sabato 10 agosto 2013

Il caldo fa brutti scherzi ed esporvisi in modo sconsiderato non fa bene a nessuno.


Anche se l’educazione sanitaria prevede solo una formazione sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, sulle modalità di approcciare il sollevamento di un corpo pesante (vedi carichi lombari), nessun medico del lavoro si prenderà mai la briga di spendere due parole per informare il lavoratore sul tipo di alimentazione che deve assumere per far fronte alle deficienze fisiche determinate dal caldo eccessivo, dall’esposizione ai raggi del sole per lunghi periodi della giornata.

Il lavoro nei cantieri edili, a nostro avviso, andrebbe interrotto come nelle giornate di pioggia, quando l’incremento della temperatura dell’aria e l’umidità in essa presente possono determinare nei soggetti scompensi che sfociano abitualmente in cali di attenzione, stordimenti, insolazioni, ecc.

L’assunzione di liquidi per equilibrare le perdite determinate dal sudore è raccomandata un po’ da tutti, ma una cosa è assumere acqua ed un’altra bere bibite alcoliche che prima o dopo determineranno cedimenti o stordimenti di maggiore entità con conseguenze che sono certamente causa di infortuni.

L’informazione su una corretta alimentazione nei cantieri, come suggerisce un lettore, dovrebbe occupare sulla carta stampata più spazio delle diete che ci vengono propinate per mantenere una linea che invece si fa sempre più curva un po’ per l’età ed un po’ per gli stravizi che ognuno di noi tende a concedersi.

Sarebbe auspicabile che qualcuno degli enti preposti trovasse il tempo di farlo. Un bicchiere di vino fa bene alla salute, lo confermano tutte le ricerche negli ultimi anni di cui ci informano a piè sospinto, ma nessuno ci dice se durante il lavoro è possibile assumere alcolici ed in che misura. 

Ci sono dipendenti che non si accontentano di un bicchiere perché con un litro ci fanno meno di quello che la loro auto percorre.

Non parliamo poi dell’alimentazione in genere e dei problemi che da essa derivano. Oggi come oggi ci sono migliaia di lavoratori allergici al glutine, che non possono assumere alcuni tipi di frutta e di verdure, che continuano a frequentare le mense aziendali senza sapere il più delle volte che cosa mangiano e a che cosa vanno incontro.

E’ vero che esiste l’obbligo di precisare gli ingredienti che vengono utilizzati per la realizzazione dei pasti forniti, ma non sempre vengono specificate le quantità e la provenienza di alcuni prodotti che nel tempo si sono rilevati non adatti alla nostra cucina e vietati.

Insomma, senza violare la privacy di nessuno, i soggetti a rischio, nel loro interesse, potrebbero farsi riconoscere e l’azienda adottare i provvedimenti necessari per alimentarli correttamente nel rispetto delle loro esigenze fisiche. 

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