico scientifico: a Draghi ho chiesto di togliere obbligo delle mascherine

Mentre l’Italia si appresta a passare tutta in zona bianca, o quasi, sono in molti a chiedersi quando cadrà l’obbligo di indossare la mascherina almeno negli spazi aperti. Con il ritorno dell’estate e le vacanze in spiaggia, gli italiani stentano ad accettare che si debba ancora indossare il dispositivo di protezione che conosciamo da ormai da un anno e mezzo. A fare un passo importante verso l’abolizione dell’obbligo, ci ha pensato il ministro della Salute Roberto Speranza.

Con una richiesta di parere formale, inviata oggi al Comitato tecnico scientifico, il ministro Speranza ha voluto indagare “relativamente alle modalità e ai termini della permanenza dell’obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie all’aperto”. A renderlo noto, come riporta Ansa, è lo stesso ministero.

Sulla questione si è già espresso ieri il premier Mario Draghi che, nel corso dell’ultima conferenza stampa, ha annunciato che avrebbe chiesto “un parere al Cts” perché “dica esplicitamente se possiamo toglierci la mascherina all’aperto oppure no“. Il presidente del Consiglio ha aggiunto che, almeno per il momento, non ci sono date per quanto riguarda il possibile stop all’uso della mascherina all’aperto.

 

Da diverse parti, nel mondo della politica, si sollecita una decisione. A chiedere la “cancellazione immediata della mascherina all’aperto” è la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Il  leader della Lega Matteo Salvini ha detto: “Draghi chiede al Cts l’ok per togliere la mascherina, almeno all’aperto. Bene, come chiesto dalla Lega si torni al lavoro e al sorriso in libertà, come sta già accadendo in tutta Europa. Mi piace”.

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca è di tutt’altra opinione, come ha annunciato ieri: “Manterremo l’obbligo della mascherina all’esterno anche in estate”.

VirgilioNotizie | 19-06-2021 15:24

Stop alle la Salute Roberto Speranza ha annunciato la sua richiesta al Comitato tecnico 

scientifico


venerdì 18 giugno 2021

Incidente Roma-Civitavecchia, camion si incendia: morto l'autista, autostrada paralizzata

 Qualcuno potrebbe obiettare che la vita è fatta così. Si nasce e si muore senza una ragione precisa anche se artefici dei fatti che succedono.

Se avessi pensato a questi avvenimenti sarei gia morto mille volte non procreando e non accettando la vita che mi ersa tata data.

Forse sono di un'altra esistenza, ma non riesco a tollerare questo modo di esistere, queste sconfitte alle quali non si riesce a mettere riparo.

Chi ha programmato la nostra presenza sulla terra deve essere uno più pazzo di noia che l'abbiamo accettata.

E' impossibile fare il preventore, passare delle ore ad organizzare la vita  per evitare che succedono cose come queste, mentre altri non hanno maie tempo da perdere per durare in eterno.  Gioacchino Ruocco

 19.06.2021

Incidente Roma-Civitavecchia, camion si incendia: morto l'autista, autostrada paralizzata

Emiliano Bernardini - Ieri 10:20
Roma-Civitavecchia, camion si ribalta e prende fuoco: autostrada bloccata
© RedazioneRoma-Civitavecchia, camion si ribalta e prende fuoco: autostrada bloccata

Incidente Roma - Civitavecchia. Questa mattina un camion si è ribaltato poco dopo Civitavecchia Nord (tra il km 35 e 36) e poi ha preso fuoco. Un inferno. L'autostrada è al momento bloccata. Il veicolo si trova sulla corsia verso Roma e dal tir è caduta della legna che ha invaso la carreggiata opposta. Il conducente all'interno è rimasto incastrato: alcuni automobilisti corsi in soccorso hanno sentito delle urla strazianti. Per il conducente non c’è stato nulla da fare. Sono presenti i vigili del fuoco della squadra di Civitavecchia (17/A), che hanno dovuto impiegare il gruppo da taglio per estrarre il corpo carbonizzato dell’uomo dalla cabina del mezzo. Chiuse al traffico entrambi le carreggiate fino alla bonifica e messa in sicurezza dell’area interessata.

