lunedì 11 maggio 2020


Coronavirus: niente vaccino, come per l'Hiv. Lo studio italiano
Il medico rivela anche che, secondo gli studi della sua équipe, il coronavirus si sarebbe diffuso in Italia a ottobre.en League", una app-gioco che insegna a rispettare l'ambiente



“Non ci sarà nessun vaccino” per il nuovo coronavirus. A dichiararlo è Pasquale Mario Bacco, medico legale, che con un’équipe di 13 colleghi studia il Sars-Cov-2. Il team di ricercatori, con sede a Bari, conducendo uno studio sull’infezione polmonare ha scoperto che già a ottobre ci sarebbero stati molti casi di Covid-19 in Italia. Lo ha spiegato lo stesso medico in un’intervista de Il Giornale.
Il laboratorio di analisi di Pasquale Mario Bacco ha effettuato i test sierologici su un campione di 7.038 persone, sane e senza sintomi, a partire dal 25 febbraio. Un terzo degli individui, il 33,6% per l’esattezza, sarebbe entrato in contatto con il coronavirus, sviluppando gli anticorpi.
Dallo studio, riporta Il Giornale, sono risultate positive 2.365 persone, e in 1.779 di questi erano presenti gli anticorpi IgC, ovvero le immunoglobuline G datate, sviluppate in reazione all’infezione da Sars-Cov-2.
“Significa che queste persone erano venute a contatto con il virus almeno tre mesi e mezzo prima, si sono ammalate e hanno sviluppato gli anticorpi, pur essendo asintomatici”, ha spiegato il medico.
Covid: perché non può esserci un vaccino secondo Bacco
Anticorpi che durerebbero però pochi mesi, e per questo renderebbero difficile la creazione di un vaccino davvero efficace. “In questo il Covid è come l’Hiv”, il virus responsabile dell’Aids. “Sono virus che mutano. Può essere che la popolazione verrà chiamata a sottoporsi al vaccino a giugno, ma quello stesso vaccino ad ottobre non servirà più”.
“Io ho visto in laboratorio come muta questo virus, è quasi come l’Hiv, quindi il vaccino non ci sarà mai. L’unica cosa che ci salverà, se il virus dovesse diventare più aggressivo, è un farmaco specifico”, ha sottolineato Pasquale Mario Bacco.
“Oggi i soggetti sieropositivi hanno un’aspettativa di vita uguale a un soggetto sano, grazie a un farmaco. Conducono una vita normalissima solo che devono prendere una – o due o tre, ma di solito una – pillola al giorno perché hanno un retrovirale che va nel sangue e questo aiuta. E la stessa cosa sarà per la Covid-19″, ha spiegato il medico.
I dati di Bacco contro i numeri ufficiali: meno morti e più contagi
Lo studio dell’équipe, che dimostrerebbe che la malattia circola in Italia da molto prima, tuttavia non è stato preso in considerazione dalla comunità scientifica e dalle istituzioni, come ha riferito Bacco ai microfoni de Il Giornale. “Né l’Istituto Superiore della Sanità né il Ministero della Sanità ci hanno considerati. Poi abbiamo portato i nostri dati al professor Burioni e non li ha neanche visti”.
I decessi registrati in Italia per cause legate al nuovo coronavirus sono 30.395, ma secondo il medico quei numeri “sono stati inventati di sana pianta”, in quanto “i morti per Covid-19 che prima erano sani si contano sulle dita di una mano, perché questo virus non è capace di uccidere. È un virus banale, semplice”.
“Un soggetto ad esempio sieropositivo non si ammala di Covid-19, perché ha l’Hiv che è un virus molto più grande, che utilizza gli stessi recettori del coronavirus. Quindi anche nella competizione non riesce ad andare sugli stessi recettori. Ovunque ci sia una risposta immunitaria adeguata viene annientato”, ha spiegato il medico.
Riguardo i morti nei Covid Hospital e nelle terapie intensive, “sono tutti soggetti che avevano già aspettative di vita brevissima“.
“Accettare il nostro studio significa negare tutto quello che è stato detto finora. Ma noi abbiamo una dignità come medici, e possiamo solo dire la verità, perché siamo dei medici liberi. Abbiamo lavorato giorno e notte, abbiamo dormito anche per terra per tre ore a notte e siamo stati mortificati e oscurati.” .
Il medico ha fatto sapere di non essere “un uomo immagine, ma ho solo una cosa che non posso perdere, ed è la mia credibilità“.
Coronavirus: diminuirà con il caldo, ma tornerà a ottobre
Bacco concorda però con i colleghi riguardo la vulnerabilità al caldo del coronavirus. “Questo glielo può dire anche uno studente di Medicina al secondo anno”. Nello studio si legge che “anche ad uguale concentrazione, la patogenicità del virus sarà sempre maggiore al Nord rispetto al Sud Italia e al Sud Europa, dove le temperature, anche d’inverno, sono più alte”.
“La vera domanda che oggi bisognerebbe farsi è: ma questo virus ad ottobre come torna? Perché il virus non è sparito, c’è e sopravvive“, ha continuato il medico. Ne usciremo “con la scoperta di un farmaco specifico”.
Clorochina, tocilizumab e plasma fino alla scoperta di un farmaco
Diverse le possibili soluzioni al contagio per il medico fino all’identificazione della cura ad hoc. “Abbiamo l’idrossiclorochina che ora è inutile prendere, ma a ottobre no. Le faccio un esempio. La caratteristica dell’anemia mediterranea è quella delle catene dell’emoglobina. L’emoglobina, detta in maniera semplice, è composta da una parte alfa e una beta. I soggetti betatalassemici”, quindi affetti da anemia mediterranea, “non hanno le catene beta“.
Il Sars-Cov-2 “si lega alle catene beta, quindi questi pazienti, non avendole, sono immuni. Il virus può entrare nel loro organismo, ma non si lega. L’hanno capito gli studiosi americani. Detto questo l’idrossiclorochina ha un meccanismo banalissimo, viene utilizzata per la malaria. Prendendo prima questo farmaco, le catene beta vengono tamponate“.
“Se il virus entra nell’organismo che ha preso questa medicina, non sa dove legarsi e se non entra nelle cellule, muore. E non è vero che ha mille effetti collaterali come ha detto uno dei professori televisivi”, ha sottolineato l’esperto dell’équipe di Bari.
“Il secondo farmaco è il tocilizumab, il farmaco anti-artrite usato all’ospedale Cotugno di Napoli, che funziona perché riduce le reazioni del corpo a contatto con il virus. Infine c’è la terapia con il plasma, che è quella che ci salverà se questo virus diventerà più aggressivo“, ha concluso il medico sulle pagine de Il Giornale.

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