giovedì 26 luglio 2012

RSPP a rischio defenestrazione senza sostituto





A Roma e provincia è nato un nuovo sport: quello di licenziare l’RSPP senza rinominarne un altro per vivacchiare per qualche tempo, anche qualche anno, se non ci saranno verifiche ispettive nell’attività d parte degli organi di vigilanza che stando a quello che la norma stabilisce non è costituito più dal personale ispettivo delle ASL del Servizio PRESAL, ma da tutti quelli che in virtù di una divisa hanno in qualche modo o per qualche motivo accedono alle attività lavorative pur non essendo provvisti della nomina di polizia giudiziaria che è l’unica che permette l’accesso senza la necessaria autorizzazione da parte degli organi inquirenti sempre che all’interno ci sia attività lavorativa in corso.

Il DLgs 626/94 all’art. 8 comma 11  che  “Il datore di lavoro comunica all'ispettorato del lavoro e alle unità sanitarie locali territorialmente competenti il nominativo della persona designata come responsabile del servizio di prevenzione e protezione interno ovvero esterno all'azienda. Tale comunicazione è corredata da una dichiarazione nella quale si attesti con riferimento alle persone designate: i compiti svolti in materia di prevenzione e protezione; il periodo nel quale tali compiti sono stati svolti; il curriculum professionale.
Tale obbligo non sussistendo più nel DLgs 81 del 2008 consente a chi non ha voglia di spendere per attuare la prevenzione all’interno della sua azienda ormai priva della figura dell’RSPP.
il datore di lavoro che omette di rinominarlo è sanzionato con l’ammenda da 5.000 a 15.000 euro riconducibile ad un quarto a nomina effettuata. Nel frattempo ha risparmiato un bel po’ di soldi per la mancata attuazione del programma di risanamento e l’importo annuale da pagare all’incaricato che il più delle volte viene presentato ancora in carico producendo un falso ideologico e una falsa testimonianza che normalmente non vengono annotati dall’ispettore che sta svolgendo l’ispezione come se la cosa fosse estranea al suo incarico istituzionale.
Per quello che mi riguarda, per l’esperienza ispettiva che ho vissuto senza una formazione iniziale adeguata ne da parte del Servizio al quale ero assegnato, ne dalla Procura dalla quale dipendevo come Ufficiale di polizia giudiziaria, ne dall’Ufficio di Prefettura che mi aveva conferito la qualifica, non credo minimamente alla buona fede del datore di lavoro in genere e degli ex colleghi in particolar modo approssimativi e superficiali in tutti i momenti della loro attività o eccessivi come i castigamatti che senza capire come portare aiuto menano perché i destinatari sanno il perché.
Non è certo un bel quadro pur non avendo negato una contravvenzione a nessuno quando ricorrevano i termini per farlo, ma resto con il timore che se non si ha chiaro il motivo del compito d’istituto da svolgere si finisce col generare un desiderio di evasione dalle proprie responsabilità anche se sono previste pesanti sanzioni e conflitti che guastano il rapporto tra istituzioni e utenza.
Poi con l’idea asfissiante della crisi economica che in aree come Roma si moltiplica in maniera esponenziale come le poche gocce d’acqua che l’allagano anche quando dopo due secondi le strade sono ritornate asciutte, disattendere le norme diventa uno sport praticato da molti.
Si risparmia e quando arriva qualcuno anche con un bicchiere d’acqua si riesce sistemare tutto vale la pena evadere, evadere, evadere senza far distinzione, che è una perdita di tempo, fra corruzione e concussione, tanto in galera non ci vai di certo.


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