Roma-Civitavecchia, il camion si incendia: terrore in autostrada

Incidente Roma-Civitavecchia, la dinamica

Sembra che sia scoppiato un pneumatico del Tir. Poi l'autotreno ha urtato il guardrail. Il veicolo che seguiva è riuscito ad evitare il carico del legname per un soffio. È stato preso leggermente di lato, ma è riuscito a passare oltre. Sul luogo dell'incidente è anche presente una botte VF  (AB/17), il capoturno provinciale, il funzionario di guardia, la polizia stradale e personale di società autostrade.

Morto a 16 anni in sella allo scooter: dall'autopsia conferme sull'incidente

Con il quad contro un albero, grave un 35enne a Pescara

 
Incidente Roma-Civitavecchia, camion si incendia: morto l'autista, autostrada paralizzata
© Fornito da Il MessaggeroIncidente Roma-Civitavecchia, camion si incendia: morto l'autista, autostrada paralizzata

martedì 15 giugno 2021

Green pass Italia: come richiederlo, dove scaricarlo e come funziona

 

Green pass Italia: come richiederlo, dove scaricarlo e come funziona

Cosa sapere sul documento che attesta il nostro stato di salute 'covid free': come richiederlo, come funziona e quando serve.

E’ arrivata la firma finale delle istituzioni Ue sul regolamento che istituisce il Green Pass o certificato digitale Covid Ue, per facilitare gli spostamenti all’interno dell’Unione e contribuire alla ripresa economica. Dal 1° luglio, quando entrerà in vigore il regolamento, il Pass sarà un diritto per tutti i cittadini Ue che abbiano i requisiti: vale per chi è stato vaccinato, per chi è guarito dal Covid-19 e per chi si sottopone a un test e risulta negativo.

Chi può averlo

Ad ottenere il green pass potranno essere quelli che finora hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Per questi, il lasciapassare durerà 9 mesi che scatteranno 15 giorni dopo la prima iniezione.

Anche chi è guarito dal covid può ottenere il green pass che però scade dopo 6 mesi dalla guarigione. Quindi chi è guarito da più di 6 mesi non può ottenere il green pass se non si fa almeno una dose di vaccino.

Per chi non si vuole ammalare né vaccinare, il green pass si potrà ottenere anche dopo un tampone negativo (e vale per 72 ore dal tampone) o un test antigenico (in questo caso vale solo per 48 ore).

Green Pass Ue, cos’è e a cosa serve

L’obiettivo del certificato digitale è quello di facilitare la circolazione sicura e libera all’interno della Ue durante la pandemia di COVID-19. Il certificato aiuterà dunque i viaggiatori all’interno dell’Ue che lo detengono ad evitare di essere sottoposti a test e/o quarantene quando viaggiano all’interno dell’Unione, contribuendo così al graduale ripristino della libertà di circolazione in Europa, di fatto coartata dalle restrizioni introdotte dagli Stati per ragioni di salute pubblica.

La Commissione si è impegnata inoltre a mobilitare 100 milioni di euro nell’ambito dello strumento per il sostegno di emergenza per aiutare gli Stati membri a fornire test a prezzi accessibili. Il regolamento si applicherà per 12 mesi a partire dal 1° luglio 2021.

Attenzione però: alcuni Paesi chiedono anche la seconda dose di vaccino.

Il green pass serve anche per chi vuol viaggiare dentro l’Italia e raggiungere zone arancioni e rosse. Ma soprattutto il green pass serve per partecipare alle feste legate a cerimonie come i matrimoni o per accedere alle Rsa e agli ospedali.

