mercoledì 2 luglio 2014

Studi e valutazioni costi dello stress lavoro correlato, rapporto Eu-Osha


BILBAO – Ignorare lo stress sul lavoro è molto più costoso che affrontarlo. Pubblicata da Eu-Osha la relazione Calculating the cost of work-related stress and psychosocial risks, una revisione della letteratura scientifica che analizza e confronta i risultati di studi europei riguardanti i metodi per calcolare i costi causati dallo stress lavoro correlato e dai rischi psicosociali in azienda (temi campagna Ambienti lavoro sani e sicuri 2014-2015).
Il mondo del lavoro e i modi di lavorare stanno cambiando. Una nuova globalizzazione, lo sviluppo ulteriore di tecnologie informatiche , nuove tipologie di contratto, notevoli cambiamenti nella composizione demografica della forza lavoro hanno determinato una necessità generalizzata di accelerare i ritmi , intensificare il lavoro, operare in multitasking e dover imparare continuamente nuove cose solo per mantenere lo status quo. In più la crisi esercita una costante pressione sui datori di lavoro affinché restino competitivi e le aziende si mantengano sul mercato. Se è vero che tutto questo può tradursi in nuove opportunità è anche vero che se gestiti male questi cambiamenti possono determinare un aumento dello stress e dei rischi psicosociali e dei problemi di salute e sicurezza sul lavoro.
Secondo l’Indagine sulle forze di lavoro dell’Ue pubblicata da Eurostat nel 2010, nel 1999-2007 quasi il 28% degli intervistati, corrispondente a circa 55,6 milioni lavoratori europei, ha riferito di essere esposto ai rischi psicosociali.  Nel 2012, dati diffusi dalla Commissione europea hanno evidenziato come il 14% dei lavoratori con malattia professionale abbia posto “lo stress, la depressione o l’ansia” al primo posto nei propri disturbi.
L’indagine Esener sui rischi nuovi ed emergenti (Eu-Osha, 2010), ha rilevato come il 79% dei manager europei fosse preoccupatoper lo stress nei loro luoghi di lavoro e meno del 30% delle organizzazioni in Europa avesse adottato procedure per affrontare lo stress, le molestie e la violenza di terze parti in azienda. Esener ha mostrato inoltre come oltre il 40% dei manager europei ritenesse che il rischio psicosociale fosse più difficile da gestire rispetto ai “tradizionali” rischi inerenti la sicurezza sul lavoro.
Lo stress quindi influisce sulle prestazioni lavorative e  i costi non gravano solo sulle aziende sotto forma di assenteismo e calo della produttività, ma anche sui singoli, in termini di deterioramento delle condizioni di salute e della qualità della vita. 
Una prolungata condizione di stress può provocare gravi problemi di salute al lavoratore: problemi di salute mentale malattie cardiovascolari o muscolo-scheletriche e diabete. Oltre a danni alla salute il lavoratore deve sostenere il costo della riduzione di reddito per il mancato lavoro e la diminuzione della qualità della vita. Le organizzazioni devono invece farsi carico dei costi legati all’assenteismo, al presenzialismo (la permanenza del lavoratore sul luogo di lavoro anche se in condizioni psicofisiche non buone), della ridotta produttività e dell’ elevato turnover del personale. Spese sanitarie e risultati di business più poveri incidono infine sulle economie nazionali e su tutta la società.
Nel 2002, la Commissione europea ha calcolato che  i costi dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE-15 ammontavano a  20 miliardi l’anno. Ultimamente il progetto finanziato dall’Ue Matrix (2013), ha stimato che il costo per l’Europa della depressione legata al lavoro ammonta a 617 miliardi l’anno.
Lo stress lavoro correlato quindi costa molto ma definire esattamente quanto e definire una metodologia valida che tenga conto di tutte le dimensioni e fornisca dati standardizzati attualmente risulta ancora problematico. Lo studio, analizzando la letteratura in materia individua alcune direzioni su cui procedere per perfezionare la raccolta e l’elaborazione dei dati ma evidenzia che le cifre oggi a disposizione per tutti gli Atati europei non sono sufficienti.
Il confronto tra o anche all’interno dei singoli Paesi risulta ancora estremamente difficile per una serie di motivi, come le differenze di valute, le differenti organizzazioni dell’economie nazionali, il periodo di raccolta dei dati, gli aspetti inclusi nei calcoli e le metodologie applicate. Inoltre, è probabile che le cifre riportate nei diversi studi siano in realtà stime prudenti e che i veri costi siano anche maggiori.
Senza contare chei costi finanziari dello stress lavoro-correlato e dei rischi psicosociali sul lavoro possono manifestarsi ed essere quantificati in una varietà di forme (ad esempio i costi sanitari, perdita di produttività, assenteismo, ecc.) e che molti di questi costi operano a più livelli, relativi all’individuo, all’organizzazione lavorativa e alla società e che tutti questi aspetti vanno tenuti in considerazione contemporaneamente per poter aver un quadro reale del peso di questo problema.

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