giovedì 27 giugno 2019

Avrei bisogno degli altri......



Avrei bisogno degli altri,
ma son tutti occupati
alla grande
a piangersi addosso,
a imprecare
quando non possono
far quello che vogliono
e hanno chiesto un aiuto
prima di me.

Chi impreca
dice che prega
quelli che hanno
ancora voglia di fare,
ma non sanno che fare
ché non hanno esperienza
e nemmeno tanta pazienza
di confrontarsi
da adulti soltanto capaci
di fare le pulci
a chi gli va contro
e come Giano bifronte
davanti ti dico
ma di dietro la sconti.

Avrei bisogno degli altri
che da scaltri
già hanno la scusa,
ma non so come si usa
per farla un po’ mia.
Se abuso è un abuso
e non ho chi mi scusa,
non so dove la trovo
con l’uovo ch’è ovale
e s’inclina e si gira
dove c’è chi l’ammira,
dove trova fortuna
aspettando che l’uovo
faccia da grande
una nuova gallina.

Gioacchino Ruocco
27.06.019   Ostia Lido








martedì 25 giugno 2019

FORMAZIONE: Informatica Suprem sas di D’Ambrosio Francesco & c.








Informatica Suprem sas di D’Ambrosio Francesco & c.

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domenica 23 giugno 2019

Licenziamento collettivo si deve rispettare la percentuale di lavoratrici


Licenziamento collettivo si deve rispettare la percentuale di lavoratrici
 Redazione  3 Giugno 2019  0 Comments
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La Corte Suprema di Cassazione, con Ordinanza n. 14254 del 2019, ha reso il seguente principio di diritto: in caso di licenziamento collettivo è necessario il rispetto della percentuale di manodopera femminile sancito dall’articolo 5 della legge n. 223 del 1991, pena la declaratoria di illegittimità del licenziamento intimato”.
Vediamo ora insieme i fatti di causa.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria confermava la pronuncia del Tribunale della stessa sede che aveva accolto il ricorso proposto da (OMISSIS) nei confronti della (OMISSIS) s.r.l. volto a conseguire declaratoria di illegittimità del licenziamento collettivo intimato il 23/10/2014 per violazione della percentuale di manodopera femminile sancita dalla L. n. 223 del 1991, articolo 5, comma 2 con gli effetti reintegratori e risarcitori previsti dalla L. n. 300 del 1970, articolo 18, comma 1 come novellato dalla L. n. 92 del 2012, siccome integrante la condotta datoriale, comportamento discriminatorio.
La Corte distrettuale, in estrema sintesi, respingeva la doglianza formulata dalla societa’ per la genericita’ della censura sollevata dalla lavoratrice in sede di opposizione con riferimento alla percentuale di manodopera maschile con mansioni impiegatizie, in forza presso l’intero complesso aziendale. Argomentava, per contro, che la lavoratrice aveva fatto richiamo ai medesimi dati numerici sulla consistenza della manodopera di entrambi i sessi con riferimento al settore impiegatizio, allegati dalla societa’ sin dalla costituzione in giudizio nella fase sommaria, sia con riferimento al reparto amministrativo sia all’intero complesso aziendale. E gli elementi acquisiti denunciavano chiaramente la intervenuta violazione di legge, per essere la percentuale di personale femminile ridotta da un terzo ad un sesto, ne’ la parte datoriale aveva fornito alcuna prova contraria, confermando, per contro, gli stessi dati numerici allegati nel pregresso grado di giudizio.
Avverso tale decisione la societa’ interpone ricorso per cassazione che veniva rigettato con il principio di diritto sopra enunciato.
In particolare la Corte Suprema ha evidenziato che l’art. 5, comma 5 della legge n. 223 del 1991, come modificato dall’art. 6, comma 5-bis, D.L. n. 148 del 1993 (L. n. 236 del 1993) stabilisce che L’impresa non può altresì licenziare una percentuale superiore alla percentuale di manodopera femminile occupata con riguardo alle mansioni prese in considerazione», introducendo in tal modo al momento del licenziamento collettivo, il divieto di “discriminazione indiretta”, mutuandolo dalla L. n. 125 del 1991, sulle pari opportunità, che ha imposto un’aggiunta all’articolo 5, comma 2, secondo cui nella individuazione del personale licenziato deve essere mantenuto l’equilibrio proporzionale esistente tra lavoratori e lavoratrici.
La norma cosi’ dispone: “l’impresa non puo’ altresi’ licenziare una percentuale di manodopera femminile superiore alla percentuale di manodopera femminile occupata con riguardo alle mansioni prese in considerazione”.
Il tenore letterale della norma, elemento di interpretazione fondamentale e prioritario di ermeneutica ex articolo 12 disp. att. c.c., dispone che il confronto da operare in relazione al personale da espungere dal ciclo produttivo, va innanzitutto circoscritto all’ambito delle mansioni oggetto di riduzione, cioe’ all’ambito aziendale interessato dalla procedura, cosi’ da assicurare la permanenza, in proporzione, della quota di occupazione femminile sul totale degli occupati.
Sotto il medesimo profilo, va poi rimarcato che la disposizione non prevede una comparazione fra numero di lavoratori dei due sessi prima e dopo la collocazione in mobilita’; essa impone invece di verificare la percentuale di donne lavoratrici, e poi consente di mettere in mobilita’ un numero di dipendenti nel cui ambito la componente femminile non deve essere superiore alla percentuale precedentemente determinata.
Nell’ottica descritta, deve ritenersi quale dato numerico acquisito agli atti (vedi pag. 4 della sentenza impugnata e pag. 7 ricorso conclusioni A), l’impiego di n. 6 uomini e n. 3 donne nel reparto amministrazione; in siffatto ambito di riferimento, dunque, la percentuale di manodopera femminile con mansioni impiegatizie era pari al 33,33%.
Nel contesto descritto si era poi proceduto al licenziamento di due donne ed un uomo, e la percentuale di donne licenziate era pari al 66,66%.
Orbene, appare evidente che immuni da censure siano gli approdi ai quali e’ pervenuta la Corte di merito, laddove ha ritenuto violati i precetti sanciti dalla L. n. 223 del 1991, articolo 5, comma 2 benche’ abbia operato un raffronto fra dati numerici anteriori e successivi al licenziamento, con statuizione suscettibile di correzione ai sensi dell’articolo 384 c.p.c., u.c..