A regolamentare il green pass italiano è l’atteso Dpcm sulle riaperture che ha appena incassato il parere con alcune osservazioni del Garante della privacy e che è stato messo a punto insieme ai ministeri della Salute, dell’Innovazione e al Mef.

I controlli

Attraverso una apposita app potrà essere verificato da una lunga platea di persone: oltre alle forze di polizia c’è il personale di locali di intrattenimento, strutture ricettive (come gli hotel) o pubblici esercizi (a esempio i ristoranti) oltre a luoghi dove si svolgono eventi e spettacoli. I gestori potranno quindi verificare che gli invitati o gli avventori siano in regola e quindi decidere se farli entrare o no.

Il tutto avverrà tramite la lettura del Qr code di un’app. Una app che consentirà a questi verificatori di controllare “l’autenticità, la validità e l’integrità della certificazione, e di conoscere le generalità dell’intestatario”.

I deputati a controllare la veridicità del green pass saranno dunque non solo “i pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni”, ma anche “il personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi”. E poi: “I soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi per l’accesso ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde Covid-19, nonché i loro delegati” e ancora “il proprietario o il legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono eventi e attività per partecipare ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde”. Infine “i gestori delle strutture che erogano prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali per l’accesso alle quali, in qualità di visitatori, sia prescritto il possesso di certificazione verde”.

Come ottenerlo

I certificati verdi validi anche a livello Ue saranno rilasciati dalla piattaforma nazionale digital green. I green pass potranno essere scaricati sul proprio telefono o stampati dai cittadini attraverso vari canali: dal ‘sito web dedicato, sia attraverso accesso con identità digitale sia con autenticazione a più fattori’ al ‘Fascicolo Sanitario Elettronico’; dall’app Immuni all’app Io (anche se è finita nel mirino del Garante della privacy) fino al sistema tessera sanitaria ma in questo ultimo caso a rilasciare il certificato verde ai cittadini saranno “medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti e altri medici delle aziende sanitarie”.

Arriva a pasquetta Stop alla censura di Stato, arriva la Commissione per la valutazione film

Arriva a pasquetta  

Cinema. Stop alla censura di Stato, arriva la Commissione per la valutazione film


 lunedì 5 aprile 2021
Il ministro Franceschini archivia la possibilità di censurare le opere cinematografiche e non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche
Stop alla censura di Stato, arriva la Commissione per la valutazione film

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Stop alla cosiddetta censura di Stato. Arriva a pasquetta e, ironia della sorte, con i cinema chiusi lo storico provvedimento del ministro Franceschini. Si chiude un’epoca. «Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti» annuncia il ministro della Cultura istituendo una Commissione presso la Direzione generale cinema il cui compito sarà verificare la corretta classificazione dei film da parte di produttori e distributori. Un passaggio già previsto dalla Legge Cinema del 2016 che introduce il principio di “classificazione” ed esclude il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche. Questa nuova Commissione sarà presieduta dal presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, avrà durata di 3 anni e sarà composta da 49 figure nel rispetto dell’equilibrio di genere tra sociologi, pedagogisti, psicologi, studiosi, esperti di cinema (critici, studiosi o autori), educatori, magistrati, avvocati, rappresentanti delle associazioni di genitori e persino di ambientalisti. Per rendere più comprensibile la classificazione, i materiali pubblicitari dei film avranno icone indicanti la eventuale presenza di contenuti ritenuti sensibili per la tutela dei minori, tra i quali violenza, sesso, uso di armi e turpiloquio.

Ma come funzionerà in pratica questo nuovo regime? «

Si mette in essere una sorta di autoregolamentazione – spiega il direttore della Direzione generale cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli –. Saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l’opera cinematografica, mentre spetterà alla commissione il compito di validare la congruità».

