sabato 10 marzo 2012

La prevenzione infortuni oggi e al tempo di Franz Kafka.



Fino a qualche giorno fa ignoravo che Franz Kafka, nato il 3 luglio 1883 in una famiglia della media borghesia di Praga, oltre ad essere considerato uno dei maggiori scrittori del XX secolo, e di essersi interessato ai problemi culturali della sua epoca, si era  avvicinato al socialismo, al darwinismo e anche alla prevenzione degli infortuni.
Franz Kafka

Si era laureato  nel 1906 prima in germanistica e poi in giurisprudenza alla Karlsuniversität di Praga e per contrastare il padre, che gli rimproverava la sua passione per lo scrivere, cominciò a lavorare come impiegato prima presso le Assicurazioni Generali di Trieste di Praga per passare poi presso l’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il regno di Boemia.

Durante la sua vita aveva pubblicato solo qualche racconto e prima di morire a Vienna il 3 giugno 1924, aveva detto al suo amico ed esecutore testamentario Max Brod di distruggere tutti i suoi manoscritti e di assicurarsi che non avrebbero mai visto la luce del sole, ma Brod che lo stimava moltissimo non seguì le sue istruzioni e sovrintendette alla pubblicazione della maggior parte dei suoi lavori, che presto attrassero l'attenzione della critica e oggi anche la mia che continuo a scrivere con ostinazione di prevenzione infortuni, perché alcune pagine di  Relazioni, una raccolta di scritti che l’impiegato Kafka redasse per l’Istituto di assicurazioni contro gli infortuni dei lavoratori del Regno di Boemia dal quale era stato assunto a partire dal 1908 fino al 1922, data del suo precoce pensionamento, sono capitate, non volendo, sotto i miei occhi  attraverso il libro “Sabbia cemento e vita” di Francesco Tobia, scritto per la Filca di Salerno – Edizioni Full Color Sound srl di Roma per ricordare “alcune storie semplici di lavoratori che danno una vera identità ed un carattere ad una nazione”.
La corrente immagine di Kafka, oscuro impiegato tormentato da montagne di pratiche a lui incomprensibili, che trova riscatto dalle proprie frustrazioni di tràvet soltanto nella pratica notturna e solitaria della scrittura, è smentita dalla perizia tecnica e  dall’aggiornata competenza con cui sono redatti questi cosiddetti 'scritti d’ufficio'. Nelle due relazioni Misure di prevenzione degli infortuni delle piallatrici per legno (1910) e Misure di prevenzione degli infortuni (1911), Kafka rivela una profonda conoscenza teorica e pratica della materia. Egli dimostra di essere aggiornato sull’argomento e di conoscere le reali condizioni degli operai per averne direttamente ispezionato, durante le sue innumerevoli visite, i luoghi di lavoro; rivela altresì una notevole competenza tecnica, un interesse minuzioso per la macchina, le sue parti, il suo funzionamento che ritroveremo anche nelle agghiaccianti pagine del racconto Nella colonia penale (1914).

Quelle, però, che mi hanno maggiormente sorpreso sono state le considerazioni che lo scrittore fa nel 1908 sulla realtà del cantiere edile dell’epoca, quando annota che “una delle principali fonti di rischio nelle imprese edili industriali e nelle imprese edili complementari è proprio il rapido cambiamento dei luoghi e delle condizioni di lavoro. Proprio il periodo in cui il lavoratore deve adattarsi alle nuove condizioni di lavoro è quello in cui maggiore è il pericolo d’infortunio.”

E’ passato quasi un secolo e alla faccia delle tante normative emanate (qualcuno ne invoca ancora delle altre) Dlgs 626/94 e Dlgs 494/96 (cantieri mobili e temporanei), le tante ispezioni effettuate, le contravvenzioni comminate, i tanti enti creati, smembrati e ricomposti in tema di prevenzione ed il fiume di sangue versato tutto sembra fermo al tempo della disubbidienza, quando l’uomo per un atto di presunzione dovette, per  sopravvivere, darsi altre regole, imparare a sentire la voce della propria coscienza, mettere a frutto le esperienze che andava realizzando per arrivare fino ad oggi senza aver ancora trovato il modo di far prevalere i buoni sentimenti su quelli negativi, gli interessi di tutti su quelli individuali e personali.

Gioacchino Ruocco 

Pubblicato su Il TIRRENICO  il 15/09/2007, A. XI, n. 28, pag. 13

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