giovedì 13 giugno 2019

Comuni del Lago di Bracciano in allarme: ecosistema a rischio


Comuni del Lago di Bracciano in allarme: ecosistema a rischio
Trevignano Romano (askanews) - "Questo è il frangiflutti del lungolago di Trevignano dove manca un metro e sessanta d'acqua. Prima l'acqua arrivava fin qua e sbatteva sugli scogli": il ristoratore Carlo Franchini è preoccupato, come tutte le persone che vivono o hanno attività sul lago di Bracciano, per il livello dell'acqua. In uno dei paesi che affaccia sul lago, Trevignano Romano, il paesaggio è cambiato. "Adesso mancano due metri d'acqua, tutti i pontili sono asciutti, sta cambiando tutto l'ecosistema dell'acqua, nei primi venti, trenta metri di tutto il lago l'area è completamente cambiata, è irriconoscibile".
Negli ultimi giorni il livello del Lago di Bracciano si è abbassato di 10 cm, arrivando a -163 cm rispetto allo zero idrometrico. Il lago di Bracciano è al centro di una polemica legata all'emergenza idrica nella capitale. È infatti uno dei bacini d'acqua che rifornisce Roma. Ma il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha ordinato la sospensione del prelievo per il rischio di una "catastrofe ambientale". Una scelta saggia, secondo Costantino Del Savio, presidente del consiglio comunale di Trevignano Romano. Anche perché il mancato rifornimento d'acqua a Roma da Bracciano non è la causa dei mali della capitale.
"Se sono veri i dati di Acea - ha spiegato - il prelievo dal lago di Bracciano non è assolutamente necessario per il riforninmento di Roma. Acea ha sempre parlato di un prelievo che equivaleva al solo 8 per cento della necessità di acqua per Roma e gli altri comuni. Se è così sarebbe sufficiente che Acea, intanto, riducesse quelle perdite che ha sulla condotte, che sono pari a circa il 42% dell'acqua che preleva".
Secondo De Savio, il sindaco di Roma Virginia Raggi ha raccolto troppo tardi il grido d'allarme lanciato nei mesi scorsi dagli amministratori dei Comuni che affacciano sul lago. "È da ottobre - ha sottolineato De Savio - che interloquiamo con regione ed Acea. La città metropolitana e il Comune di Roma a questi tavoli non si sono mai presentati. Se la situazione fosse stata affrontata in maniera seria nel momento in cui noi abbiamo lanciato l'allarme oggi Roma si troverebbe con un piano di emergenza già definito che non avrebbe messo in difficoltà i cittadini".
Il sindaco di Roma ha annunciato la convocazione di un tavolo in campidoglio con la Regione e Acea per affrontare l'emergenza.