Ma questo varrà soltanto per l’uscita in sala, è bene precisare, perché per quanto riguarda la visione dei film attraverso le sempre più diffuse piattaforme non rimane altro che

il sistema del parental control ed è dunque demandata alla famiglia la responsabilità vigilare

. I film saranno classificati in base al pubblico di destinazione: opere per tutti, opere non adatte ai minori di anni 6, opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore si possono vedere) e opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore si può vederle).


Quanta storia della società contemporanea è andata a braccetto con la censura in più di un secolo di vita della settima arte... A sintetizzare idealmente il vietato, il non detto e il non visto potrebbe essere simbolicamente eletto uno spezzone da Oscar uscito dal nostalgico genio creativo di Giuseppe Tornatore e dalle sublimi note di Ennio (e Andrea) Morricone: tutti i tagli di pellicole censurate riuniti da Alfredo (Philippe Noiret) e lasciati in dono a Totò-Salvatore, ormai affermato regista (Jacques Perrin) in Nuovo Cinema Paradiso. Un “tema d’amore” in celluloide che racchiude storie, vite e infranti veti sociali. Storia antica quella della censura cinematografica, nata con un Regio decreto del 1914. Ma nel corso di oltre un secolo il concetto stesso di censura è mutato, passando da severo controllo politico e sociale ad una revisione cinematografica più propriamente amministrativa, mirando soprattutto alla tutela dei minori. Oltre alla censura totale, dagli anni 30 fino agli anni 90 in Italia è stata in voga più che altro quella dei tagli mirati, togliendo le parti di pellicola che non si voleva venissero mostrate, permettendo tuttavia di mandare in visione il film.

Tra i tanti casi, che oggi farebbero persino sorridere, si ricordano La spiaggia di Alberto Lattuada (1954), Senso e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, Gioventù perduta (1948) e Il cammino della speranza (1950) di Pietro Germi, Fuga in Francia (1948) di Mario Soldati, Adamo ed Eva (1950) di Mario Mattoli e persino Totò e i re di Roma (1952) di Steno e Mario Monicelli e Totò e Carolina ancora di Monicelli. È lunga la lista dei film che negli anni hanno suscitato l’intervento della censura. Quelli italiani sono stati 274, ma i casi forse più eclatanti rimangono Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini e Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1976) per il quale il regista fece persino un appello all’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone, con la concessione di salvare tre copie della pellicola (in custodia alla Cineteca nazionale come «corpo del reato»). Il film fu poi scagionato da una sentenza riparatrice nel 1987 e due anni fa è andato persino in onda in prima serata su Rai 2, alla faccia della fascia protetta.

sabato 12 giugno 2021

 

Superbonus 110%: novità per immobili con abusi edilizi

Il Governo valuta una sanatoria speciale per chi vuole chiedere il Superbonus 110% ma possiede immobili con abusi edilizi e difformità

25-05-2021 (Ultimo aggiornamento 10-06-2021)

 

Superbonus 110% abusi edilizi novità dal Governo Draghi

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Già da tempo, il Governo sta valutando la semplificazione della burocrazia legata ai vari Bonus Casa, e in particolare per il Superbonus 110%. In particolare si vuole rendere l’iter più veloce e semplice e si intende allargare il bacino di beneficiari. Recentemente si è parlato di una sanatoria speciale per chi vuole chiedere la maxi-agevolazione per un immobile con abusi edilizi e difformità.

Superbonus 110% e abusi edilizi: situazione attuale

Attualmente chi ha un immobile con abusi edilizi trova molte difficoltà nell’ottenere il Superbonus 110%. Soprattutto nel caso in cui le difformità siano maggiori del 2%. Sotto questa soglia, si ha una certa tolleranza per gli abusi, proprio come previsto dal Testo Unico dell’Edilizia, ovvero nel D.p.r. 380/2001. Inoltre, l’agevolazione può essere richiesta solo nel caso in cui gli abusi siano sanabili con un procedimento di doppia conformità che deve essere eseguita da un tecnico abilitato. Nel caso in cui la difformità non si possa sanare, il proprietario non può accedere nè al Superbonus 110% nè ad altri Bonus Casa presenti nella Legge di Bilancio 2021, come l’Ecobonus o il Bonus Facciate.

