lunedì 20 maggio 2019

Da "Il giornale di Ostia" del 2003 " Attività di prevenzione. Quando ?"


Attività di prevenzione.
Quando ?
Art. 20 - Legge 23 dicembre 1978, n. 833 – Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.


Col desiderio di vedere un’inversione di tendenza nei risultati annuali degli infortuni sul lavoro, voglio continuare dalle pagine di questo giornale a dire la mia fino a quando non riuscirò a trovare orecchie disposte ad ascoltare, coscienze con le quali instaurare un colloquio nel mare magnum dell’indifferenza o della sola convenienza.
Il titolo che ho dato a questa nota già da solo dovrebbe allertare i pusillanimi, i sepolcri imbiancati della cosa pubblica che fino a questo momento hanno fatto e disfatto tutto quello che c’era da fare e disfare, forse per il proprio tornaconto, ma non certo per il benessere del territorio, per il conseguimento di un risultato positivo da esibire con orgoglio nel consesso sociale.
Non ricordo più quante e quali iniziative sono state prese per attuare almeno in parte il dettato legislativo dell’art. 20 della legge citata, ma ancora oggi se vi recate presso uno degli sportelli ASL del nostro territorio per acquisire le informazioni circa il contenuto del comma a) della legge fate un buco nell’acqua sia presso i vari servizi sia presso la stessa direzione generale dell’azienda sanitaria.
Eppure il comma a) dell’art. 20 della legge di cui stiamo parlando prevede “la individuazione, l'accertamento ed il controllo dei fattori di nocività, di pericolosità e di deterioramento negli ambienti di vita e di lavoro, in applicazione delle norme di legge vigenti in materia e al fine di garantire il rispetto dei limiti massimi inderogabili di cui all'ultimo comma dell'articolo 4, nonché al fine della tenuta dei registri di cui al penultimo Comma dell'articolo 4, nonché al fine della tenuta dei registri di cui al penultimo Comma dell'articolo 27; i predetti compiti sono realizzati anche mediante collaudi e verifiche di macchine, impianti e mezzi di protezione prodotti, installati o utilizzati nel territorio dell'unità sanitaria locale in attuazione delle funzioni definite dall'articolo 14”.
Col comma d) la legge chiede “la formulazione di mappe di rischio con l'obbligo per le aziende di comunicare le sostanze presenti nel ciclo produttivo e le loro caratteristiche tossicologiche ed i possibili effetti sull'uomo e sull'ambiente; e col comma f) la verifica, secondo le modalità previste dalle leggi e dai regolamenti, della compatibilita dei piani urbanistici dei progetti di insediamenti industriali e di attività produttive in genere con le esigenze di tutela dell'ambiente sotto il profilo igienico-sanitario e di difesa della salute della popolazione e dei lavoratori interessati.
Nell'esercizio delle funzioni ad esse attribuite per l'attività di prevenzione le unità sanitarie locali, garantendo per quanto alla lettera d) del precedente comma la tutela del segreto industriale, si avvalgono degli operatori sia dei propri servizi di igiene, sia dei presidi specialistici multizonali di cui al successivo articolo 22, sia degli operatori che, nell'ambito delle loro competenze tecniche e funzionali, erogano le prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione.”
Ci risulta che molti servizi hanno attraverso progetti, pagati a parte con i proventi delle contravvenzioni, hanno attivato progetti di controllo in particolare su quelle attività lavorative che di solito non ricadono per le loro caratteristiche nell’attività quotidiana, come i cantieri edili, ma le mappe dove sono ?

Il censimento dell’amianto è mai iniziato ? Le informazioni acquisite dagli ispettori in fase di sopralluogo che fine fanno ? Così pure quelle acquisite in fase autorizzativa ?
Se volessi conoscere i rischi presenti nella mia zona, dove abito, a chi dovrei rivolgermi ?
Alle troppe carenze di tutela si sommano anche quelle che abbiamo solo in parte  elencate. Dov’è il vigile di quartiere ? Dove sono gli ispettori del lavoro ? Dove sono le istituzioni quando non ci perseguitano ?
Non è che abbiamo bisogno del cane di guardia per sentirci sicuri, ma certamente di più impegno per riformare la nostra coscienza alla luce delle tante leggi vigenti applicate solo in parte o non più applicate perché non le sentiamo più nostre o ancora peggio perché non le sentiamo in linea con i tempi.
Eppure dentro di me sento sempre vive le leggi morali che mi dicono di non fare del male neppure quando il mio istinto di conservazione mi porta a compiere gesti che potrebbero nuocere anche chi mi viene in soccorso.
Una volta si diceva: - Fatta la legge, trovato l’inganno. Oggi dovrei concludere che fatta una nuova legge quando ne vedremo i frutti ?
Le prediche non mi si addicono a questa materia che chiede l’applicazione delle norme vigenti per la tutela della vita e dell’ambiente senza obiettare.
                                                                                                   Gioacchino Ruocco


                              Nota dell'autore: sto ancora aspettando una risposta.  21.05.2019



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