ECOSISTEMA romano A RISCHIO


lunedì 10 giugno 2019

IL RUOLO DELL’ARTE E DELLA CULTURA NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA







IL RUOLO DELL’ARTE E DELLA CULTURA NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

Buongiorno a tutti e benvenuti a quest’incontro con l’arte, la cultura e la solidarietà. Sono felice, ma anche emozionata nel partecipare a questo Evento sul tema “Parole, luci e colori dal mondo”,  nell’ambito delle attività promosse dal 37° Premio Internazionale “Fontane di Roma”, ideato con competenza e passione dal Dott. Benito Corradini, presidente dell’Accademia Internazionale LA SPONDA.
È un evento che vuole celebrare il legame speciale e forte tra la città di Roma e l’Arte, la Cultura, la Solidarietà e vuole mettere in evidenza alcuni significativi percorsi artistici.  Vuole anche essere un'occasione per riflettere sul ruolo educativo della creatività, in particolare per i giovani, poiché qualsiasi servizio educativo deve partire dai contenuti per farsi strumento di cittadinanza, di inclusione sociale e  di espressione delle diversità culturali. Sono esposte le opere degli gli artisti Azzam Albazzaz, Annichiarico, Attisani, Baldieri, Ercole Bolognesi, Bonanni, Cernigliaro, Chiuchiarelli, Crabuzza, Esposito, Farina, Gabrieli, Gale, Giaquinto, Gonnella, Gubiotti, Guia Muccioli, Hamlet, Viola Iapino, Kattinis, Manera, Minardo, Monoscalco, Luigi Modesti, Notari, Orofino, Reale, Riccarda, Seby Ruocco, Scuccimarra, Trojano, Trotti, Saverio Ungheri, Val.
 Sono artisti molto diversi tra loro per età, per stile, per tecnica, ma quello che più conta per  risultati espressivi sempre personali. Tutti gli artisti  hanno preso ispirazione dalla realtà che ci circonda, ma tutti hanno cercato di esprimere le emozioni che essi hanno provato a contatto con essa. La cultura è come una pietra lanciato nello stagno, parte sempre da un punto ma poi si diffonde a largo raggio nella consapevolezza che è l’unica attività umana capace di contrastare tutte le istanze corrosive che promanano dalla nostra società.
Sono presenti il poeta Gioacchino Ruocco, autore del libro “Avverbi, diverbi e sentimenti”, Edizioni Book Sprint e lo scrittore Livio Toschi, autore del libro di saggistica “Storia della lotta attraverso l’arte e la letteratura da Roma imperiale al Novecento”, Edizioni Efesto .
Ruocco Gioacchino (POESIA) nel suo libro “Avverbi, diverbi e sentimenti” recupera, attraverso il gioco fuggevole e consolatorio della memoria, che evidenzia o nasconde i ricordi in pieghe d’ombra, tutte le geografie del suo passato come le atmosfere di Castellammare di Stabia suo paese natale, il mare con le sue calme e le sue tempeste, dove  nulla di fisso vi dimora e su cui, dopo il diploma all’Istituto Statale Nautico di Piano di Sorrento, ha navigato come capitano di macchina, il Piemonte in cui le difficoltà di un nuovo lavoro come  ispettore degli apparecchi a pressione sulla terraferma si mescolano alla gioia di vivere nelle atmosfere delle Langhe, sulle tracce dei luoghi cari a Cesare Pavese, il suo scrittore preferito e, infine, il mare di Roma che incrementa la sua attitudine alla poesia con versi pervasi da rime e assonanze, ma anche da  un’intima musicalità, da una sottile ed irridente ironia e dall’amore in tutte le sue più sottili sfumature.
L’Architetto Livio Toschi (SAGGISTICA), nato a Roma dove risiede e lavora nel suo ultimo libro “Storia della lotta attraverso l’Arte e la Letteratura da Roma imperiale al Novecento” affronta le tecniche di lotta . Una suggestiva sequenza di note esplicative, i numerosi brani letterari e biblici, le fotografie, le incisioni, le iconografie, le schede tematiche, le antiche anfore con le figure nere dei competitori che lottano, le numerose illustrazioni di pitture, sculture, bassorilievi con le relative didascalie fanno da contrappunto alla storia scritta con un linguaggio esemplare e la valorizzano facendo intuire il prezioso background artistico e culturale dell’Autore.
La cultura è un luogo d’incontro dell’artista con l’oggetto del suo amore e della sua creatività, dello spirito con la materia, della realtà con la fantasia, del fruitore con l’opera.  Spesso gli artisti, nel comunicarmi e chiarire gli intendimenti che li hanno guidati, mi hanno raccontato che sono le stesse forme di un’opera d’arte a guidare la loro mano e l’intera opera si viene rivelando un poco alla volta, quasi per tentativi. Anche i poeti  spesso mi confidano che i loro versi si scrivono da soli, emergendo spontaneamente dal subconscio, loro si limitano a chiarire, per quanto possibile, il significato profondo che essi dissimulano, i significati che essi accumulano. Mi consola pensare che i creativi nelle più diverse direzioni, dopo averle percepite non si sa da dove, forse dall’inconscio collettivo, consegnino all’esterno delle verità, dei concetti o anche semplicemente delle sensazioni per lasciare che essi si ripercuotano con un’onda d’urto nel gran gioco delle reazioni successive. Come afferma il Dalai Lama “Nulla esiste separatamente. Tutto, al contrario, è unito a tutto”.