Inizialmente il Governo parlava di una nuova misura atta a  semplificare il procedimento di sanatoria, quindi rendere accessibile l’agevolazione a più persone.

Sanatoria per Superbonus 110%: quali erano le ipotesi

Un edificio con abusi edilizi non può in nessun caso accedere ai Bonus Casa. Tuttavia, l’ufficio giuridico della presidenza del Consiglio dei Ministri aveva affrontato un caso specifico: quello di un proprietario che ha deciso di demolire il suo immobile, reso inagibile dal terremoto, e ricostruirlo da zero, chiedendo il Superbonus 110%. Il vecchio edificio aveva delle difformità: gli spazi esterni sono distribuiti diversamente dal progetto autorizzato. Inoltre, presentava un soppalco ad uso residenziale ma non autorizzata. Questi elementi determinavano dunque l’esistenza di un abuso edilizio. In condizioni normali, il proprietario di questa casa sarebbe tagliato fuori dalle agevolazioni nel momento in cui volesse ricostruire la sua casa.

Tuttavia, se ricostruisce la casa senza difformità può evitare di presentare la doppia conformità. L’importante però è che la casa non venga ricostruita con abusi o per lo meno con difformità facilmente sanabili. Questa decisione sarebbe applicabile in tutte le Regioni italiane.

Nel caso non si volesse demolire l’edificio? Anche in questo caso si accede a una procedura di sanatoria semplificata, leggermente diversa dalla precedente. In particolare, sarà necessario richiedere una conformità prendendo come riferimento la normativa in vigore quando si è presentato il progetto. A ciò si aggiunge il pagamento di una sanzione che può arrivare a 5.164 € e – a seconda dei singoli casi – ottenere l’autorizzazione statica o sismica. Naturalmente, chi ha un edificio completamente abusivo, senza possibilità di sanatoria, rimarrà tagliato fuori dall’agevolazione.

Superbonus 110%: la nuova procedura semplificata

Il testo definitivo della normativa contiene alcune novità legate al Superbonus 110% e alla relativa sanatoria semplificata. Il comma 13-ter semplifica la procedura per fruire dell’agevolazione. Gli interventi richiesti riguardano la manutenzione straordinaria e si possono realizzare dopo aver presentato la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (CILA). Bisogna attestare che la costruzione è stata completata prima del 1° settembre 1967. Quindi non c’è la sanatoria semplificata, ma la presentazione della CILA, che ha una importante novità che la rende più smart.

Per presentare la CILA non bisognerà infatti richiedere l’attestazione dello stato legittimo, secondo quanto raccomandato dall’art. 9-bis, comma 1-bis, del d.P.R. 380/2001 (Testo Unico Edilizia). La procedura quindi si snellisce e permette di reperire tutta la documentazione entro i tempi previsti per ottenere il Superbonus 110%. Tuttavia, devono essere comunque attestate le condizioni legate all’abitabilità, quindi se un immobile ha degli importanti abusi edilizi potrebbe non superare la selezione per il bonus. Ma ciò verrà analizzato caso per caso.

Quando decade il Superbonus 110%

La decadenza dell’agevolazione avviene quando non si presenta la CILA, quando gli interventi sono realizzati in modo difforme secondo quanto affermato nella CILA e quando manca il titolo abilitativo per la costruzione dell’immobile oppure provvedimenti di condono o, ancora, nel caso in cui l’edificio sia costruito prima del 1° settembre 1967. Infine, il Superbonus 110% decade anche quando i fatti non corrispondono a quanto previsto dal DL Rilancio. Il Governo quindi mette un freno all’idea che tutti possano accedere al Superbonus nonostante l’esistenza di abusi edilizi.

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