In passato ogni periodo culturale ha generato un’arte propria, correnti artistiche che non si sono più ripetute nella totalità delle loro linee operative. Se noi guardiamo attentamente queste opere che scandiscono con diverse potenzialità semantiche ed espressive gli ambienti di questa Biblioteca ci possiamo rendere conto che c’è una compresenza di quasi tutte le correnti artistiche che offrono un panorama quasi completo dell’arte attraverso una serie di opere di stile classico, figurativo, astratto, impressionista, espressionista, metafisico, simbolico, concettuale, futurista fino al graffitismo metropolitano eccetera, spesso con apporti culturali provenienti dall’archeologia, dalla tradizione e dalla storia. C’è una compresenza di Avanguardia e di Tradizione che mi fa pensare alla teoria di Jean Francois Lyotard, uno dei più celebri filosofi francesi contemporanei, scomparso a Parigi nel 1998 che, nel suo rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, pubblicato in Italia con il titolo “La condizione postmoderna” ipotizza che “ il sapere ha cambiato di statuto, cioè ha mutato i suoi principi fondamentali, nel momento in cui le società entrano nell’età detta postindustriale e le culture nell’età detta postmoderna”. Questa evoluzione la fa iniziare tra la fine degli anni Cinquanta e gl’inizi degli anni Sessanta che in Europa segnano la fine della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Man mano la società è stata percorsa sempre più da una molteplicità di linguaggi che derivano dalle progressive ed incalzanti trasformazioni ed innovazioni tecnologiche  e la trasmissione del sapere, divenuto un tipo di prodotto, una merce di scambio da cui ricavare guadagno e potere, per l’avanzare incessante e continua della tecnologia robotica circola attraverso i nuovi canali dei mass-media:  i libri, la televisione, i giornali, la radio, il cinema, i computers, le banche dati, i terminali intelligenti, i satelliti per telecomunicazioni, i telex, laser, i cavi a fibre ottiche, gli I-Pod, gli I-Phone, gli SMART-Phone e perfino gli  smart toys che rientrano nella robotica per bambini, anche detta robotica educativa ecc. Questi mass media  spesso s’intrecciano, interagiscono, spesso entrano in conflitto, poiché nulla è più misurabile con un’unica misura Come dire che Avanguardia e Tradizione, nella molteplicità delle loro manifestazioni, siano slittate su un unico asse atemporale e le cristallizzazioni del passato e la ricerca di novità proiettata nel futuro siano livellate nel presente senza attriti o contrasti, perché  il passato è visto come rievocazione, il futuro come previsione.
Qui nella Biblioteca Elsa Morante il mese di maggio  è il mese dei libri e della lettura che sono l’essenza ed il sangue della cultura che è l’unica attività umana che ci rende liberi dall’ignoranza, dai pregiudizi, dalla disinformazione, dall’isolamento. La cultura è veramente l’unica attività umana capace di contrastare tutte le istanze corrosive che promanano dalla nostra società. Ci permette di conoscere e di penetrare l’ambiente che ci circonda non solo come realtà ed esperienza, ma anche come sogno, fantasia e spiritualità. Nell’epoca della globalizzazione occorre che ognuno di noi, sempre di più,  sappia difendere la propria identità culturale, le proprie radici, la propria anima. Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, spesso è madre dei sentimenti umani.


Migrano come voli di uccelli i miei pensieri
senza tempo e senza barriere.
Impalpabili ombre, segnali ed echi di voci
mi parlano di mistero e di eternità.
Inestricabili radici affiorano
in un’evoluzione continua nell’aria
e nell’anima mia
dove freme la vita con le sue dissonanze
con i suoi percorsi contraddittori:
sentimenti ed assenze
incontri ed addii
pensieri e desideri
ragione e follia
progetti e casualità
insieme procedono
stimolando la forza del cuore
alla ricerca della felicità.


D.sa  Anna  Iozzino
(Storico e critico d’arte)

Avverbi, diverbi e sentimenti in Libreria... Sprintbook di Ruocco Gioacchino